Come una barca in un mare in tempesta

L'accettazione dell'identità gay, capire di essere gay
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barbara
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Re: Come una barca in un mare in tempesta

Messaggio da barbara » venerdì 26 aprile 2013, 23:53

Omosessualità contro natura? Le specie che ha creato Dio sono votate all'eterosessualità?
Mi ha colpito questa tua frase fra le tante, Landon. Ci sono frasi a cui siamo così abituati che "lavorano" dentro di noi, al punto che ci dimentichiamo di verificarle. Penso invece che sia fondamentale essere curiosi e andare fino in fondo nella nostra ricerca della verità. Se sei così un motivo ci deve essere...
Ti lascio questi video. Magari li avevi già visti?


http://www.youtube.com/watch?v=_scVM326RTY

http://www.youtube.com/watch?v=sReVp1T86Bk

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candido
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Re: Come una barca in un mare in tempesta

Messaggio da candido » sabato 27 aprile 2013, 20:07

Ciao Landon,
quando parli di campanello d'allarme (anche se non penso tu ti debba preoccupare,visto che le cose di cui parli mi sembrano normalissime) dimostri una grande maturità e intelligenza. L'avessi avuta io 3,4 anni fa (ai miei 19 anni,insomma) le cose sarebbero probabilmente andate diversamente; invece io avevo meno coscienza di te,forse più problemi,e sicuramente ho trascurato per troppo tempo un disagio che lentamente si è trasformato in qualcosa che mi ha paralizzato,che mi ha fatto cadere in una spirale fortemente negativa e che ha trasformato quell'ansia in qualcosa di costitutivo,di onnipresente nelle mie giornate. Ripeto che questo non mi sembra il caso,e che tu debba ragionarci in maniera tranquilla,ma mettersi in moto per migliorare la propria vita e trovare un maggiore equilibrio mi sembra una buona mossa.

Il rapporto coi genitori è giusto che cambi. Hai bisogno dei tuoi spazi,del tuo bisogno di essere protagonista e anche di poter sbagliare per conto tuo,e loro lo devono capire. Però ti chiedo,quindi come vorresti che fosse il tuo rapporto con loro?E quanto sentiresti di poterti affrancare,rendere autonomo(non intendo economicamente) da loro?

Sul rapporto con gli altri,il mio consiglio è quello di non farti frenare da preoccupazioni,da paure o titubanze a priori ma di provare sempre e di far sì che siano le situazioni,le esperienze in caso a farti capire quello che va e quello che non va. Io penso di avere grosse difficoltà a relazionarmi,spesso evito situazioni varie,serate,occasioni perchè penso di essere inadeguato,non interessante e per la paura di trovarmi in imbarazzo. Poi però quando mi trovo con gli altri,le cose vanno diversamente,io mi diverto e anche gli altri si divertono con me. Spesso lo sforzo maggiore è dire di sì,buttarsi e non pensar prima acome possano andare le cose.

Sul rapporto con la religione,io ho risolto prendendomi una pausa e allontanandomi. Non potevo accettarmi fintanto che tenevo in considerazione un'autorità morale che mi diceva di non accettarmi. Per la Chiesa l'omosessualità è sbagliata,è disordinata; per me ho capito che non lo è. Il discorso uomo-donna è vero per quanto riguarda la procreazione: ma l'amore si può ridurre solo all'atto del fare figli?E' solo inseminare qualcuno? Io se vedo 2 uomini che si amano,mi commuovo. Mi sembra una cosa così dolce,così naturale,così bella. Non esistono dei paletti quando 2 persone si amano reciprocamente. Perchè un sentimento d'amore così bello dovrebbe andar contro Dio (se c'è), quando Dio stesso è considerato l'Amore per eccellenza? Uccidessi qualcuno,capirei di offenderlo. Ma come posso farlo amando qualcuno?
Tu mi potrai dire che è il sesso tra 2 uomini che non va bene. Ma la Chiesa non ce l'ha solo col sesso gay,ce l'ha in generale col sesso,e questa sua ossessione non è antichissima,ma parte dal medioevo.Prima ce l'aveva coi soldi e l'avarizia,poi il "demonio" è diventata la lussuria e la sessualità.
Solo tra un uomo e una donna c'è complementarietà nel sesso? Solo se per sesso intendi la penetrazione vaginale,ma mica il sesso è solo questo? Spesso anche un abbraccio(il buon Alyosha mi ha insegnato) può essere così erotizzato da poter essere "sesso". O un bacio,una carezza o ovviamente altro.
La Chiesa per me in questo sbaglio,e proprio di grosso. Perchè tende a ridurre l'amore al solo fare sesso,manco fossimo conigli o altre bestie. Questa è una mia semplice opinione,ovviamente.

