Ho deciso di aprire questo topic per un argomento che mi tocca abbastanza, ma penso un po' a tutti quei ragazzi, che come me, essendo degli anni 90 o 2000 hanno maturato l'idea che il social fa parte ormai della nostra vita, non solo per intrattenimento personale, ma anche per questioni legate all'università, lavoro, scelte di vita, ricerca di amici o partner.
Io sono abbastanza attivo sui social, ma non mi ritengo dipendente dai social, lo ero in passato ma poi ho deciso di essere più maturo e pubblicare cose non troppo personali (per farlo ho pagato un prezzo abbastanza alto) e di cominciare a cambiare il modo in cui io stesso percepisco e integro un social all'interno della mia vita, ma soprattutto non passare troppo tempo sui social e vivere più nel reale.
Ho notato, soprattutto sui social dell'ultimo decennio, come ad esempio Instagram o simili, che le persone, oltre a pubblicare foto o storie della loro vita quotidiana, legano molto, si seguono pur non conoscendosi perchè frequentano la stessa scuola o università, hanno degli interessi in comune o anche perchè semplicemente si è gay.
Ho potuto capire che di fatto, su Instagram non risulta così difficile seguire un ragazzo gay ed essere seguito a tua volta, noto che spesso delle persone si incontrano e vanno in locali insieme etc. e avverto la sensazione che molte amicizie sono nate proprio su Instagram, oltre a quelli che conosco e so che la persona con cui è uscita è una persona conosciuta nel reale.
Io sono molto attirato da ciò e non nego che la cosa mi piacerebbe moltissimo.
So già i rischi che si corrono, ma prima o poi la gente sta capendo che sono gay, sinceramente mi sono stancato di avere paura, come ha detto mia mamma "devi essere orgoglioso di tutto e il tuo orientamento sessuale va bene così, e comunque la gente oggi è cambiata, non è più come quando eri adolescente (15 anni fa), oggi è tutto più libero". Ha avuto un collega di lavoro gay, che però è andato a lavorare altrove, ma si sono conosciuti e le è rimasto un bel ricordo di questo ragazzo , tra l'altro molto giovane e che probabilmente ha visto in mia mamma una figura di riferimento, come spesso succede ai 20enni e i 30enni. Questo ragazzo è sposato con un uomo e li seguo entrambi su instagram, vedo le loro storie, mi piace vederli felici e spero anche io di essere libero come loro, un giorno, quando incontrerò un ragazzo che sento che sarà l'uomo della mia vita.
Detto ciò, non per annoiarvi, io sto per riprendere le mie attività e i miei hobbies, anche perchè purtroppo la depressione mi ritorna ciclicamente e ho avuto ricadute molto forti questa estate a causa di un litigio con il mio psichiatra (l'ennesimo b*stardo) che tra l'altro si è rivelato un grandissimo ignorante sul tema omosessualità (se riesco apro un topic a parte e racconto, anche se è una storia che voglio soltanto lasciarmi alle spalle).
Il mio obiettivo è quello di conoscere ragazzi gay e di uscire con loro e cominciare una vita molto più aperta, di non nascondermi più, di andare in locali e perdere la vergogna di ballare , e di essere tranquillo in una comitiva di ragazzi con cui oltre ad essere gay possiamo condividere molte cose insieme.
inoltre sono stato ammesso in un'altra sede della mia università, anche se resto ancora quì ad abitare e sicuramente ci saranno persone interessanti, anche se l'obiettivo all'università non è quello di legare per il proprio orientamento sessuale, non provo a farlo in questo contesto perchè sarebbe assolutamente ridicolo.
Vorrei sapere voi cosa ne pensate. Cosa mi consigliate riguardo l'obiettivo che ho in mente? Quali sarebbero secondo voi i rischi? Potrebbe essere una buona idea legare tramite i social, in maniera educata e senza secondo fini sessuali?
Ragazzi gay e social nerwork
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Re: Ragazzi gay e social nerwork
Ciao Gio!
