GAY TRA DEPRESSIONE E VITA DI COPPIA

Coppie gay, difficoltà, prospettive, significato della vita di coppia dei gay
Rispondi
Avatar utente
progettogayforum
Amministratore
Messaggi: 5983
Iscritto il: sabato 9 maggio 2009, 22:05

GAY TRA DEPRESSIONE E VITA DI COPPIA

Messaggio da progettogayforum » venerdì 19 aprile 2024, 22:25

Caro Project,
sono un trentenne del Nord Italia, per fortuna ho un lavoro che non mi dispiace nemmeno, però vivo ancora coi miei genitori perché vivere da solo mi costerebbe troppo, coi genitori sto bene, loro sanno e si fidano di me, conoscono anche il mio ragazzo, che è il mio ragazzo ormai da otto anni, abbiamo fatto l’università insieme, qui lo chiamerò Francesco. Andiamo d’accordo e ci vogliamo bene ma c’è una questione di cui vorrei parlare con te: io penso che Francesco passi dei momenti di depressione. Non succede sempre, perché ci sono anche giornate molto positive, ma qualche volta gli si legge in faccia la malinconia. Tra noi apparentemente non cambia nulla, però si avverte che il tono dell’umore è diverso, in pratica è come se si sentisse scontento della sua vita, ma se gli chiedo se il motivo sono io lui mi dice che semmai io sono il positivo, non il negativo, cioè mette subito in chiaro che non dipende dalla nostra relazione. Lui non ha mai avuto buoni rapporti con la sua famiglia, né con i genitori né col fratello (più grande di lui di cinque anni), però Il fratello ha famiglia e vive per conto suo e loro si frequentano poco. I suoi genitori non sanno di lui ed è molto probabile che stiano cercando (in buona fede) di trovargli una sistemazione. La mattina esce perché va al lavoro e poi torna a casa dai suoi, i nostri contatti sono limitati: mi chiama sempre lui, io non posso chiamarlo perché non vuole che i suoi si impiccino. Ha due telefoni, uno per la famiglia e i parenti e uno “in teoria” di lavoro, ma in realtà è il suo secondo telefono, quello che usa per parlare con me e ha un blocco e si sblocca solo con un codice perché “In teoria” è il cellulare del lavoro. Coi miei genitori va d’accordo ma non ha una vera confidenza, coi colleghi di lavoro ha rapporti solo di lavoro. Nei giorni depressi parla poco, tende a isolarsi, se gli chiedo che cos’ha mi risponde a monosillabi e con frasi ovvie che non dicono nulla. Noi abbiamo una vita sessuale che in genere funziona bene, nei giorni depressi funziona lo stesso ma è evidente che per lui, in quei giorni, il sesso diventa una cosa molto relativa, quasi una specie di dovere d’ufficio. Mi chiedo che cosa lo fa stare in quel modo ma devo cercare di indovinarlo senza chiederglielo, perché una risposta da lui non riuscirei ad ottenerla perché probabilmente una risposta lui non ce l’ha. Sul lavoro ha qualche volta qualche piccola contrarietà, ma mi sembra poca cosa e comunque non ci trovo un legame diretto con l’atteggiamento depresso. I rapporti con la sua famiglia non sono buoni, è vero, ma in effetti sono piuttosto limitati, si riducono a stare in casa dalle cinque di pomeriggio all’ora di andare a dormire, che non è pochissimo ma poi lui il pomeriggio esce, viene da me, ecco, adesso mi viene in mente il fatto che non ha amici, e questo non è una cosa da poco. Non capisco in che senso sia deluso dalla vita che fa. Qualche weekend lo passiamo in campagna insieme io e lui, se volesse potrebbe anche dormire da me e i miei non batterebbero ciglio, ma una cosa del genere non la sopporterebbe perché tiene moltissimo alla sua privacy. Con me non ha complessi legati al sesso e su quel piano ci capiamo benissimo, ma anche con me parla poco. È un ragazzo intelligentissimo ma poco incline alla conversazione e sorride poco, quanto al ridere, ride in pratica solo per sarcasmo tagliente, ma anche questo succede di rado. Non è propositivo, con me tende ad essere accondiscendente, con gli altri è spesso netto e drastico. Odia la retorica, se gli dici una cosa tenera pensa che lo stai prendendo in giro, ma ha anche lati del carattere molto positivi: è paziente, non l’ho mai visto aggressivo, tende ad evitare le discussioni più che ad affrontarle, più che un dilettante sembra un professionista della vita. Rispetta gli impegni che prende, arriva in anticipo agli appuntamenti, programma in anticipo quello che deve fare, è ordinato, metodico, ma non maniaco dell’ordine, non è paziente coi bambini, ma lo è molto con i cani e con i gatti. Non fuma, non beve, sta attento alla salute e all’alimentazione, è oggettivamente molto bello ma non si considera tale e anzi tende a considerarsi uno scalino al di sotto della media. Sa ascoltare, cerca di capirti e ti dà risposte acute e mai banali ma non parla di quello che si porta dentro, è come se si sentisse in questo senso isolato dagli altri. Le cose di cui non parla, e che non capisco quali siano, non sono comunque le cose che potrebbero generare qualche difficoltà ad altre persone. Per esempio con me lui parla spesso di cose gay con la massima naturalezza, anche se mai con battute o in modo giocoso, queste cose non lo hanno mai messo in difficoltà. Mi viene il dubbio che il suo tono depresso possa essere una cosa più importante di come appare, proprio perché lui non ne parla e probabilmente non ne individua alcuna causa concreta. Non reagisce in modo depresso perché qualcosa gli è andata male, certe volte prende male anche i suoi successi professionali, li banalizza e li attribuisce al caso e alle circostanze, e si innervosisce se qualcuno gli fa notare che sono cose positive. Certe volte ho l’impressione che la comunicazione con lui in certi giorni salta e diventa solo formale, è come se io non riuscissi ad entrare dentro il suo mondo più profondo, proprio lì dove si annida la malinconia. Lui mi dice: “Tu sai stare zitto, capisci quando è il momento di stare zitto.” Lui non ama essere forzato a parlare, non ama gli interrogatori, quando gli piglia la malinconia nera vuole essere lasciato tranquillo, non ama dover rispondere quando non sa che dire. Project, io non lo vedo contento e mi dispiace moltissimo, lui sembra freddo e distaccato, ma non è così, se può darti una mano te la dà, non ha un rapporto morboso col denaro, ma è come se la sua partecipazione alla vita altrui avesse una motivazione etica astratta, fosse una specie di dovere, non accompagnato da una partecipazione emotiva evidente. È come se non si facesse coinvolgere mai direttamente. È sincero, onesto, quando non risponde è perché non sa che dire e non vuole dire solo banalità, non ama le chiacchiere, ecco, le chiacchiere sono qualcosa che gli è del tutto estraneo, non l’ho mai sentito fare pettegolezzi e mettere in crisi la riservatezza altrui. Che posso fare per farlo stare meglio? Non posso certo ossessionarlo con l’idea che io voglio capire quello che non capisce nemmeno lui. Certe volte stiamo zitti insieme anche nelle serate che passiamo da soli in campagna, ci sediamo sul divano, ci teniamo la mano e rimaniamo in silenzio e al buio per parecchi minuti, lui apprezza molto questa cosa e io la faccio molto volentieri. Qualche volta usciamo insieme per fare una passeggiata e non diciamo una parola, ma quel silenzio non è veramente silenzio è un modo di dirci che ci vogliamo bene, di dircelo in silenzio, come altri non saprebbero fare. Tra noi c’è affetto vero, rispetto e stima reciproca. Certe volte, dopo una giornata depressa lui torna a casa sua e io mi sento frustrato perché mi rendo conto che non riesco a tirarlo fuori dalla sua malinconia, lui se ne accorge e mi manda un sms: “sei importante” e sa che quell’sms mi strapperà un sorriso. Vorrei tanto fare lo stesso con lui. La prossima volta ci proverò.

