RELAZIONI GAY A DISTANZA TRA GELOSIA E LEGGEREZZA

Coppie gay, difficoltà, prospettive, significato della vita di coppia dei gay
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RELAZIONI GAY A DISTANZA TRA GELOSIA E LEGGEREZZA

Messaggio da progettogayforum » mercoledì 12 maggio 2021, 11:40

Caro Project,
oggi è sabato, il giorno in cui il mio ragazzo viene da me per passare il fine settimana con me. Io ho 35 anni e lui 38, non siamo più ragazzi, siamo diventati uomini. La nostra storia non presenta colpi di scena o momenti di svolta radicale, è cominciata in un modo che non avrei mai immaginato ma poi è stata una storia senza una storia di fatti, anche se c’è stata nella mia testa tutta una storia psicologica piuttosto contorta. Gli inizi, in fondo, non sono molto lontani nel tempo. All’epoca io avevo 29 anni e lui 32. Lui a me piaceva, era un bellissimo ragazzo, ma io oggettivamente, fisicamente, non sono un granché e pensavo che lui fosse per me un obiettivo irraggiungibile, e concretamente non ci ho nemmeno provato, velleità di provarci ne ho avute ma poi non ci ho mai provato. Ci eravamo conosciuti tramite amici comuni, ma era una conoscenza estremamente superficiale, non sapevo nemmeno che fosse gay e non avevo nessun motivo per pensarlo. Ogni tanto avevo fatto qualche fantasia su di lui perché oggettivamente mi piaceva molto, ma un po’ come si fa con gli attori bellissimi che vedi sui giornali, ma stranamente ha fatto tutto lui. Mi sono chiesto che tipo di radar gay abbia funzionato nel suo caso, perché il mio radar gay non ha mai funzionato un gran che. Probabilmente ha avuto il mio numero di cellulare proprio da qualche amico comune, voglio dire che se lo è procurato lui di sua iniziativa.

Una domenica mattina mi chiama. Al primo momento non avevo nemmeno capito chi fosse, mi dice che sta dalle mie parti e che se non ho di meglio da fare si potrebbero fare quattro passi insieme. Io non me lo faccio dire due volte, diciamolo chiaramente, quasi non ci credevo, per me era come se il Principe azzurro fosse andato a trovare Cenerentola. Non posso nascondere che la cosa mi aveva fatto venire un’ansia e un batticuore terribile, quasi da farmi stare senza respiro. Mi ha detto che era contento di vedermi. Già tutto questo insieme di cose apparentemente così banali, per me aveva un senso molto intrigante, ma io temevo di fare qualche passo falso e non volevo indisporlo per nessuna ragione, in genere non mi fidavo del mio radar gay, ma in quel caso cominciava a mandarmi dei segnali forti e chiari ma, come ho detto, praticamente ha fatto tutto lui.

Mi ha detto: “Io sono gay, ma penso che tu lo abbia già capito…” Gli ho risposto: “Sono gay anche io e se tu non lo avessi capito adesso non staresti qui, o sbaglio?” Mi ha guardato e si è messo a ridere, poi ha aggiunto: “Beh, il primo passo è fatto, secondo me tu hai un sex-appeal notevolissimo…” Io l’ho guardato spalancando tanto d’occhi, come per dire: “Chi, io? Ma ci vedi bene?” Lui ha continuato: “E poi io penso di piacerti, perché, ti ricordi la gita al lago? Beh, io ho notato spesso che mi guardavi e che, quando mi giravo verso di te, distoglievi immediatamente lo sguardo, o sbaglio?” A quel punto era ormai tutto chiaro: “No! Non sbagli…”

Abbiamo parlato di quello che facciamo nella vita, del lavoro, delle amicizie e poi, molto superficialmente, delle nostre relazioni gay. Lui è molto diretto, una cosa alla quale non ero assolutamente abituato. A un certo punto mi ha guardato dritto negli occhi e mi ha detto: “Adesso vorrei fare sesso con te…” Io ho cercato di tergiversare e lui mi ha detto: “Ok, va bene, adesso no, ma quando ci rivediamo lo facciamo, ok?” Io non sapevo che dire, l’idea mi attirava molto, ma in fondo di lui non sapevo quasi nulla. Gli ho chiesto: “Ma non ti sembra di correre troppo?” La sua risposta mi ha stupito, mi ha detto: “So che vorresti dire sì, ti si legge in faccia, ma non ti fidi… e fai bene, ma ti renderai conto che ti puoi fidare, magari non la prossima volta, ma quella successiva mi dirai di sì… e poi, se c’è bisogno, io aspetto, se un ragazzo mi piace e so che lui ci vuole stare, non lo mollo certo per andarmene con un altro… quindi è solo questione di tempo.”