Un saluto e un abbraccio :)

Rei
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Re: Come una barca in un mare in tempesta

Messaggio da Rei » sabato 27 aprile 2013, 20:40

Mah, sai hai detto cose molto comuni, nel percorso di identificazione e di accettazione di una persona omosessuale. Quello che ci mette tutti in castagna, è il nostro vissuto del passato, che ci ha sempre insegnato che in primis l'omosessualità è contronatura, addirittura, ho sentito dire che è un segno del demonio...E secondo, che fare sesso fuori dal matrimonio è peccato mortale, secondo la chiesa...
Quindi con cosa hai a che fare? Con una miriade di sensi di colpa...E qui devi lavorare di testa e di cuore, devi inanzitutto capire, che l'essere umano è bisessuale come stampo, poi ci sono dinamiche familiari che costituiscono l'eterosessualità, e l'omosessualità. Nel primo caso, l'individuo ha un legame sentimentale di ammirazione, complicità, unione, un'attaccamento quindi con il padre, mentre nell'omosessuale, è il contrario, cioè per la mamma. La bisessualità è abbastanza rara, come avvenimento, perchè si intende che sia il padre sia la madre abbiano lasciato andare il proprio figlio senza alcuna paura, e quindi una vita perfetta... Ci credete?? Io credo che sia molto raro, ed avvenga per lo più in paesi dove la religione non è così pressante e castrante...
Tornando al punto di prima, se sei omosessuale, è normale anche questo, perchè tu vuoi bene a tua madre, e ti basta solo lei come donna per essere felice, mentre cerchi gli uomini per soddisfare l'impulso sessuale. Pensa anche alcune specie animali, sono omosessuali! E noi non siamo diversi da loro, scientificamente siamo Homo Sapiens, ovvero dei mammiferi, quindi caratterizzati come specie animale, no? E allora che c'è di male? Assolutamente nulla, tutto è voluto per il bene. Una volta che capisci questo, dopo devi solo disfarti dei sensi di colpa, e delle delusioni che potresti arrecare a familiari ed amici, ovvero, te ne devi infischiare altamente, la vita e tua, e solo tu conosci cosa vuoi per essere felice.
Se tu non ti senti più in colpa, nessuno ti darà fastidio, tenendo conto, che per togliere i sensi di colpa devi lavorare parecchio!!
Un saluto, e spero di esserti stato d'aiuto!!
Ciao!! :)

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candido
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Re: Come una barca in un mare in tempesta

Messaggio da candido » sabato 27 aprile 2013, 22:24

Rei ha scritto:l'essere umano è bisessuale come stampo, poi ci sono dinamiche familiari che costituiscono l'eterosessualità, e l'omosessualità. Nel primo caso, l'individuo ha un legame sentimentale di ammirazione, complicità, unione, un'attaccamento quindi con il padre, mentre nell'omosessuale, è il contrario, cioè per la mamma. La bisessualità è abbastanza rara, come avvenimento, perchè si intende che sia il padre sia la madre abbiano lasciato andare il proprio figlio senza alcuna paura, e quindi una vita perfetta.
Ciao Rei,intanto benvenuto.
Questa teoria non so se abbia delle fonti,ma mi pare assai discutibile. Io voglio un gran bene a mio padre,lo ammiro e ho anche complicità con lui ma non sono eterosessuale! Conosco anche gente che ha il medesimo rapporto con la madre ma non è omosessuale.
Non mi pare ci siano fonti affidabili che colleghino l'orientamento sessuale al rapporto coi genitori. Io mi limiterei a ciò che dice l'Organizzazione Mondiale della Sanità,ovvero che l'omosessualità è una variante naturale del comportamento umano e che le cause non sono ancora ben definite.
Comunque,visto che questo discorso non mi pare inerente a questo topic,mi fermerei qui. Buona permanenza comunque :)

