UNA COPPIA DI INSEGNANTI GAY

Coppie gay, difficoltà, prospettive, significato della vita di coppia dei gay
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progettogayforum
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UNA COPPIA DI INSEGNANTI GAY

Messaggio da progettogayforum » domenica 17 ottobre 2021, 19:26

Caro Project,
da pochissimi giorni ho compiuto 40 anni! Lo so che ci passano tutti e in fondo le cose mi sono andate abbastanza bene, ho un compagno che ha 42 anni e stiamo insieme da più di 15, quindi non mi posso lamentare. Oggi mi sono fermato a guardare le nostre foto di 15 anni fa e siamo quasi irriconoscibili. Come passa il tempo! Scappa via così veloce che quasi non te ne accorgi, si cambia ogni giorno e non solo fisicamente, si cambia anche dentro, si cresce, cioè si invecchia, che non è tutto negativo, perché invecchiando metti da parte tanti complessi e tante cose stupide e impari ad andare all’essenziale. Il mio compagno si chiama Dario, ormai il nostro rapporto dovrebbe essere a prova di bomba, abbiamo passato 15 anni insieme e non siamo solo compagni nella vita ma siamo anche colleghi di lavoro, siamo entrambi insegnanti e insegniamo nella stessa scuola. A scuola ci comportiamo come due colleghi, un po’ più amici di come succede di solito tra colleghi, ma non arriviamo mai a scuola nello stesso orario, ma entriamo sfalsati sempre di una distanza di circa cinque minuti, ufficialmente non conviviamo, perché abbiamo ciascuno una casa propria, ma in pratica stiamo sempre o lui a casa mia o io a casa sua. Insegniamo materie diverse e almeno parzialmente abbiamo delle classi in comune, ma a scuola siamo solo due colleghi di lavoro. Questo regime prudenziale, però, ci ha tenuti al riparo dai pettegolezzi, siamo entrambi molto formali sia con i colleghi che con gli studenti. A scuola pensiamo soltanto alla didattica, ci considerano bene forse anche perché non diamo confidenza a nessuno, comunque non è della scuola che ti voglio parlare ma della paura di diventare vecchi. Dario è più grande di me ma si è mantenuto molto meglio di me, lui va in palestra, io non ci vado perché mi sentirei un pesce fuor d’acqua. Un po’ mi dispiace che non si possa andare insieme a fare la spesa, sembra una misura prudenziale eccessiva, ma pensa che succederebbe se ci beccasse insieme al supermercato qualche nostro alunno e peggio qualche collega! Diciamo che il mondo nostro comincia quando ci chiudiamo alla spalle la porta di casa. Siamo entrambi figli unici di genitori settantenni che non sanno niente di noi! E questo è il punto più dolente di tutta la faccenda. Nei rapporti con i genitori abbiamo avuto delle storie piuttosto simili, abbiamo cominciato a lavorare presto e sia lui che io, la prima cosa che abbiamo pensato è stata di comprarci un casetta, magari piccola piccola, proprio per andarcene via da casa il più presto possibile. Non che a casa dei genitori ci stessimo male, anzi! Ma la nostra libertà ci serviva. Abbiamo mantenuto buoni rapporti coi nostri genitori, ma né lui né io abbiamo mai pensato (ma proprio mai!) di fare coming out con loro perché se lo avessimo fatto avremmo creato a loro molti falsi problemi. Certo, così abbiamo qualche complicazione in più, a casa abbiamo in vista solo un letto singolo, il secondo è ripiegato nello stanzino e lo tiriamo fuori quando stiamo insieme, con qualche piccolo problema legato al fatto che due lettini singoli con due materassi singoli non sono affatto come un letto matrimoniale con un materasso unico, ma alla fine ci si abitua anche a quello. Anni fa i miei venivano a casa mia e anche i genitori di Dario, andavano a trovarlo, poi hanno pensato che potevano essere inopportuni (forse pensavano che noi ci ricevessimo qualche ragazza) e non lo hanno fatto più. Io e Dario andiamo dai nostri genitori nello stesso giorno, la Domenica, negli altri giorni ce ne stiamo per conto nostro. Il fatto di avere due case ha un costo, se vivessimo insieme risparmieremmo parecchio (tutte le utenze, la tari, condominio e riscaldamento) però il fatto di avere due case ci rassicura sul fatto che se stiamo insieme non è per necessità, perché ciascuno, volendo, se ne potrebbe andare a vivere per contro proprio. Noi non abbiamo problemi legati all’eredità dei nostri genitori, quando sarà, perché siamo figli unici, e quando sarà avremo molto di più di quello che ci serve per vivere, ma allora, penso saremo vecchi o quasi, quindi è un problema che al presente non ci tocca, ma “dopo” quando non ci saremo più nemmeno noi non avremo eredi, sembrano problemi lontani, qualche volta comincio a fantasticare su un’adozione, ma nella realtà mi sento molto frenato e anche molto immaturo per una cosa del genere e poi dovrebbe essere una scelta fatta in due rendendosi conto di