Dopo questi discorsi uno si aspetterebbe che l’incontro fosse praticamente finito, e invece no, non è successo affatto così, siamo rimasti a parlare tutto il giorno e fino alle ore piccole della notte, abbiamo pranzato e cenato con un pezzo di pizza e siamo stati a parlare ininterrottamente per un periodo lunghissimo. Lui ha un suo modo di considerare il sesso, dice che uno non si deve assolutamente vergognare dei propri desideri, anche di quelli, diciamo così, “più trasgressivi”, questo discorso mi ha messo in allarme e mi sono detto: “Stai attento, che questo è come tutti gli altri e pure peggio!” e ho cominciato a stare molto più in guardia e ad ascoltare piuttosto che a parlare.

Lui ha continuato dicendo che trovare il partner giusto significa sentirsi accettati al 100%, e qui io mi sono detto: “Secondo lui accettato al 100% significa in pratica che io devo fare tutto quello che vuole lui… eh no! Cominciamo male!” Lui è andato avanti: “Se uno ti vuole bene ma non ti vuole come partner sessuale, in effetti non ti vuole bene in modo completo, ha paura di te, se invece a livello sessuale c’è un affiatamento vero, allora si può costruire anche tutto il resto.” Lui dice che non puoi partire dall’affetto e sperare che poi venga anche il sesso, se non c’è l’attrazione sessuale forte, l’affetto finisce per essere tutta una cosa di testa. Ecco, questa è un’espressione che lui usa frequentemente, lui distingue gli innamoramenti in due categorie, quelli di testa e quelli di … (non lo dico, tanto hai capito!) e secondo lui l’innamoramento vero, cioè quello fondamentale, è il secondo. All’inizio il discorso mi sembrava strano, ma alla fine penso che non abbia tutti i torti.

Ci siamo salutati alle tre di notte passate, … e ci siamo baciati e non come due semplici amici. L’ultima frase che mi ha detto è stata: “Ti avrei dato una strizzatina lì … la tentazione è stata fortissima… “ Non aveva ancora finito la frase che quello che non aveva fatto lui con me l’ho fatto io con lui, una cosa che non mi sarei mai sognato con nessun altro. Allora anche lui ha fatto la sua parte. Poi mi ha detto. “La prossima volta penso che sarà bellissimo!” Quando sono rientrato a casa, beh, non ho dormito per niente e ti puoi immaginare quello che ho fatto. Non ero per niente sconvolto, stando ai miei modelli tradizionali avrei dovuto stare in guardia perché in effetti qualche discorso un po’ strano lo aveva pure fatto, io avrei dovuto riflettere sull’accaduto e sui potenziali rischi, ecc. ecc., ma non mi veniva in mente niente di simile. Ripensavo a quelle strizzatine finali e a come sarebbe stata la volta successiva, non avevo tabù da superare e ne restavo stupito, non avrei mai immaginato una cosa simile, eppure era successo, ed era successo a me.

Ho capito che per venire da me, senza avere nemmeno la certezza che ci fossi, lui aveva fatto 150 km in macchina e che ne avrebbe fatti altri 150 per tornare a casa sua in piena notte. Se uno fa cose del genere vuol dire che ci tiene eccome. Dai meandri del mio cervello si risvegliava però di tanto in tanto qualche dubbio a rovinare la festa, ma quei dubbi mi sembravano stupidi e infondati. D’altra parte non potevo parlare con nessuno di quello che era successo, dovevo tenere tutto per me. Era la prima volta in assoluto che non mi capitava un innamoramento di testa, ma uno di … . Ho cominciato a chiedermi che cosa avrei dovuto fare: richiamarlo, parlarci ancora, o semplicemente aspettare il prossimo incontro. Io, in un certo senso, davo per scontato che lui non avrebbe mollato la presa, ho aspettato l’incontro successivo che prevedevo sarebbe stato il sabato successivo.

Ricordo che feci il conto alla rovescia per tutta la settimana, sembrano atteggiamenti da sedicenne alla prima cotta, ma io avevo 29 anni e mi sentivo gasatissimo, proprio eccitatissimo anche sessualmente dall’idea di rivederlo. La mattina del sabato mi ero fatto la barba con la massima cura, avevo scelto un profumo di lavanda leggero leggero, mi ero sistemato le basette e tante altre cose del genere. Mi guardavo allo specchio e mi sentivo perfino un bel ragazzo, o quasi! Cercavo di immaginarmi quello che sarebbe successo da lì a poco ma i miei entusiasmi sono durati poco. La mattina del sabato passa e di lui nessuna notizia. Dato che c’erano da fare i 150 km, mi comincia a venire il panico e allora mi decido e lo chiamo al telefono. Mi dice che è al lavoro e che finirà alle 18.00, poi aggiunge: “Preparami due spaghetti, che per cena sono da te!” Io gli dico di andare in macchina senza correre e ci salutiamo così. Tutti i dubbi e gli interrogativi se ne erano andati con una telefonata di 3 minuti.