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Landon
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Re: Come una barca in un mare in tempesta

Messaggio da Landon » sabato 6 luglio 2013, 0:17

Torno ad aggiornarvi dopo un bel po' di tempo. Ho appena concluso un periodo della mia vita, il liceo, e mi preparo ad affrontare i numerosi cambiamenti che mi attendono. Da un lato tutto ciò mi spaventa con conseguente ansia e paura ma, dall’altro lato, questo mi stimola a mettermi in gioco in un perenne cambiamento, cogliendo le opportunità della vita. Da sempre sono stato una persona abitudinaria, chiusa nella monotonia della vita quotidiana. Ciò mi dava sicurezza, ordine e stabilità ma, allo stesso tempo, anche apatia nella quale, pochi mesi fa, ero sprofondato. Adesso mi sento meglio e con il forte desiderio di lasciarmi il passato alle spalle. Porto con me tantissimi ricordi sia positivi sia negativi. Non rimpiango né mi vergogno di nulla perché tutte le esperienze passate costituiscono la persona che attualmente sono. In alcuni momenti sento ancora un po' di sconforto nei confronti d’episodi passati eppure, nonostante questo, mi rendo conto di quanto tutto sia inutile questo comportamento. Ho il dovere di vivere al meglio il presente per avere un futuro migliore.


Dopo questo periodo di forte ansia ed agitazione mi sono accorto d’essere a pezzi. Lo studio mi ha letteralmente prosciugato ogni energia vitale. Finché dedicavo interamente la mia giornata allo studio, non avevo problemi riguardanti l’omosessualità. Da quanto ho concluso gli esami, al contrario, ho notato d’essere stato travolto da una valanga di pensieri, timori ed ansie ma con una differenza rispetto al passato. In primis, ho già affrontato questa situazione un anno fa, periodo nel quale ho deciso di vivere la mia omosessualità e di cominciare il mio percorso in questo forum. Mi son deciso ad utilizzare, per quanto mi risulti ancora difficile, uno spirito completamente rinnovato. Voglio provare ad utilizzare un po’ d’ottimismo. Ciò risulta fortemente difficile per me perché, sin da bambino, tendevo a prendere la vita con pesantezza e con serietà. Di conseguenza spesso adottavo l’atteggiamento sbagliato: il pessimismo combinato con il vittimismo. Penso che io abbia introiettato questa “tattica” sentendo i discorsi familiari pieni di pessimismo e privi di positività, specialmente mia madre. Lei pensa sempre che qualcosa debba, automaticamente, andare storta e che non possano esserci dei periodi di serenità. Anche io, di conseguenza, mi comporto allo stesso modo. Tuttora noto la presenza di pensieri compulsivi quali la certezza di non poter vivere un periodo di relativa tranquillità senza un’improvvisa tempesta. Questo mi fa soffrire terribilmente perché mi accorgo di vivere male la mia stessa vita. Di una cosa, però, sono sicuro: questo non è il modo con il quale io intenda vivere. Comunque non voglio scadere nell’esatto opposto, un costante ottimismo, ma nemmeno sprofondare nei meandri del “ tanto tutto fa schifo, niente va per il giusto verso”. In alcuni momenti questo si ripresenta anche ossessivamente. Nella mia mente sento una voce che mi dice: “è inutile che ti godi questo momentaneo successo perché, a breve, verrai punito con una dose di sofferenza”. Analizzando razionalmente il tutto noto una certa superstizione, quasi come se essere pessimisti equivalga ad essere realisti. Ritengo giusto avere un approccio razionale alla vita e, soprattutto, realistico ma permane una profonda differenza fra due comportamenti contrastanti: da un lato si può reagire ad un problema inaspettato con ottimismo, pensando di poter superare anche questo problema con una buona dose di coraggio, pazienza e fiducia in sé. All’opposto, invece, si può affrontare un nuovo problema pensando d’essere inferiori agli altri, avere un forte senso d’ impotenza, sconfitta e di pessimismo. Ho vissuto tutta la mia vita in quest’ultimo modo e non intendo più perpetuare oltre questo comportamento distruttivo. Sembrerà banale ma il ripetersi costantemente frasi mentali di scoraggiamento contribuiscono al nostro fallimento. Per esempio, pensare di non poter superare un determinato esame oppure certo problema contribuisce alla nostra sconfitta. Adesso mi chiedo: perché io stesso devo sabotare volontariamente i vari tentativi che compio per aiutare me stesso e risolvere determinati problemi?. Per scoraggiarci esistono gli ostacoli esterni ma, se io per primo, non credo nelle mie potenzialità, quanto potrò andare avanti?. In pubblico, ad esempio, ho paura di fare qualsiasi cosa poiché temo di risultare ridicolo. Ed anche questo è un atteggiamento mentale da cambiare. Noi siamo ciò che pensiamo di noi stessi. Tanto più disprezziamo noi stessi, tanto male ci percepiranno le altre persone. Ovviamente non mi aspetto di cambiare da un giorno ad un altro, come se anni di negatività fossero cancellati in un istante. Il mio obiettivo principale risulta essere quello di cambiare il modo per affrontare la vita. Lo devo a me stesso.


