GAY E AMICI ETERO

Coppie gay, difficoltà, prospettive, significato della vita di coppia dei gay
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progettogayforum
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GAY E AMICI ETERO

Messaggio da progettogayforum » venerdì 1 ottobre 2021, 20:18

Ciao Project,
giorni fa mi ha colpito una frase su una mail di un ragazzo che diceva che il suo ragazzo deve essere prima di tutto un amico vero. Io ho avuto ragazzi e anche amici, ma non so quanti di loro sono stati anche miei amici veri, probabilmente pochissimi. Ho detto una banalità, lo so, penso che comunque l’amicizia vera sia una cosa rara e questo si era capito.

So bene che non devo aspettarmi troppo da nessuno perché anche io penso di essere stato una delusione per quasi tutti i miei ragazzi, se non proprio per tutti, almeno qualche volta, e anche per i miei amici. In fondo tutto questo discorso serve solo a smitizzare gli innamoramenti e le amicizie, specialmente quelle non messe alla prova, e a capire che la felicità o un suo surrogato meno mitico si può trovare soprattutto nel quotidiano e nel banale, a patto che non sia poi troppo banale.

Bisogna consolarsi con quello che c’è, che non è detto che sia pochissimo. Però questo significa anche cominciare a dare un valore a tante cose che prima non si vedevano perché il mito delle cose travolgenti e totali polarizzava tanto l’attenzione da non farci vedere niente altro.

Non ti racconterò certo una storia d’amore travolgente, che non è cosa per me, e poi in giro ce ne sono pure troppe, ma solo una piccola storia di rispetto e di affetto tra persone che non hanno fuso le loro vite, che anzi hanno continuato ad andare ciascuno per la propria strada, ma che ci hanno trovato un valore in più perché si sono incontrate.

Project, io ti parlerò della mia amicizia con un ragazzo, ma potrebbe anche essere una ragazza, qui, finalmente, il sesso non c’entra! Per carità, non ho niente contro il sesso, ma spesso promette cose che poi non mantiene affatto, il che non vuol dire che è sempre una delusione ma soltanto che probabilmente promette troppo. Certe amicizie invece non promettono niente, sono piccole cose ma ti aiutano ad andare avanti e a capire tanti aspetti della vita.

Nell’Aprile del 2011, io ho 26 anni, ho vissuto tutte le classiche esperienze tipiche dei ragazzi gay: isolamento all’interno della famiglia, genitori che non sanno e non capirebbero, amici che non sanno e che non capirebbero, ecc. ecc., tanta fantasia, tanta pornografia, tante storie lette sul tuo forum, tante mezze storie accennate più che cominciate e tante mezze delusioni.

Tra gli amici ce n’è uno col quale mi trovo a mio agio, si chiama Guido, ci conosciamo dai tempi della scuola. Lui parla poco e anche piuttosto lentamente, non parla a macchinetta, è sempre calmo ma penso sia molto frenato e un po’ nevrotico, non è un leader, non partecipa granché alle discussioni, ascolta e ricorda ma non dice la sua. All’università abbiamo fatto facoltà molto diverse, io verso il giuridico, lui verso cose più scientifiche.

È l’unico mio ex-compagno di scuola col quale ho mantenuto contatti per tutto il periodo dell’università, non grandi contatti, ma ci si sentiva più o meno ogni mese e si andava a prendere una pizza insieme parlando del più e del meno. Le conversazioni non erano impegnate, non finivamo a parlare di cose personali, si parlava un po’ di politica, e lì ci capivamo abbastanza, e anche un po’ di cose di studio sue e mie. Alla fine della pizza non ci siamo mai trattenuti a parlare a lungo, semplicemente ci salutavamo e tornavamo a casa, il tutto era apparentemente molto banale.

Preciso che Guido secondo me non è un bel ragazzo, non sono mai stato interessato a lui sotto quel punto di vista. Non sapevo nulla della sua vita privata, cioè non sapevo se fosse gay o etero e nemmeno me lo domandavo, tanto più che di quegli argomenti non si parlava mai. Quando ci sentivamo mi faceva piacere, perché sapevo che avrei passato una serata tranquilla. Quando mi vedeva meno tranquillo mi incoraggiava ma in modo generico, non mi faceva domande, era molto rispettoso del mio privato e d’altra parte non mi parlava mai del suo.

Quando mi chiamava al telefono era molto sintetico e comunque mi chiamava raramente, in genere mi chiamava lui, io non lo chiamavo mai perché sapevo che prima o poi lo avrei risentito. In quegli anni io vivevo le mie prime storie coi ragazzi alternando alti e bassi sulle montagne russe dell’amore. Certe volte avrei voluto parlare di queste cose con Guido, poi mi dicevo che lui non avrebbe capito e lasciavo perdere, i rapporti con Guido erano una cosa a parte, non intrecciata con la mia vita amorosa.

Una sera usciamo per la solita pizza e noto che porta la fede al dito, non una fedina, ma una classica fede matrimoniale di tipo tradizionale, gli chiedo come mai e mi dice che si è sposato 15 giorni pima ma non mi aveva detto nulla per non farmi sentire in obbligo in nessun modo, io resto perplesso del fatto che me lo abbia detto solo a cose fatte, ma lui cambia subito discorso e mi propone una cosa che non mi sarei mai immaginato, cioè mi propone di andare una sera a cena a casa sua, io capisco che ci tiene molto e accetto, poi però lui cambia di nuovo discorso e finiamo a parlare delle solite cose.

