STORIA DI UNA NON COPPIA GAY

Coppie gay, difficoltà, prospettive, significato della vita di coppia dei gay
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STORIA DI UNA NON COPPIA GAY

Messaggio da progettogayforum » sabato 31 luglio 2021, 1:29

Caro Project,
vorrei portare la mia testimonianza sulla base della mia esperienza diretta, un’esperienza forse molto particolare ma che a me ha insegnato tante cose.

Avevo pensato per anni che i rapporti affettivi dovessero partire dalla dimensione affettiva per poi arrivare a quella sessuale, come se il sesso fosse il massimo possibile che si raggiunge solo alla fine della scalata. Pensavo che cambiare l’ordine delle cose, cioè partire dal sesso, fosse impossibile e comunque in qualche modo malsano, viziato in partenza. Diciamo che ho sempre avuto la tendenza sacralizzare il sesso, evitavo di considerarlo come un mezzo col quale arrivare a realizzare un rapporto d’amore, perché questa cosa mi sembrava strana ed era lontana dalla mia maniera astratta di vedere i rapporti tra le persone. Pensavo che questa mia visione teorica delle cose non sarebbe mai cambiata e che avrei potuto innamorarmi solo di uno che la pensava più o meno come me perché pensavo che non mi sarei mai adeguato ad altri standard.

Premetto che ho 36 anni, che è già un’età più che adulta, quando ero giovanissimo ho conosciuto parecchi ragazzi per i quali mi sono preso delle mezze cotte, ma in effetti non ero innamorato di nessuno di quei ragazzi proprio perché l’interesse sessuale era di fatto evanescente, voglio dire sia il mio verso di loro che il loro verso di me. Poi, a 23 anni incontro Carlo, un ventenne che mi affascina proprio sessualmente, e che è il mio ragazzo ideale. Carlo non è tipo di sublimazioni e di discorsi, a vent’anni ha un’esperienza notevole, frequenta più ragazzi e fa sesso con loro. In teoria per me dovrebbe essere un’ipotesi da scartare in partenza: troppo diverso da me! Ma Carlo è maledettamente bello, proprio nel senso di sexy, e lì le mie certezze cominciano a vacillare.

Mettendo da parte tutti i miei sani principi, mi faccio avanti con lui. Ovviamente io cerco di realizzare un approccio nel mio stile, cioè parlare molto, conoscersi bene, ecc. ecc. e il sesso tutto rimandato a dopo. Accade una cosa che non mi sarei mai immaginato, lui mi corteggia, mi viene proprio appresso come un cucciolo che vuole stare con me, mi cerca, mi vuole, ma il problema era nel fatto che anche lui si era innamorato di me in modo molto fisico, e nel suo codice di comportamento questo significava fare sesso subito. Questo fatto mi ha spiazzato. Mi sarei aspettato che un ragazzo si innamorasse di me perché sono un bravo ragazzo, perché cerco di comportarmi bene e invece Carlo era attratto da me “solo” sessualmente, almeno questo diceva.

Il ragionamento mi spingeva a non fidarmi di lui ma l’istinto mi diceva di fidarmi. Sapevo benissimo che lui aveva anche altri ragazzi, che forse tra quei ragazzi ci sarei potuto essere anche io, ma sapevo pure che lui non avrebbe lasciato perdere quei ragazzi per me, avrebbe fatto sesso anche con me ma certo non solo con me. Tra i ragionamenti teorici e le mie precedenti convinzioni da un lato e il fatto che Carlo mi tentava molto sessualmente dall’altro, ho finito per dirmi che alla fine dei conti ci si poteva pure provare, a patto però di non mettere a rischio la salute.

Carlo era raggiante, in fondo era quello che voleva. Gli metto bene in chiaro che non dobbiamo correre rischi, lui non fa una piega. Passiamo una serata travolgente e con le protezioni dovute, poi lui se ne va salutando come se in fondo non fosse successo niente. Io ci resto malissimo, penso di essere stato un deficiente o un incapace, di averlo deluso e di essere in pratica un buono a niente.

Non sento più Carlo per una settimana, poi si fa vivo di nuovo e mi rendo conto che invece la mia presenza lo aveva conquistato, che con me ci voleva stare eccome. Ci rivediamo, anche questa volta tutto travolgente ma mi sembra un po’ troppo insistente, mi vuole portare nella sua sessualità, che mi sembra un po’ strana e io preferisco la mia che è un po’diversa, lui insiste, io alla fine, ma solo alla fine, mi adatto, purché non ci siano rischi per la salute, lui sembra un po’ stranito e innervosito dalla mia resistenza.

Io penso: “Questa volta l’ho perduto!” Ma una settimana dopo lui torna all’assalto. Insiste di nuovo, questa volta gli dico subito di sì anche senza entusiasmo, alla fine è di nuovo stranito e per l’ennesima volta penso di nuovo di averlo perduto, ma dopo un’altra settimana torna all’assalto un’altra volta, questa volta non insiste e si limita a tenersi sulla mia lunghezza d’onda. Io gli accarezzo i capelli e lui mi dice: “lasciami stare i capelli, mi dà fastidio quando li accarezzi”, questa volta sono io ad essere stranito, lui se ne accorge e non solo non mi chiede scusa ma se ne va via subito senza dire niente.