I social non sono più nemmeno una scelta ma sono quasi una necessità ineliminabile. Servono a socializzare, sono uno strumento che può essere utile o rischiosissimo, come l’automobile che è indispensabile per muoversi ma c’è tanta gente che muore sulle strade, tutto sta ad usare i mezzi a nostra disposizione con buon senso e possibilmente minimizzando i rischi. Personalmente ho conosciuto online, tramite Progetto, la quasi totalità dei miei amici e non ho avuto praticamente nessun problema. Non frequento i social (salvo uno che uso quasi soltanto come posta elettronica) per scelta personale, quando ho provato ad aprirne uno vero l’ho dovuto chiudere per disperazione perché mi arrivavano talmente tanti messaggi e talmente tante chiamate che rischiavo di uscire di cervello. Molte amicizie nascono sui social, questo è innegabile e il fatto che i social abbiano avuto un successo enorme è segno del fatto che soddisfano le esigenze degli utenti.
Su una cosa soltanto non mi sento di concordare pienamente. Tua madre ti dice: "Devi essere orgoglioso di tutto e il tuo orientamento sessuale va bene così, e comunque la gente oggi è cambiata, non è più come quando eri adolescente (15 anni fa), oggi è tutto più libero." Se è vero che gente è cambiata e che oggi il coming out fa meno paura, è pure vero che il bullismo esiste ancora e in qualche caso è proprio feroce. Il fatto che a scuola praticamente nessuno si dichiara pubblicamente gay significa che chi potrebbe farlo si sente effettivamente in una situazione tutt’altro che tranquilla. Gli amici singoli sono una cosa, ma un ambiente sociale è incontrollabile e la prudenza è necessaria.
I social non sono più nemmeno una scelta ma sono quasi una necessità ineliminabile. Servono a socializzare, sono uno strumento che può essere utile o rischiosissimo, come l’automobile che è indispensabile per muoversi ma c’è tanta gente che muore sulle strade, tutto sta ad usare i mezzi a nostra disposizione con buon senso e possibilmente minimizzando i rischi. Personalmente ho conosciuto online, tramite Progetto, la quasi totalità dei miei amici e non ho avuto praticamente nessun problema. Non frequento i social (salvo uno che uso quasi soltanto come posta elettronica) per scelta personale, quando ho provato ad aprirne uno vero l’ho dovuto chiudere per disperazione perché mi arrivavano talmente tanti messaggi e talmente tante chiamate che rischiavo di uscire di cervello. Molte amicizie nascono sui social, questo è innegabile e il fatto che i social abbiano avuto un successo enorme è segno del fatto che soddisfano le esigenze degli utenti.
Su una cosa soltanto non mi sento di concordare pienamente. Tua madre ti dice: "Devi essere orgoglioso di tutto e il tuo orientamento sessuale va bene così, e comunque la gente oggi è cambiata, non è più come quando eri adolescente (15 anni fa), oggi è tutto più libero." Se è vero che gente è cambiata e che oggi il coming out fa meno paura, è pure vero che il bullismo esiste ancora e in qualche caso è proprio feroce. Il fatto che a scuola praticamente nessuno si dichiara pubblicamente gay significa che chi potrebbe farlo si sente effettivamente in una situazione tutt’altro che tranquilla. Gli amici singoli sono una cosa, ma un ambiente sociale è incontrollabile e la prudenza è necessaria.
BLOG PROGETTO GAY http://progettogay.myblog.it/
BLOG STORIE GAY http://nonsologay.blogspot.com/
SITO PROGETTO GAY https://sites.google.com/site/progettogay/
STORIE GAY E NON SOLO https://gayproject.wordpress.com/
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Re: Ragazzi gay e social nerwork
Mentre leggevo mi era venuto in mente proprio l'esempio dell'auto e qualcun altro mi ha preceduto. L'unico consiglio che posso darti è va piano, ci si fa meno male. Purtroppo gira tanta superficialità sopratutto nell'ambiente gay, ondivago opportunista e sostanzialmente autoreferenzale. La gente si innamora al tramonto e si scorda di te all'alba, sopratutto quando c'è da fare sul serio. Adora parlare di sé anche quando parla di te e pretende attenzioni che non gli sono dovute. Io ho la mia età, la mia esperienza e sono sufficientemente solido per bloccare all'istante ai primi segnali che non mi convincono. Manipolativi, seduttivi, aggressivi, pretensioni, ammiccanti. Cercano l'amore come chimera irrealistica, cercherebbero se stessi, ma non si conoscono abbastanza e finiscono per cercarsi negli altri, nei quali puntualmente proiettano le loro aspettative.
