DUE CONVIVENZE GAY ARCHIVIATE

Coppie gay, difficoltà, prospettive, significato della vita di coppia dei gay
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progettogayforum
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DUE CONVIVENZE GAY ARCHIVIATE

Messaggio da progettogayforum » domenica 8 maggio 2022, 16:15

Caro Project,
seguo Progetto da alcuni anni e mi sono deciso a dire la mia sulle coppie gay. È un campo nel quale ho una certa esperienza, ho avuto due volte esperienze di convivenza con ragazzi coi quali, tutto sommato, non sono stato male, ma in entrambi i casi tutto è finito in niente, non per tradimenti o cose del genere ma per stanchezza, per diversità di punti di vista e perché in effetti era tutto troppo standard, troppo politically correct per essere credibile. In pratica si parte dall’idea “sbagliatissima” che si debba vivere per forza in coppia e in nome di questa idea ci si mette alla caccia del ragazzo ideale che ci cambierà la vita. Il desiderio di vedere realizzato questo sogno, o meglio questo mito, è tale che ci si butta a capofitto se non immediatamente nella prima, almeno nella seconda storia che ci capita. Ci si fodera gli occhi di prosciutto in modo da non vedere realtà anche ben evidenti e si va avanti costruendo favole, si seguono tutti i binari diciamo così classici delle storie d’amore cinematografiche: sms a iosa, regalini, paroline dolci sempre più grosse e più impegnative, festeggiamenti di ricorrenze, come san Valentino e simili, che dovrebbero essere importantissime ma non lo sono affatto, si va in pratica molto al di là della realtà dei sentimenti e si recita a soggetto, si entra nella parte dell’innamorato, e così si passa dalla semplice conoscenza a una conoscenza con un po’ di sesso, e poi, e qui viene il peggio, all’idea della convivenza, che sembra lo sviluppo naturale della storia, secondo il teorema: “se quando sto con lui una volta al mese sto bene, se starò con lui tutti i giorni 24 ore al giorno, starò benissimo!” Ma qui bisogna ricordarsi che i sentimenti sono come le medicine, vanno presi nella giusta dose, altrimenti gli effetti collaterali superano i benefici. Ogni cosa rischia di banalizzarsi se diventa quotidiana e rituale, e questo vale pure per il sesso, che oltre certi limiti di frequenza diventa una cosa banale che si deve fare perché lo si è fatto fino a ieri, e che può diventare addirittura un dovere non gradito per il solo fatto che è previsto come obbligatorio dal cronoprogramma della giornata. Lo dico per esperienza perché a me è capitato.

Certe volte, quando sento parlare di sentimenti sublimi, mi viene l’orticaria, perché nella mia esperienza, dove pure i sentimenti, in qualche modo, c’erano, non mancavano però sottolineature, piccoli egoismi, distinguo fatti pubblicamente tanto per rimarcare che non si è d’accordo e financo meschinerie su chi deve pagare che cosa. Alla fine la convivenza sembrava più simile alla condivisione di un appartamento da parte di due studenti che devono dividersi le spese che a una scelta di vita fatta consapevolmente da due persone che si vogliono bene. Mattia e Stefano, in fondo, erano bravi ragazzi, io non li odio affatto, li rispetto e in un certo senso a loro voglio anche bene, ma non c’è nessun bisogno di vivere insieme. E poi lo stare in una coppia fissa diventa pure costrittivo. Non si tratta di trovarsi un altro ragazzo o semplicemente un po’ di sesso per passatempo, la libertà che manca in un rapporto di coppia stretto non è la libertà sessuale, si tratta quasi sempre di cose molto più elementari: uscire con i propri amici, senza portarsi il proprio ragazzo appresso, potere rimanere a casa se lui vuole andare una sera coi suoi amici. Voglio dire che gli amici non devono essere per forza in comune. E poi con la convivenza diventano evidenti anche i difetti delle persone, sia i propri che quelli altrui, il disordine, la scarsa igiene, la facile cedevolezza verso l’alcol o il fumo o anche verso i dolci e i cibi che alla lunga possono portare ad eccesso di peso, e non parlo di cose peggiori come gli stupefacenti.

Ultima questione, anche se non è proprio l’ultima per importanza: la convivenza non è solo un problema di coppia ma è un problema sociale perché è visibile. Nella convivenza con Stefano la visibilità ha avuto un aspetto particolare e molto condizionante: i suoi genitori, che sono certamente molto tolleranti nei confronti dell’omosessualità, pensavano, proprio in virtù di questo, di essere autorizzati ad impicciarsi dei nostri affari privati, più o meno come avrebbero fatto se il figlio si fosse messo con una ragazza, e a me questa cosa dava enormemente fastidio. Tanti gay ritengono una diminuzione di libertà il doversi vivere solo privatamente le loro storie, ma quei ragazzi non capiscono che essere in pubblico può essere sgradevolissimo, perché di gente ficcanaso ce n’è tanta! E anche quelli che non sono propriamente ficcanaso ma sono solo amici del tuo compagno, alla fine anche loro finiscono per impicciarsi degli affari tuoi, lo fanno magari a fin di bene ma comunque lo fanno e, ditemi quello che volete, ma sentirsi al centro delle chiacchiere altrui non è comunque piacevole, e poi ti giudicano con criteri del tutto etero, come se una coppia etero e una coppia gay fossero la stessa cosa. Insomma, Mattia e Stefano erano (e sono) ragazzi ok, ma nemmeno con loro è stato possibile creare una convivenza stabile, mi posso immaginare che cosa possa essere una convivenza con ragazzi problematici e comunque incompatibili: uno fa tanto per mettersi in coppia con un altro e poi, quando le cose cominciano a farsi pesanti, finisce per cercare tutti i mezzi per potersene liberare. Così è successo anche a me, non erano Mattia e Stefano ad essere insopportabili, ma era la convivenza 24/7 che me li rendeva insopportabili. Adesso, con Stefano, qualche volta, ci vediamo ancora e qualche volta c’è anche un po’ di sesso, ma capita se e quando capita, non c’è nessun copione e, paradossalmente, le cose vanno meglio adesso che quando convivevamo. Può darsi che io sia l’eccezione a tutte le regole, il caso patologico che non si può omologare, ma per me il capitolo convivenza è proprio chiuso.

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