In me stesso noto ancora le ferite delle tante cattiverie subìte dagli altri. Mi rendo conto di non essere ancora arrivato ad una stabilità in ambito religioso e, non appena sento la parola Chiesa, mi viene immediatamente tanta rabbia. Voglio ripromettermi anche di trasformare questo sentimento negativo in un atteggiamento positivo e costruttivo. Non nascondo la sofferenza che ho provato in passato ma adesso mi sono proprio stufato di piangermi addosso e di ripensare costantemente a quanto la Chiesa mi abbia fatto stare male. Dovrei, e per me è difficile, perdonare tutte quelle parole e gesti che mi hanno portato sull’orlo del baratro un anno fa. Da un lato sento la profonda esigenza di riappacificarmi con questo passato mentre, dall’altro, non mi sento ancora capace di farlo. In futuro, forse, riuscirò a compiere anche questo passo. Voglio, una volta per tutte, scendere nei meandri di me stesso e guardare in faccia le mie paure. Ho il timore di vivere contronatura , di trascorrere un’intera vita da solo e di non riuscire a trovare un ragazzo con il quale avere una relazione. Guardandomi spoglio d’ogni sovrastruttura ed ogni maschera esterna provo sia paura di tutto questo sia la consapevolezza dell’ineluttabilità di questo passaggio. Ritengo questo un punto di svolta fondamentale: per poter procedere ulteriormente devo risolvere gran parte delle paure che mi hanno, per anni, bloccato in uno stato di costante timore. Una risposta certa a questi interrogativi io non la potrò avere con sicurezza né adesso né mai. Il nodo cruciale risiede nel cosa io intenda per omosessualità. Essa risulta essere una devianza, una malattia oppure un orientamento sessuale differente a quello eterosessuale che consiste nel provare attrazione, sia fisica sia mentale, verso persone dello stesso sesso? A me la scelta. Le due strade portano a poli opposti ed io non ho più intenzione di perdermi nelle mie personali elucubrazioni. Io sono omosessuale e non posso nemmeno immaginarmi come eterosessuale semplicemente perché non sarei più io. Penso che Dio preferisca vedere una persona vivere coerentemente con le proprie scelte piuttosto che vivere una falsa vita, rincorrendo un modello di vita inadeguato. Sono ad un bivio. Forse lo sono già stato un anno fa ed ho deciso di percorrere la strada della comprensione ed accettazione di me stesso. Adesso mi si chiede di fare un ulteriore passo in avanti e di compiere una scelta: vivere coerentemente e con serenità la mia sessualità oppure continuare reprimermi in eterno. Non nascondo un pensiero ricorrente ovvero quello di poter avere una ragazza con la quale stare e fingermi eterosessuale. Poi rifletto, pensando che in questo modo prenderei in giro sia me stesso sia una ragazza che non lo merita affatto. A questo punto la mia scelta è quella di vivere la mia omosessualità nel migliore dei modi, rispettando me stesso. Voglio finalmente vivere con coerenza e pace la mia vita. Ho deciso d’abbandonare la lotta contro me stesso, contro una parte fondamentale di me stesso. Quando tento di reprimermi sento un dolore pervadermi completamente. Non lo ritengo giusto per me stesso. In alcuni casi il nostro peggior nemico risultiamo essere proprio noi stessi.