Ho preparato gli spaghetti al meglio che ho potuto, ero al settimo cielo. Quando è arrivato aveva un lampo negli occhi, appena chiusa la porta mi è letteralmente saltato addosso e io, a dire la verità, non sono stato da meno. È stata una cosa travolgente. Lui non recitava, era veramente esplosivo, gli altri ragazzi coi quali ero stato non erano assolutamente così spontanei. Mi ha fatto una proposta un po’ troppo trasgressiva per i miei standard e per me è stato un momento di panico, non sapevo che cosa fare, non volevo contrariarlo ma non volevo nemmeno seguirlo su un terreno che non era mai stato oggetto delle mie fantasie, poi ho deciso e gli ho detto di no e lui mi ha risposto solo: “Ok!” questa risposta mi è piaciuta moltissimo. Mi aspettavo che tra noi, per quel no, potesse cambiare qualcosa, ma non è stato affatto così. Lui non è un frustrato, non ha bisogno di prevalere, stava più a attento a me che a se stesso, anche questa è una cosa che con gli altri ragazzi non succedeva quasi mai. Mi guardava negli occhi, mi sorrideva, diceva battute stupide e si metteva a ridere come un cretino, trascinando anche me nella risata. L’argomento trasgressione non è stato più riproposto.

A un certo punto gli ho chiesto: “Hai fatto il test hiv?” E lui mi ha risposto: “No…” non sapevo che cosa sarebbe seguito a quel no, ma ha aggiunto: “hai ragione, bisogna usare il cervello, facciamo solo cose non rischiose, io penso che sarà bellissimo lo stesso…” Questa risposta mi è piaciuta moltissimo, avevo paura che mi potesse dire cose completamente diverse. E poi se un ragazzo eccitatissimo che si è fatto 150 km per fare sesso con te ti dice che non ha fatto il test vuol dire che ti dice le cose come sono, e questo ha un valore enorme. Abbiamo fatto tutto quello che si può fare senza penetrazione di nessun genere, nemmeno orale, poi abbiamo concluso ciascuno per conto proprio. Alla fine eravamo proprio stanchi e ci siamo sdraiati insieme sul letto nudi girati uno verso l’altro, ogni tanto ci scambiavamo una carezza, poi abbiamo cominciato ad avere un po’ freddo e ce ne siamo andati a mangiare i famosi spaghetti, fatti con l’uovo come la carbonara, ma sembrava più che altro una frittata, ma a lui è piaciuta moltissimo lo stesso, almeno così sembrava.

Abbiamo lavato i piatti insieme, si erano fatte ormai le undici e ce ne siamo andati a letto insieme, una cosa un po’ complicata perché io non ho un letto a due piazze ma una stanza con due lettini, però anche con qualche equilibrismo siamo rimasti abbracciati nello stesso letto. Dopo l’una di notte mi ha detto: “Ti dispiace se vado a dormire nell’altro letto?” Io gli ho detto: “Certo che ci devi andare e domattina ce ne dobbiamo andare a comprare subito un letto a due piazze e un materasso adatto, così la prossima volta possiamo stare nello stesso letto…” Lui ha risposto solo: “Certo! Buonanotte!” L’indomani siamo andati veramente a comprare un letto a due piazze, il materasso e la biancheria del letto. La domenica comunque è stata un po’ triste perché lui doveva partire a metà pomeriggio. Prima di partire mi ha detto: “Sei stato contento?” Io gli ho detto: “Una cosa inimmaginabile!” e lui mi ha dato un bacetto leggero ed è andato via, dopo circa due ore mi ha mandato un sms: “Sono a casa! Sei stato al di là di qualsiasi aspettativa!”