quello che si fa. Se si vuole fare qualcosa di buono ci sono anche tante altre strade, in effetti l’idea che un bambino o una bambina adottata possano sentirsi condizionati dal fatto di avere due genitori gay c’è ed è anche oggettiva. Di amici ne abbiamo ma in pratica solo online, intendo dire di amici gay, li vediamo molto di rado perché non sono della nostra regione, ma quando vengono da noi si passa qualche giorno in giro per i monti, poi ci sono i colleghi della scuola, che però ci gestiamo di necessità separatamente, tenendoli il più possibile a distanza. Non andiamo mai alle gite scolastiche con la scusa dei genitori vecchi, per evitare contatti troppo ravvicinanti con i colleghi, che possono portare a discorsi su argomenti troppo privati. A scuola, alle riunioni del collegio, ci sediamo in posti lontani e non interveniamo mai. Ascoltiamo evitando di annuire o di scuotere la testa, ascoltiamo tutto in modo assolutamente neutro, evitiamo combriccole e camarille di qualsiasi tipo, non parliamo di politica o di pettegolezzi, salutiamo tutti nello stesso modo. Nelle ore libere correggiamo i compiti, ci prepariamo le lezioni, e non ci facciamo coinvolgere in chiacchiere. Molto delicato è il rapporto coi ragazzi, che deve essere per forza formale, non per i ragazzi, ma perché i ragazzi hanno dei genitori e bisogna starci attenti. Mi chiedo se tra i nostri alunni ci sono stati ragazzi gay, i dati statistici ci dicono che ce ne sta almeno uno per classe, ma io non ne ho mai identificato nemmeno uno e nemmeno Dario. L’anno scorso c’era un ragazzo che forse aveva capito qualcosa di me e Dario, non ne ha mai accennato a nessun livello, ma nei nostri confronti aveva un occhio di riguardo molto particolare, era un ragazzo molto bravo e non aveva certo bisogno di farsi notare dai professori e poi il suo modo di fare era decisamente “alla pari”, cioè lui non usciva dal ruolo di studente ma mi salutava a distanza aprendo la mano come per dire salve! E lo faceva solo con me e con Dario e noi istintivamente gli rispondevamo esattamente non lo stesso gesto, era diventato un po’ qualcosa di simile ad una specie di parola d’ordine. Non ho mai visto quel ragazzo con una ragazza e non l’ho mai visto ridere o divertirsi veramente, guardava un po’ le cose dall’alto e da lontano. Ecco, quello è stato l’unico ragazzo che penso abbia capito qualcosa di me e Dario, ma quest’anno non si è più visto. La mia vita con Dario è tranquilla, sostanzialmente routinaria, ma non nel senso balordo, ma nel senso che è tutto più o meno programmato, io so come si comporterà lui in ogni situazione e lui sa come mi comporterò io. Sappiamo già che il Lunedì, il Mercoledì e il Venerdì lui viene a casa mia e che il Martedì, il Giovedì e il Sabato io vado da lui, non voglio dire che so perfino che cosa cucinerà ogni giorno della settimana, ma quasi. Lo scorso anno col covid abbiamo dovuto ridurre i contatti al minimo soprattutto perché continuavamo a vedere la domenica i nostri genitori e avere troppi contatti tra noi poteva essere rischioso, perché allora non c’era in vaccino. Quest’anno abbiamo cercato di vaccinarci il più presto possibile e dopo abbiamo avuto molta più autonomia. In affetti viviamo la nostra vita in una specie di clandestinità, ma la viviamo senza vere rinunce. Certo è che abbiamo sostanzialmente una doppia vita, una vita nostra, tutta privata, e una vita esterna, coi nostri genitori, coi colleghi e con gli alunni, ma credo che di questa doppia vita non si potrebbe fare a meno comunque. Ci ho pensato a livello di pura ipotesi ma è un gioco pericoloso come la roulette russa. Le leggi proibiscono la discriminazione come proibiscono di rubare, ma le discriminazioni ci sono lo stesso e rubare, nelle sue tante possibili articolazioni, per tanta gente è un fatto del tutto fisiologico. Quindi io e Dario non possiamo che andare avanti così, ma così va più che bene. Una sola cosa mi fa malinconia: stiamo invecchiando, lui meglio di me, ma stiamo invecchiando. Prima noi eravamo i giovani, i ragazzi, quelli che avevano sempre qualcosa da ridire, quelli contro, quelli sempre pronti a contestare, ma ormai siamo già oltre i 40! Mi pare quasi incredibile. Non siamo più ragazzi, ormai siamo uomini adulti, tutti i problemi legati all’essere gay li abbiamo superati, salvo quello del coming out, perché quello non è un problema specifico nostro, ma dipende da quello che abbiamo intorno, adesso ci resta una tranquilla routine gay. Non sono stanco di questa vita, mi piace, è quello che volevo: tranquillità, stabilità e potermi godere con Dario quello che la vita ci presenta giorno per giorno. Non invidio nessuno. Io e Dario abbiamo realizzato il nostro sogno, il nostro modo di essere gay.

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