La settimana appresso vado a cena a casa sua, mi presenta la moglie, Lucia, una ragazza giovane e molto carina, che mi tratta molto familiarmente e mi mette a mio agio in un modo che non avrei mai immaginato. Guido e Lucia sono una coppia tranquilla, direi che l’aria che si respira a casa loro è di serenità. La cena è ottima e molto familiare e la conversazione è leggera e gradevole, in sostanza una bella serata.

Alla fine Guido mi accompagna alla macchina e gli dico: “Sono stato proprio bene e sono contento per te e per Lucia!” E glielo dico con piena convinzione, lui me lo legge negli occhi e mi sorride, lì ho capito che teneva veramente al mio parere. Poi ci siamo salutati nel solito modo. Nei mesi successivi abbiamo continuato a vederci coi ritmi di sempre, in pratica tra noi col suo matrimonio non è cambiato nulla.

Nel frattempo io avevo cominciato la più lunga e la più tormentata delle mie storie con un ragazzo (Lucio). Di Lucio non ho detto nulla a Guido, un po’ perché volevo che quelle restassero cose mie e volevo comportarmi anche io con lui come si era comportato lui con me, e un po’ perché non sapevo come avrebbe reagito.

Nel Marzo 2018 la storia con Lucio è andata in crisi e io sono caduto in un periodo molto nero. Guido lo ha notato, capiva che era successo qualcosa che mi aveva messo in crisi, me ne ero reso conto perché era più premuroso nei miei confronti, mi chiamava più spesso al telefono anche se ormai era diventato due volte papà e aveva da pensare alla famiglia.

Una sera usciamo in un momento in cui ero veramente in difficoltà e mi dice semplicemente: “Che è successo?” Io gli dico: “Col mio ragazzo abbiamo rotto…” Lui non si scompone assolutamente ma resta in silenzio aspettando che io gli dica il resto e allora io vado avanti, lui non mi interrompe. Alla fine mi dice solo: “Non te la prendere con Lucio, lui può non avere capito niente e potrebbe starci male anche lui…” Questa ultima cosa mi ha fatto accendere una lampadina nel cervello e gli ho chiesto: “Tu che faresti?” Mi ha risposto: “Io lo chiamerei subito.” Gli ho detto: “Adesso?” E lui mi ha risposto: “Sì”.

Io ho preso il cellulare, sono uscito dalla pizzeria e ho chiamato subito Lucio. Lucio era in crisi peggio di me e era evidente che eravamo entrambi contenti di risentirci. Dopo 40 minuti ho visto Guido uscire dalla pizzeria con due pizze da asporto, una l’ha data a me e mi ha detto sottovoce: “Io vado a piedi, tu pensa a Lucio…” Io ho continuato a parlare con Lucio e abbiamo ricominciato a vederci e alla fine è stata una cosa positiva, perché stavamo male entrambi e per ragioni soprattutto di puntiglio. I problemi con Lucio si sono risolti, almeno sul momento, e entrambi abbiamo riguadagnato un po’ di serenità.

Circa un mese dopo ho rivisto Guido e gli ho detto che il problema con Lucio era superato, lui mi ha detto solo: “Mi fa piacere.” E ha sorriso, poi abbiamo parlato d’altro. Il problema che io Lucio fossimo due ragazzi non è stato mai preso in considerazione, per Guido era del tutto irrilevante. Guido non è quello che ascolta i miei problemi d’amore, ma uno di cui mi fido e che tante volte mi capisce al volo senza che io abbia nemmeno bisogno di parlare, lui sdrammatizza le cose anche con il non parlarne troppo. Non ama il bla bla, è operativo, se devi fare una cosa, per lui, la devi fare e basta, senza metterti a ragionarci sopra a vuoto.

Sono andato di recente a cena a casa sua e ho visto che lui ha un modo di trattare Lucia che mi incanta, non è espansivo ma rassicurante, è l’uomo del fare più che del parlare, quando sono arrivato era in cucina con Lucia e stavano cucinando insieme. Se devo pensare a un modello di coppia felice penso a Guido e Lucia, loro sono etero, ok, hanno figli, ma soprattutto non si creano problemi stupidi, chiacchierano poco e si impegnano insieme. Mi dispiace dirlo, ma tra i gay una cosa del genere è piuttosto rara, anche se penso che sia rara pure tra gli etero.

Vorrei che il mio rapporto con Lucio fosse simile a quello di Guido e Lucia, ma noi non siamo a quel livello, siamo ancora due galletti che si beccano o due ragazzini non cresciuti che hanno conservato l’abitudine di fare la lotta tra di loro. Piano piano stiamo imparando ma penso che la strada sarà ancora lunga. Lucio è un po’ geloso di Guido e io gli dico: “Ma Guido ha moglie e due figli!” e lui mi risponde: “Mh … forse, ma mi sa che non me la conti giusta!” e poi si mette a ridere e si mette a inseguirmi per tutta la casa.

La tecnica del parlare poco tipica di Guido funziona anche tra me e Lucio, a Lucio piace parlare, ma adesso parla meno e tra noi ci sono più gesti affettuosi, quando viene da me andiamo insieme a fare la spesa al supermercato (un supermercato piccolo) e le signore che incontriamo ci guardano con curiosità, perché non sono abituate a vedere due uomini insieme al supermercato a fare la spesa, a un certo momento mi sono sentito un po’ troppo osservato da una signora anziana e sono stato un po’ in imbarazzo, e allora, per cavarmi dall’impaccio e anche un po’ per ridere, ho cercato di fare passare me o lui per un giovane papà e gli ho detto a voce alta: “Ricordati di prendere i pannolini!” E lui mi ha risposto: “Ma non ne hai bisogno!” E la signora ci ha guardato molto perplessa!

Concludo qui, ovviamente, Project, fai della mail quello che credi, i nomi sono tutti di fantasia.

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