Dopo un inizio così travolgente, ti aspetterai forse chissà quale evoluzione, e parlo di evoluzione nei fatti. In realtà un’evoluzione c’è stata e direi piuttosto un’involuzione, ma da parte mia, e penso che sia qualcosa di inevitabile o quasi nelle relazioni a distanza, sto parlando del tarlo del dubbio, una brutta bestia che ti mangia il cervello dall’interno. La settimana successiva io lo aspetto ma mi chiama al telefono e mi dice che è stanchissimo, che deve lavorare il pomeriggio fino alle diciotto e che non se la sente di fare un viaggio lungo in quelle condizioni (mal di testa). Gli dico che non c’è problema e che ci vedremo il sabato successivo, poi la sera mi viene in mente di chiamarlo per chiedergli come sta, ma non risponde al telefono e parte la segreteria telefonica. E con la segreteria telefonica partono anche i miei dubbi: “Perché non risponde? Dove potrà stare? Sta veramente male? Non è che per caso mi ha raccontato una balla per liberarsi di me perché aveva di meglio da fare? Che faccio? Lo richiamo o faccio finta di niente? Insomma entro in uno stato di agitazione. La settimana precedente aveva fatto 300 km per stare con me un giorno e mezzo e la settimana successiva dice che ha mal di testa ma se lo chiamo non mi risponde… Agitazione, frustrazione, curiosità fortissima di sapere la verità dominavano il mio cervello in quei minuti. Poi mi sono detto: “Non devi mai dare credito a nessuno! È cominciato tutto come un fulmine e finirà tutto in un fuoco di paglia, se non è già finito.”

Evidentemente non deve aver guardato il telefono, perché non mi ha richiamato, e non mi ha richiamato per tutta la settimana. Il venerdì sera mi aspettavo di ricevere la sua chiamata per avvisarmi che non sarebbe venuto e invece mi si presenta poco prima di mezzanotte. Era travolgente come la prima volta. Io non gli ho detto nulla del sabato precedente e lui non ne ha parlato, ma era totalmente disinvolto, scherzava, giocava con me, come se nulla fosse successo, poi a un certo punto mi ha visto meno reattivo e mi ha chiesto perché. Io gli ho detto dei miei dubbi e lui mi ha guardato perplesso e mi ha detto: “Ma che dubbi vuoi avere? Se con te non stessi bene te lo direi chiaramente. Se tu non dovessi lavorare ti direi di venire a stare a casa mia, non ho proprio niente da nascondere.” Io gli ho chiesto come mai c’era la segreteria telefonica e lui ha detto che stava dormendo e quando dorme stacca il telefono per evitare di essere svegliato e ha aggiunto che siccome io sono così sospettoso non lo farà più. Confesso che mi sono sentito uno stupido, che rischia di mettere in crisi le cose serie per dei dubbi senza senso. Temevo che lui mi facesse pesare i miei dubbi. La notte del venerdì non abbiamo fatto sesso, ma lui mi ha coccolato e c’è stato comunque molto contatto fisico perché voleva che capissi che lui non c’era rimasto male.

La mattina seguente siamo stati abbracciati stretti per tanto tempo ed è stata una sensazione molto bella. Ma mi è partita un’altra idea e cioè che la prima volta avevamo fatto moltissimo sesso, per quanto non penetrativo, mentre adesso ne avevamo fatto pochissimo, segno che qualcosa tra noi non funzionava più. Lui vedeva che io ero un po’ stranito e cercava di parlare con me ma più ci provava più pensavo che avesse messo da parte il sesso perché deluso da me o magari perché stava pensando ad un altro. Per un po’ non gli ho detto nulla, ma poi non ce l’ho fatta più e ho parlato chiaro. Mi ha risposto: “Il sesso è una cosa bellissima, ma io dal mio ragazzo mica mi accontento di quello e basta, il sesso è fondamentale, ma tu non sei un bambolotto, tu sei un uomo e io a te ci tengo da tutti i punti di vista.” Anche questa volta mi sono sentito un cretino e ho cercato di scusarmi, ma lui mi ha detto: “Zitto! Stiamo zitti per qualche minuto…” Io ho fatto cenno di sì. Il sabato abbiamo fatto sesso (sempre non rischioso) ma mi sembrava meno travolgente.

Gli ho detto: “Ieri su una cosa ti ho detto di no, ma se vuoi lo possiamo fare…” Lui mi ha risposto: “Quello che conta è che tu stai qui, con tutti i tuoi dubbi, ma tu stai qui, tutto il resto è veramente secondario, noi dobbiamo trovare un equilibrio tra noi. Non ti devi mai adeguare per principio o per necessità, non c’è niente che sia indispensabile tranne il fatto che ci si voglia bene nonostante i dubbi. E poi sabato prossimo dobbiamo andare a fare il test, così stai più tranquillo.” Mi chiedevo che fine avessero fatto quelle cose più trasgressive alle quali aveva fatto riferimento all’inizio, sembrava essere svanito tutto nel nulla.