Io penso per la (n+1)esima volta che l’ho perduto, ma la settimana successiva si presenta a casa mia senza preavviso, sale da me, facciamo un po’ di sesso, lui questa volta non è insistente, poi si ferma a parlare un po’, mi dice che non sa quanto si può fidare di me, nota che lo ascolto come un oracolo, poi mi racconta un po’ di sé, ma cose molto superficiali, a un certo punto si interrompe e mi dice che deve andare. Quando se ne va mi chiedo che senso abbia tutto questo, se l’ho frenato, l’ho offeso e cose del genere, questa volta però non ho la sensazione di averlo perduto.

La volta successiva mi lascio andare a fargli una specie di predica dopo il sesso e mi dice che sono un ipocrita che fa tante chiacchiere. Io non cerco di difendermi, perché so che ha ragione e questo lo spiazza, lui mi guarda e mi dice: “Almeno lo ammetti!” I nostri incontri si diradano, evidentemente lui è attratto da altri ragazzi, dopo qualche mese i nostri incontri diventano di nuovo più frequenti, evidentemente al momento Carlo non trova di meglio di me, almeno questo è quello che penso io.

Un giorno viene da me senza preavviso, è di umore nero, un ragazzo a cui lui teneva lo ha lasciato di punto in bianco e lui ci sta malissimo, piange proprio di disperazione e di rabbia, dice che lui non riesce mai a tenersi le persone che gli vogliono bene, andiamo a casa mia, facciamo l’amore in modo molto tranquillo e lui si addormenta sul divano, io gli metto una copertina addosso, ma dopo una mezz’ora si sveglia e se ne va salutandomi con la mano un attimo prima di uscire di casa.

La settimana successiva è di nuovo da me, mi racconta di un’infanzia di sostanziale abbandono, delle bande di ragazzini dominate da ragazzi più grandi e del fatto di essere stato più volte oggetto di attenzioni sessuali non gradite da parte di quei ragazzi, al limite della violenza sessuale, dei sentimenti ambigui che provava, delle forme di amore-odio e di attrazione-repulsione verso gli altri ragazzi, del non avere avuto una vita familiare e del non avere in pratica mai avuto un’affettività, di una bocciatura nella scuola media dopo essere stato considerato in un disadattato patologico, poi degli anni del liceo e di una prof anziana del primo anno che gli dà fiducia e che lo salva da una seconda bocciatura. Io non sapevo che dire, l’ho solo abbracciato e gli ho messo una mano in testa, ma mentre lo facevo pensavo che a lui non piaceva essere accarezzato sui capelli, ma lui non mi ferma e allora lo stringo in modo affettuoso.

Lo guardo dritto negli occhi e si vede che è contento, si appoggia a me, poi lentamente finiamo a fare l’amore ma questa volta è proprio un’altra cosa, Carlo si sente capito e non giudicato, alla fine esita un po’ prima di andarsene, poi se ne va senza dire nulla ma era contento ed ero contento anche io. Carlo, che a prima vista sembrava arrogante e dittatoriale, se non temeva di essere aggredito, ti prendeva sul serio. Il contatto sessuale, per lui, era un modo di sentirsi accettato. Anche in quell’occasione abbiamo fatto l’amore e lui c’era eccome. Quando è andato via gli ho detto: “Sto bene quando ci sei!” Lui mi ha risposto: “Tu di me non sai nulla!”

La volta successiva mi ha chiesto che siti porno usavo e che video vedevo, io ero imbarazzato, ma lui mi ha detto: “Sii onesto!” e io gli ho risposto onestamente, poi mi ha parlato delle sue fantasie nelle quali ricorrevano spesso i ricordi delle cose che aveva subito nell’infanzia e nella primissima adolescenza, evidentemente queste fantasie lo ossessionavano, lui le vedeva quasi come un segno di degrado morale.

Io gli ho detto che le uniche cose negative, nel sesso, sono legate alla coercizione dalla libertà altrui, alla strumentalizzazione della persona e al trarre vantaggio dalla debolezza altrui. Lui mi ha detto: “Io a queste cose ci penso eccome.” Gli ho chiesto: “Ma le fai?” Lui ha alzato il sopracciglio e mi ha detto: “Le farei.” Io ho insistito: “Ma le fai?” e lui ha detto: “Non le ho mai fatte ma potrebbe succedere…” Gli ho risposo: “Ma pure io domani potrei fare cose terribili, in teoria tutto è possibile.” E lui mi detto: “Ma io potrei farlo veramente…” e qui ho cercato di tagliare corto: “Ma tu ti devi sentire un caso patologico per forza? Ti devi colpevolizzare pure delle cose che non hai mai fatto?”