Avatar utente
progettogayforum
Amministratore
Messaggi: 5983
Iscritto il: sabato 9 maggio 2009, 22:05

Re: GAY TRA DEPRESSIONE E VITA DI COPPIA

Messaggio da progettogayforum » sabato 20 aprile 2024, 9:50

Ciao Project, grazie della mail e di avere messo la mia sul forum, ho detto a Francesco che ce l’avevi messa e lui l’ha letta sul forum, e mi ha detto solo “Sì, l’ho letta.” E basta. Non ha fatto commenti di nessun genere. Domani è sabato e dobbiamo andarcene in campagna. Penso di non doverti scrivere più, perché lui la potrebbe prendere come una violazione della sua privacy, come un modo di parlare di lui, di considerarlo una specie di caso clinico da mettere in pubblico a sua insaputa, anche se in modo del tutto anonimo. Se ci penso bene forse anche a me farebbe lo stesso effetto. Mi limito a dirti che qualche volta penso di essere io iperprotettivo, come se lui avesse bisogno di essere protetto, anche se lui non ha bisogno di nessuno. Ieri dopo che ha letto il forum abbiamo parlato un po’ ed è stato lui a dare rassicurazioni a me, ma sempre a modo suo, con pochissime parole: “Tranquillo, ci vediamo domani mattina.”
Un abbraccio a te, Project.

Rispondi