Infine voglio affrontare la questione ragazzo. Mi sono già espresso in merito in alcuni post ma adesso voglio dare un filo logico ai miei pensieri. È vero, spesso convivo con il presagio di trascorrere in solitudine la mia vita. Per prima cosa a nessuno di noi è dato sapere il proprio futuro. Inoltre ritengo che questo pensiero ossessivo sia dovuto ad una paura nei confronti di noi stessi. Temo la solitudine perché temo me stesso. Penso che la soluzione sia quella di cercare di far pace con alcuni aspetti di noi stessi che preferiamo reprimere sia agli altri sia a noi stessi. In secondo luogo ammetto la mia incessante ricerca di un ragazzo. Questo, però, significa essenzialmente che io non abbia ancora raggiunto un certo equilibrio interno. È naturale desiderare un’altra persona con la quale scambiarsi affetto ma, spesso, si pretende che l’altro ami noi stessi al nostro posto. La sfida che devo affrontare è quella di considerare questo periodo necessario a me stesso. Quando avrò risolto ciò, allora gli altri si sentiranno attirati dalla mia personalità. Spesso, analizzando eventi del passato, mi rendo conto di come sia stato io il primo a troncare possibili occasioni di socializzazione per paura di mettermi in gioco. In conclusione voglio considerare questo periodo come un’opportunità che mi è stata donata. Spesso ci si lamenta delle crisi che noi tutti viviamo. Eppure, se io non avessi sentito questo disagio, adesso non avrei minimamente affrontato nessuno dei miei timori. Voglio concludere questo post con una citazione di Einstein: “ chi supera la crisi supera se stesso senza essere superato. Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e disagi, inibisce il proprio talento e dà maggiore valore ai problemi che alle soluzioni”.
Ultima modifica di Landon il venerdì 20 settembre 2013, 16:19, modificato 1 volta in totale.

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Re: Come una barca in un mare in tempesta

Messaggio da aquilone213 » sabato 6 luglio 2013, 1:36

landon ho letto il tuo post tutto di un fiato...sono rimasto sconcertato dalla tua maturità sensibilità e soprattutto consapevolezza di un ragazzo cosi govane come te...ed è frutto della sofferenza purtroppo ma che cmq ti porterà a raggiungere un equilibrio con te stesso e ad essere felice...sarà magari un percorso duro lento con periodi di regressione ma credimi ne varrà la pena...sii fiducioso e allontana la cattive idee su te stesso...anzi dovresti essere orgoglioso di quello che sei e della forza che hai per affrontare le cose...se io fossi tuo padre tuo fratello ad esempio lo sarei molto di te...per quanto riguarda il discorso ragazzo copio una tua frase ma, spesso, si pretende che l’altro ami noi stessi al nostro posto....hai centrato il punto e non è poco fidati...perchè il problema è questo...spesso non cerchiamo una persona per amarla o per essere amati ma perchè ci illudiamo che potra colmare i nostri bisogni perchè l idea comunè è quando troverò un ragazzo risolverò tutti i miei problemi ed è un idea lontanissima dalla realtà perchè è matematico che se non si trova un equilibrio con noi stessi si puo trovare al massimo una persona con la quale scambiarsi le proprie frustrazioni mentre il percorso è inverso e cioè quando risolverò e capirò i miei problemi troverò una persona....e io sono sicuro che tu un giorno la troverai perchè sei in gamba e ti renderai conto che il percorso in salita che hai fatto ti è servito per essere quello che sei...in bocca al lupo!

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Sciamano
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Re: Come una barca in un mare in tempesta

Messaggio da Sciamano » sabato 6 luglio 2013, 3:03

Ho letto l'aggiornamento. Non pensare troppo al futuro, specie di questi tempi cambia tutto così in fretta ed è difficile fare previsioni, meglio proseguire un passo alla volta. Quasi certamente penso che farai la triennale, segui quel che ti piace, credo sia la scelta migliore. Il lavoro è vero che è problematico ed i tecnici sono più ricercati, però da qui a 5 anni si spera siano cambiate molte cose...