Ho una lunghissima esperienza con donne e loro presto o tardi tirano il loro lato crocerossino confondendo l'amore con l'accudimento, atteggiamento diffuso tra il genere femminile, ma che permette relazioni solide e durature (sia un bene o un male non spetta a me giudicare). Il maschio si arrende, si stanca e spesso gioca il ruolo della vittima.
Ne troverai di disagio diffuso, di gente che non cammina con i piedi per terra, famelica di attenzioni.
Cosa ti sconsiglio fortemente? Lasciarti andare, l'amore è per sua natura destabilizzante e ti fa fare su e giù. Arriva da solo, quando non te lo aspetti e dal lato dove non te lo aspetti, arriva se deve arrivare e se non arriva fa lo stesso, si vive bene uguale.
Visto che ne parli apertamente del tuo disturbo dell'umore, te ne parlo apertamente anche io, perché è chiaro credo anche a te che più su vai nelle aspettative e sul versante emotivo più giù scendi dopo se le cose dovessero andare male. Tieni la barra drittissima, rigido nelle tue convinzioni, nei tuoi principi, non farti adescare, non innamorarti di chi non sa nemmeno chi sei, perché quel genere di persone lì semplicemente non sa amare. Le chat sono cloache.
Come ti hanno già scritto sono ormai realtà inevitabili. Mostra solo ciò che ti va di mostrare e proteggi la tua intimità, perché quella è per pochissimi.
Ciò premesso sicuramente il tuo desiderio è buon segno, la riattivazione di pulsioni sessuali, erotiche, desiderative in senso lato segno di benessere, sono cose che vanno assecondate senza timore, ma con la giusta consapevolezza. L'amore non è un obiettivo, le relazioni si, aprirsi al mondo anche. Le amicizie sono la sostanza della vita, siamo perché ci sono gli altri attorno a noi. Mi spingerei oltre dicendoti che la realtà sono gli altri. Lungi da me demonizzare queste istanze dunque.
Sul coming out, anche lì vacci piano, per piccoli passi, misura l'ambiente dove ti trovi, cerca di essere selettivo sopratutto all'inizio. Io nei fatti sono oramai dichiarato, all'inizio lo facevo capire nei contesti lavorativi di fatto presentando il mio ex, adesso che mi sono lasciato di fatto lo sanno tutti. Ma non mi mostro mai nei luoghi lavorativi, quello è lavoro. Se i colleghi diventano anche amici il discorso cambia. Riservatezza e senso del pudore sono le parole chiave (da non confondere con la vergogna, perché non c'è alcunché di cui vergognarsi).
Mai avuto problemi di discriminazione a lavoro, ma devo anche dirti che il mondo sanitario fa caso a sé. Se sei un medico non puoi avere opinioni sull'omosessualità. Qualcuno è più chiuso, i maschietti sopratutto, quelli potrebbero farti ostruzionismo e anche mobbing. Esiste la scienza, cose approvate da organismi istituzionali e l'omosessualità è stata derubricata anni fa sia dall'ICD (International Classification of Diseases) che dal DSM (Diagnostic and Statistical Manual of mental disorders). Ti sconsiglio di farlo perché non ne vale la pena, ma qualunque operatore sanitario tratti l'omosessualità come malattia può essere segnalato al rispettivo albo, che provvederà alle indagini del caso e a provvedimenti disciplinari che vanno sino alla radiazione nei casi più gravi. Sopratutto se Psichiatri non posso considerare l'omosessualità una patologia al massimo il correlato NON PATOLOGICO di disturbi di livello borderline.
Diverso ovviamente è trattare il disagio correlato ed eventuali disturbi sottostanti. QUESTO NON IMPLICA CURARE L'OMOSESSUALITA', perché non c'è niente da curare, né indirizzare verso alcunché più in generale rispetto all'individualità dell'assistito.
Diceva Seneca: "Nessun vento è favorevole per il marinaio che non da dove andare".
Poniti chiari gli obiettivi non il percorso per arrivarci.
Ho una lunghissima esperienza con donne e loro presto o tardi tirano il loro lato crocerossino confondendo l'amore con l'accudimento, atteggiamento diffuso tra il genere femminile, ma che permette relazioni solide e durature (sia un bene o un male non spetta a me giudicare). Il maschio si arrende, si stanca e spesso gioca il ruolo della vittima.
Ne troverai di disagio diffuso, di gente che non cammina con i piedi per terra, famelica di attenzioni.