Poi abbiamo cominciato un discorso sulla gelosia. Lui dice che la gelosia è un sentimento ambiguo, perché da un lato è un segno d’amore, ma dall’altro è un segno di possessività che è un po’ la negazione dell’amore. Ormai, se posso dire così, stiamo insieme da quasi 6 anni ma c’è un problema oggettivo che ci condiziona parecchio, ed è la distanza. Lui sta a 150 Km da me, ci vediamo una volta da lui e una volta da me, ma è una cosa stressante. In pratica passiamo insieme una notte alla settimana ma non viviamo insieme. Io i miei dubbi me li porto sempre appresso, e succede proprio perché non viviamo insieme. Devo dire che ci vogliamo bene e che i miei dubbi sono risultati sempre infondati. Una volta lui ha lasciato il telefonino a casa mia e mi sono messo a spulciarlo a fondo (lo avevo fato altre volte e a lui non dava fastidio), insomma, nel suo telefonino non c’era niente che mi autorizzasse a pensare male: nessuna app strana e nessun indirizzo sospetto, pochissimi numeri di telefono e praticamente solo di persone che conosco anche io o di cui lui mi ha parlato tanto. Nel corso di un’intera settimana ha telefonato solo un suo amico, che lo cercava, gli ho detto che aveva lasciato il cellulare a casa mia e che avrebbe dovuto chiamarlo al telefono fisso, ma la telefonata è stata assolutamente burocratica, questo amico era solo un collega di lavoro, e poi mi sono ricordato che lui me ne aveva parlato e aveva detto che è sposato e ha due figli, quindi niente di pericoloso dal mio punto di vista.

Insomma, Project, io lo vorrei con me sempre, un po’, lo confesso, anche per controllarlo meglio, ma soprattutto per vivere effettivamente insieme. Lo stress del viaggio è notevole e quando so che lui è in viaggio per venire da me, io sto sulle spine perché ho sempre paura che possa avere qualche incidente. Ancora adesso che ci conosciamo ormai da sei anni io ho paura di non capire i suoi comportamenti, e soprattutto il suo modo di vivere il sesso, temo che possa essere scontento, deluso, temo di essere poco corrispondente al suo modello di sessualità, lui, in effetti, non mi dà mai motivo per pensarlo, ma io lo penso comunque e ogni fine settimana, quando faccio mentalmente le differenze col fine settimana precedente, penso che qualcosa si è perduto. Non vorrei che lui mi sentisse freddo, distaccato o poco interessato, perché non è così, anche se il mio coinvolgimento è diverso dal suo.

Mi accorgo che quando c’è io un po’ lo temo, ma non dipende da lui ma da me, mi viene in testa di dirgli qualcosa ma poi non lo faccio per non turbare l’equilibrio. In questi ultimi mesi, lui ha cominciato a mangiare un po’ troppo e sta mettendo su peso, io avevo pensato di dirgli di stare attento alla dieta, ma poi mi è sembrato un rimprovero, qualcosa che potrebbe ferirlo e allora ho deciso di non dire niente, mentre forse, dirlo potrebbe servire a qualcosa. Un aspetto che mi preoccupa un po’ è il fatto che scherza sempre meno, non vorrei avergli contagiato la mia malinconia, con me parla, ma il discorso è difficile, quando è in un momento di malinconia si ammutolisce e la comunicazione cessa del tutto. Ho paura che non si fidi di me, però, lo ripeto, sento che mi vuole bene anche nei momenti grigi, in quei momenti non è probabilmente contento di se stesso e vorrebbe qualche altra cosa che non sa nemmeno definire.

In questi anni è cambiato parecchio. Mi coccola molto con le parole, con le carezze, col prendersi cura di me ma non mi permette di fare lo stesso con lui, o meglio, me lo permette ma si schermisce, si vergogna quasi dei suoi momenti di debolezza, è restio a farsi coccolare, quando fa sesso l’entusiasmo c’è ed è forte, ma dopo subentra la malinconia. In sostanza lo trovo meno diretto e istintivo di prima, meno travolgente. Lui oggettivamente non è malinconico ma quando sta con me qualche malinconia viene a galla. Di tutte queste cose io ho paura. Se ne parlassi con lui finirei per coinvolgerlo nelle mie paranoie, per mettergli addosso solo ansia e preoccupazioni inutili, se però andassi avanti come ho sempre fatto, cioè tenendomi tutto per me, finirei per tenerlo a distanza dal mio mondo più profondo e questo sarebbe palesemente ingiusto, perché fa di tutto per farmi sentire un re e con me è onesto al 100%. Che ne pensi, Project?

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