Il tuo rapporto con Dio ed una sottostante visione spirituale, nonostante la comprensibile rabbia verso la Chiesa e l'allontanamento dalla visione cattolica, è una costante molto importante che emerge in tanti tuoi post. Dicevi che hai assorbito da tua mamma una visione pessimistica per cui tutto è volto verso il peggio, un pensiero che ha radici nel contrasto tra ciò che pone la religione come modello e come valori e la direzione in cui la società moderna sta andando, non credo sia del tutto sbagliato che stiamo vivendo un periodo di decadenza... però, come in ogni crisi, alla fine di un percorso tortuoso la coscienza delle persone viene migliorata, anche se si incontrano sofferenze...

La felicità è necessaria, il pensiero del castigo o della "necessità del male" credo sia una falsa credenza da cui è bene liberarsi, la punizione non migliora le persone, la punizione è un pensiero umano che mira a spaventare con una minaccia dolorosa per dissuadere bambini o anche adulti a non fare certe cose. Se esiste un qualche ordine in questo universo, la punizione non sarebbe altro che vendetta e questo non ha senso... è molto meglio pensare a questo punto che le esperienze che ci capitano non sono tutte belle come vorremmo, ma ce ne sono alcune che servono a farci maturare.

Quindi una visione più realista credo sia pensare che la vita si alterna con felicità e impegno. Tutti desideriamo essere felici, è giusto cercare la felicità, se ci sono ostacoli ci impegnamo a superarli, così si migliora anche come persone. Spero che questo quadro possa dare un senso migliore a certi brutti momenti e ti aiuti a liberarti da idee di punizioni o sofferenze gratuite...

Stare bene da soli, imparare a piacersi, risolvere i propri problemi per poi migliorare amicizie e sperare di trovare un ragazzo, indicativamente può essere un buon impegno, però quanto tempo potremmo metterci per risolvere tante cose in noi stessi? anni? e siamo davvero in grado di farlo? magari a forza di riflettere? Ho la sensazione che siano proprie le situazioni in cui ci troviamo a fornirci la dritta giusta per un nostro cambiamento, da soli non sapremmo come intervenire su noi stessi (anche se un certo lavoro possiamo sicuramente farlo, ma con dei limiti). Penso che debbano andare insieme le due cose, anziché studiare teoria di nuoto e poi buttarsi in acqua col rischio di affogare, è meglio andare in acqua, magari quella bassa, cercare di fare i primi tentativi, anche se sbagliati ed imparare da questi sbagli. L'isolamento può portare avanti solo la teoria, ma la vita è soprattutto esperienza.

Mi ricorda tanto il mio percorso quello che hai vissuto tu.
Cercare la felicità rispettando gli altri, sarebbe una grande conquista per l'umanità!

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Re: Come una barca in un mare in tempesta

Messaggio da progettogayforum » sabato 6 luglio 2013, 10:05

Ciao Landon!
Intanto una questione fondamentale: certo i momenti neri ci sono ma non sei solo e non te lo devi mai dimenticare, ci si contatta, si va a prendere una pizza, si passa una serata con gli altri ragazzi e si pensa meno alle malinconie. E poi concentrare tutto sulla ricerca di un ragazzo e sulla valutazione teorica se sia una cosa possibile oppure no non ha molto senso. Ti capiterà certamente di trovarti il ragazzo, ma stai sicuro che sarà una cosa completamente diversa da come te la immagini. Sarà un’esperienza fondamentale perché capirai che per amare qualcuno bisogna uscire da sé, tra il ragazzo che sogni oggi e quello che sarà veramente il tuo ragazzo ci sarà ben poco in comune, adesso ci puoi scrivere sopra un romanzo, dopo ti dovrai relazionare con una persona reale e ti dovrai mettere in gioco alla pari, rischiando delusioni ma trovando anche cose che adesso non puoi nemmeno immaginare. Trovare un ragazzo non vuol dire trovare il completamento del proprio mondo fantastico ma spesso significa vedere quel mondo crollare di fonte ad una realtà imprevista che però ha la forza dei fatti. Adesso pensa all’università perché devi fare delle scelte fondamentali per la tua vita di lavoro, tra poco ormai entrerai in un’altra dimensione ed è bene entrarci con la massima consapevolezza. L’università serve essenzialmente per studiare ma non è detto che serva solo a quello… in sostanza il cambiamento è dietro l’angolo! In bocca al lupo!!