Lui non ha lasciato cadere il discorso ed è entrato nello specifico, voleva sapere se avevo mai pensato a cose specifiche che a lui venivano in mente, io gli ho detto sinceramente di no e lui mi ha detto: “Allora lo vedi che sono cose patologiche…” Io gli ho detto che non ci vedevo niente di patologico e allora mi ha chiesto di immaginarmi una storia tipo quelle che venivano in mente a lui, io ci ho provato, ma lui mi ha fermato dopo poco, dicendomi che si vedeva che la stavo costruendo per lui e non per me, ed era così. Mi ha chiesto di fare sesso con lui e lo abbiamo fatto, alla fine mi ha detto: “Allora non ti ho fatto schifo!” E io l’ho guardato con tanto d’occhi, come per dire: “Ma che stai dicendo?”

Era molto provato da un pomeriggio così anomalo e se n’è andato salutandomi con la mano. Quando pensavo che fosse rientrato a casa sua gli ho mandato un sms: “Ti voglio bene.” Non ci ho messo nemmeno il punto esclamativo finale. Non mi aspettavo che mi rispondesse e in effetti non ha risposto.

Le volte successive, anche se molto lentamente, il dialogo è diventato via via più diretto ed esplicito ma non è mai stato una costante dei nostri incontri. Lui sapeva che con me poteva parlare di tutto ma non “doveva” parlare di tutto. Io della sua vita di quando lui non stava con me non sapevo nulla, sapevo che aveva altri ragazzi ma sapevo anche che non dovevo fare domande. Piano piano i nostri contatti sessuali si sono standardizzati, nel senso che non ha più insistito per farmi fare questo o quell’altro, semplicemente si è adattato al mio modello, io penso che con me si fosse adattato al mio modello e che con altri ragazzi si prendesse altre libertà.

Io ho riassunto in poche parole tutto un percorso che è durato anni e che per me non è stato affatto semplice da gestire. La nostra relazione dura da 7 anni, ci sono stati cambiamenti profondi, ormai Carlo ha 27 anni, ho temuto tante volte che potesse abbandonare l’università a metà e ci è andato molto vicino, ma quando vedeva l’orlo del precipizio reagiva e si rimetteva a studiare seriamente, si è laureato a ha anche trovato lavoro, un lavoro che non gli piace ma che, se volesse, gli permetterebbe di essere autonomo. Ha ovviamente anche altri ragazzi, lo dice, ma io ovviamente io non ne so nulla, ma lo vedo molto più sereno di qualche anno fa, molto più libero, direi molto più tranquillo interiormente.

Ogni tanto mi dice anche “ti voglio bene” ma sta attento a dirlo in un modo piuttosto distaccato e formale. Penso di essere diventato uno degli elementi ormai stabili della sua vita. Da quando lavora è più stressato, meno portato a fantasticare, nel bene e nel male, rispetto a quello che accadeva prima, ma non lo vedo più spento ma piuttosto più adulto, molto meno disposo a mettere in crisi le certezze faticosamente guadagnate.

Io, di fatto, non ho un compagno, il modello matrimoniale non va bene né per lui né per me, abbiamo trovato un nostro equilibrio, basato sul fatto che ormai ho accettato che lui abbia altre vite parallele. Dai rari cenni che ne fa non sembrerebbe essere veramente travolto da quelle cose, ma non è travolto nemmeno da me. Il suo equilibrio si regge su più punti fermi e uno, forse, sono io.

Che cosa provo a stare con lui? Beh, in questa domanda c’è un presupposto sbagliato, io non sto con lui nel senso di coppia, gli voglio bene, o almeno penso di volergli bene. È raro che parliamo seriamente e quando succede mi rendo conto che ha un’immagine di me lontanissima dalla realtà, ma in fondo non è nemmeno detto che per stare insieme come ci stiamo noi sia necessario capirsi veramente.

Penso di volergli bene, ormai si è creata un’abitudine, una tradizione per la quale ogni tanto ci si vede e si fa un po’ di sesso. Quello funziona, e qualche volta si riesce anche a parlare un po’ più seriamente, oggettivamente finisce proprio tutto qui, quello che conta è il valore che uno dà a queste cose, io prima mi ponevo domande, pensavo al futuro, ma adesso non lo faccio più, quello che succede succede, io aspetto che mi chiami e aspetto senza nessuna ansia, se e quando mi chiamerà sarò contento di esserci, altrimenti piano piano mi dimenticherò di Carlo. In effetti, non vedo che altro posso fare al di là di esserci, il resto non dipende da me.

Forse proprio nei primissimi tempi qualche progetto su Carlo lo avevo fatto, ma lui è fatto a modo suo, o lo prendi com’è o lo lasci, l’idea di farlo ragionare in un altro modo è del tutto insensata. Io non sparisco perché quando ci vediamo io ne sono contento e penso pure lui, sembra poco, ma a questo livello è tutto vero. Francamente non vorrei stare con un altro ragazzo, anche se in effetti non sto nemmeno con lui, ma con lui in qualche modo almeno, un rapporto autentico c’è.

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