Cosa ti sconsiglio fortemente? Lasciarti andare, l'amore è per sua natura destabilizzante e ti fa fare su e giù. Arriva da solo, quando non te lo aspetti e dal lato dove non te lo aspetti, arriva se deve arrivare e se non arriva fa lo stesso, si vive bene uguale.
Visto che ne parli apertamente del tuo disturbo dell'umore, te ne parlo apertamente anche io, perché è chiaro credo anche a te che più su vai nelle aspettative e sul versante emotivo più giù scendi dopo se le cose dovessero andare male. Tieni la barra drittissima, rigido nelle tue convinzioni, nei tuoi principi, non farti adescare, non innamorarti di chi non sa nemmeno chi sei, perché quel genere di persone lì semplicemente non sa amare. Le chat sono cloache.
Come ti hanno già scritto sono ormai realtà inevitabili. Mostra solo ciò che ti va di mostrare e proteggi la tua intimità, perché quella è per pochissimi.
Ciò premesso sicuramente il tuo desiderio è buon segno, la riattivazione di pulsioni sessuali, erotiche, desiderative in senso lato segno di benessere, sono cose che vanno assecondate senza timore, ma con la giusta consapevolezza. L'amore non è un obiettivo, le relazioni si, aprirsi al mondo anche. Le amicizie sono la sostanza della vita, siamo perché ci sono gli altri attorno a noi. Mi spingerei oltre dicendoti che la realtà sono gli altri. Lungi da me demonizzare queste istanze dunque.
Sul coming out, anche lì vacci piano, per piccoli passi, misura l'ambiente dove ti trovi, cerca di essere selettivo sopratutto all'inizio. Io nei fatti sono oramai dichiarato, all'inizio lo facevo capire nei contesti lavorativi di fatto presentando il mio ex, adesso che mi sono lasciato di fatto lo sanno tutti. Ma non mi mostro mai nei luoghi lavorativi, quello è lavoro. Se i colleghi diventano anche amici il discorso cambia. Riservatezza e senso del pudore sono le parole chiave (da non confondere con la vergogna, perché non c'è alcunché di cui vergognarsi).
Mai avuto problemi di discriminazione a lavoro, ma devo anche dirti che il mondo sanitario fa caso a sé. Se sei un medico non puoi avere opinioni sull'omosessualità. Qualcuno è più chiuso, i maschietti sopratutto, quelli potrebbero farti ostruzionismo e anche mobbing. Esiste la scienza, cose approvate da organismi istituzionali e l'omosessualità è stata derubricata anni fa sia dall'ICD (International Classification of Diseases) che dal DSM (Diagnostic and Statistical Manual of mental disorders). Ti sconsiglio di farlo perché non ne vale la pena, ma qualunque operatore sanitario tratti l'omosessualità come malattia può essere segnalato al rispettivo albo, che provvederà alle indagini del caso e a provvedimenti disciplinari che vanno sino alla radiazione nei casi più gravi. Sopratutto se Psichiatri non posso considerare l'omosessualità una patologia al massimo il correlato NON PATOLOGICO di disturbi di livello borderline.
Diverso ovviamente è trattare il disagio correlato ed eventuali disturbi sottostanti. QUESTO NON IMPLICA CURARE L'OMOSESSUALITA', perché non c'è niente da curare, né indirizzare verso alcunché più in generale rispetto all'individualità dell'assistito.
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Re: Ragazzi gay e social nerwork
Alyosha, il tuo intervento è magistrale! Un piacere per la lettura e per e la mente! Dire che condivido è poco!!
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Re: Ragazzi gay e social nerwork
Grazie Project sei sempre molto gentile nei miei riguardi. Tempo fa non avrei parlato così, come scrivevo proprio non capisco perché le persone sottovalutano l'importanza e la bellezza del tempo, visto che siamo solo nel tempo. L'età cambia il punto di vista delle cose. E' anche giusto che le aspettative di un giovane siano alte sul piano dell'amore. Ma in concreto l'amore è una predisposizione dell'animo, un atteggiamento verso la vita e gli altri. Non si ama stando con una persona, si ama se ci si connette con il proprio sentire. Il punto è che le emozioni passano dalla stessa porta e il tentativo di rifuggire dal dolore troppo spesso ci impedisce di essere felici. Può sembrare un paradosso, ma lo è solo per noi cristiani, che abbiamo imparato a dividere a metà tutto. In realtà non lo è affatto, felicità e tristezza camminano a braccetto sempre.