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Re: Come una barca in un mare in tempesta

Messaggio da barbara » lunedì 8 luglio 2013, 23:01

Caro London, quanta saggezza e profondità sai esprimere!
Il tuo discorso è complesso eppure così chiaro e lucido, così autentico.
Qualcuno un giorno mi disse che nella vita ci muoviamo come seguendo una spirale che , girando si riavvicina al punto che abbiamo già percorso, tanto da farci temere che stiamo tornando indietro, ma è proprio il segno che invece stiamo andando avanti.
Di strada ne hai fatta molta eppure sei giovanissimo. Hai compreso ad esempio che accettarsi è un percorso , che procede per gradi
Ho riesumato un vecchio post che lo spiegava in modo illuminante

viewtopic.php?f=17&t=556

Credo che le tue riflessioni saranno utili a molti ragazzi , che potranno rivedersi nel tuo diario e ritrovare il coraggio e la determinazione per continuare la loro ricerca.
Quanto a te, ti auguro un grande in bocca al lupo e aspetto di leggere le nuove puntate della tua storia. :)

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Re: Come una barca in un mare in tempesta

Messaggio da 476 » mercoledì 10 luglio 2013, 23:36

Ho letto i tuoi post e ti ammiro molto. Mi sembra che ti senta arrivato al momento di fare seriamente il punto su chi sei e cosa vuoi. Non ne farei però l’unico, forse neppure il più importante, centro di attenzione per l’estate. Per ora puoi dare solo risposte tentative e può essere sbagliato e pericoloso pretendere di più. Lascia che le esperienze, soprattutto quelle che non cerchi intenzionalmente, ti aiutino a completarle a poco a poco. Penso che sarebbe saggio usare queste vacanze per rilassarti, per leggere, vedere film, sentire musica. Essere gay è una parte importante ma non è tutto quello che sei: lascia crescere e fiorire anche tutto il resto.

Comunque vadano le cose, il lavoro che farai sarà una parte rilevante della tua vita, per alcuni di noi, e forse non tra i più sfortunati, quello che le dà senso. Se non l’hai già fatto, pensa seriamente all’università e alla facoltà cui iscriverti. Credo sia pericoloso farsi guidare dalle mode del momento ed è puro masochismo cercare la facoltà e il corso facile: quel che esige poco, spesso dà poco (purtroppo, non è vero neppure l’inverso). Nell’ambito di quel che ti piace e ti interessa, scegli una facoltà che abbia solide tradizioni e che ti aspetti ti chieda molto. Le mie preferenze vanno per quelle che danno una solida base logico-formale. L’apparente astrattezza viene più che compensata dall’ampiezza dello spettro di cose che ti permettono di studiare dopo e cui possono essere applicate. Non è più di moda fornire i rudimenti della storia delle discipline che si insegnano, ma è un peccato: oltretutto scopriresti quanto abbiamo dato e quanto il mondo debba a quelli come noi.

Devi rilassarti e riposarti anche perché studiare seriamente è un lavoro impegnativo, non dico a tempo pieno perché l’espressione potrebbe lasciar intendere che non lasci spazi all’evasione e al divertimento, alle chiacchiere con gli amici, ecc. che invece ci devono essere. Uno dei pericoli è quello di perdere gran parte del primo anno. Devi invece impegnarti da subito, studiare man mano fin dalle prime lezioni. Molti sono convinti che basti concentrarsi tre o quattro settimane prima dell’esame e approfittare dello strabordante numero di appelli che vengono concessi nella nostra università. Ci sono almeno due errori.
Alcune costruzioni richiedono tempo per essere assimilate e, in un corso serio, si è preparati all’esame se si capisce il perché della successione degli argomenti, come si legano l’uno all’altro, come interagiscono. Se poi studi cose che ti piacciono, che ti interessano, devi lasciar tempo ai concetti per vedere le loro ramificazioni, le loro implicazioni ed i loro limiti. Per me, uno dei maggiori godimenti è giocare con una costruzione che non riesco a capire ma dopo un po’ vederla chiarirsi, inserirsi in tutto il resto, vedere cosa mi permette di fare e, sarò lento io, ma credo che questo richieda tempo.
In una facoltà seria che abbia costruito intelligentemente il piano di studi, quel che si impara in un corso può e deve essere usato o suggerisce domande e prospettive su quel che viene insegnato in un altro. Per questa ragione, è molto importante, o almeno lo è stato per me ed è stato anche molto fruttuoso, preparare più esami in parallelo e, anche con i semestri, ragionare sull’intero insieme delle materie. Tieni conto che in molte università straniere gli esami di un anno, in alcuni casi addirittura di un biennio, sono concentrati in una sola settimana tra fine maggio e inizio giugno. Per curiosità guarda i programmi e le reading list dei corsi in università straniere, alcune poi mettono i loro corsi on line gratuitamente.

È abitudine andare all’università solo quando si ha lezione. Anche questo è sconsigliabile. Molte università hanno problemi di spazi e i posti in biblioteca sono limitati e contesi. Ma se si va in università solo per le lezioni si fa solo un liceo dalle regole lasche. Non è un problema di frequenza obbligatoria, che è un po’ una barbarie, ma di vivere un ambiente. All’estero si chiede la residenza nell’università (fallo presente a tua madre). Il primo studio deve essere fatto da soli ma poi ci si deve confrontare con gli altri, farsi spiegare quel che non si è capito, vedere, dalle parole degli altri, quel che era sfuggito o che si era sottovalutato, ed essere in grado di spiegare agli altri. Per questo è molto importante farsi subito un gruppo di amici e vivere quest’esperienza con loro. Una delle mie maggiori fortune è averlo trovato e averne avuto moltissimo, per lo studio (si impara un po’ dai professori e dai libri, ma molto di più stimolati dai propri compagni) ma anche per gli interessi che hanno suscitato in me e con ovvi limiti, almeno nel mio caso, per il divertimento. Nel cercare questo gruppo, dimentica la ricerca del ragazzo. Se sei fortunato, come ti auguro, può capitare, ma deve arrivare spontaneamente, non essere programmato. Fatti guidare più dalla simpatia reciproca. Non sottovalutare l’importanza della semplice amicizia. E l’amicizia delle ragazze può dare molto anche a noi, e non perché prendono gli appunti meglio e sono più ordinate.

Qualche professore è una primula rossa ma in genere viene stimolato da domande intelligenti o dalla semplice richiesta di spiegazioni. Non aver paura di sembrare stupido dicendo di non aver capito o chiedendo chiarimenti e se il professore fa domande a lezione osa rispondere se hai qualcosa da dire sull’argomento. Se è possibile, cerca di interagire con i tuoi docenti, magari usando anche le ore di ricevimento, certo con prudenza, per non fare la figura dell’intollerabile lecchino o del primo della classe. Quando ancora potevano permetterselo, le università inglesi prevedevano tutorial individuali o per gruppetti piccolissimi, e non solo per il dottorato.

Ma probabilmente sono stato saccente e forse ho detto cose che non hanno più senso. L’università sembra essere cambiata molto dai miei tempi. Io non sarei in grado di farlo perché le mie abilità informatiche sono inesistenti ma, se usi la chat, prova a contattare quelli del forum che stanno facendo l’università adesso e senti anche la loro esperienza. Tenendo conto di quel che alcuni di loro scrivono e di come si sentono scorati, di quel che dice Barbara sulla possibilità che non aiuti gran che un buon titolo di studio, sono stato molto in dubbio se mandarti questo post. Credo che in effetti per un ragazzo del giorno d’oggi la vita sia, non tanto più dura, quanto meno favorevole alla speranza e all’ottimismo sul valore e sul senso di quel che si fa. Ma io credo che studiare seriamente e sviluppare con equilibrio tutti gli aspetti della propria personalità dia poi i suoi frutti, e d’altra parte non credo che ci siano alternative. Se studi cose che ti appassionano, già questo ti darà soddisfazione. Una delle cose che vi costa molto di più che non a quelli della mia generazione è il credere possibili cose che per noi invece erano un po’ mitiche, in cui speravamo ma non credevamo troppo, come trovare qualcuno con cui condividere l’intera vita. A voi forse la cosa sembra più a portata di mano e sentite molto di più l’ingiustizia di esserne privati. Ma su questi aspetti non posso parlare perché, nel mio caso, non sono mai arrivato a questa meta, forse non l’ho cercata abbastanza, forse non era realizzabile per me, e anche nelle pochissime occasioni in cui avrei almeno potuto sperimentare sono scappato.

Purtroppo non so darti suggerimenti sulle cose che più ti premono. Fai buone vacanze e rilassati più che puoi.

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