COPPIE GAY E OSCILLAZIONI DI UMORE

Coppie gay, difficoltà, prospettive, significato della vita di coppia dei gay
Rispondi
Avatar utente
progettogayforum
Amministratore
Messaggi: 5980
Iscritto il: sabato 9 maggio 2009, 22:05

COPPIE GAY E OSCILLAZIONI DI UMORE

Messaggio da progettogayforum » martedì 25 ottobre 2022, 19:08

Ciao Project, comincio con una breve presentazione, ho 30 anni, per mia fortuna ho un lavoro stabile e vivo da solo, non per particolari problemi familiari ma perché il mio lavoro mi ha portato lontano dai miei genitori, che non sanno di me e con me parlano di mille cose ma mai del mio futuro, cioè non danno affatto per scontato che io debba avere una ragazza, quindi potrebbero anche avere capito, ma comunque non sono invadenti e non fanno domande.
Nella città in cui lavoro ormai da quasi 4 anni, la mia vita ha avuto una svolta, ho conosciuto un ragazzo che ha cinque anni più di me e con lui è cominciata una storia. Dico subito che è una storia che di classico non ha proprio niente, non saprei nemmeno se definirla una storia. Lui (lo chiamerò Tommy) ha avuto una storia familiare molto complicata, mentre io, in sostanza, non ho avuto problemi in famiglia. Quando ci siamo conosciuti, anche se lui aveva cinque anni più di me, lo vedevo veramente in crisi, faceva discorsi terribili e non li faceva per fare colpo su di me ma perché gli sembrava di non avere nessuna prospettiva, aveva abbandonato l’università praticamente poco prima della laurea magistrale ma aveva fatto quasi tutti gli esami anche se con tempi lunghi, doveva essere intervenuto qualche fatto nuovo che lo aveva messo in crisi. Quando ci siamo conosciuti lui tendeva a considerarsi un fallito irrecuperabile, diceva che si sentiva da meno dei suoi colleghi dell’università e che si portava appresso una specie di marchio di famiglia negativo dal quale non si sarebbe mai liberato. Non credo di essere mai stato oggetto d’amore da parte sua, forse di attrazione sessuale sì, ma non penso che si sia mai innamorato di me, mentre io mi ero innamorato di lui e l’idea che potesse fare qualche sciocchezza di quelle senza rimedio mi distruggeva dentro. I suoi discorsi erano tutti al negativo, in pratica penso che fosse parecchio depresso. Ci siamo conosciuti su una chat di quelle per incontri ma si capiva subito che lui non era come gli altri, non stava lì per divertirsi ma ci stava per disperazione, per cercare qualcuno che lo stesse a sentire e che in un modo o nell’altro gli rimanesse vicino e penso che tutti quelli che aveva incontrato prima di me lo avessero allontanato proprio per il tono depresso e senza spiragli di luce della sua conversazione. Abbiamo cominciato a parlare, mi ha chiesto l’età e io gliela ho detta e lui mi ha detto la sua senza barare ma in modo quasi rassegnato dando per scontato che avrei tagliato la corda anche io in tempi molto brevi, ma così non è successo. E abbiamo cominciato a parlare tutte le sere per ore e ore, cominciavamo verso le sei e finivamo alle due di notte e oltre. Mi colpiva perché era onesto, mi diceva cose vere, anche quelle che potevano non metterlo in una buona luce. Non mi ha mai chiesto una foto né io l’ho chiesta a lui, era evidente che il rapporto era nato su un’altra base. Io ero più piccolo di lui ma sembrava che fosse il contrario, lui mi stava a sentire, si rendeva conto che non lo avrei lasciato al suo destino. Piano piano la situazione si è sciolta. Sapevamo che stavamo nella stessa città e a un certo punto mi ha chiesto se mi andava di incontrarlo, specificando che “parlare guardando in faccia un’altra persona è molto più facile”. E così ci siamo dati un appuntamento. Io conoscevo solo la sua voce che mi piaceva moltissimo ma non sapevo che cosa potevo aspettarmi, un po’ cercavo di immaginarmelo a fantasia ma avevo anche paura che non mi sarebbe piaciuto e poi non sapevo se io sarei piaciuto a lui. Ci siamo incontrati in un giardino pubblico e quando l’ho visto lo avrei abbracciato subito istintivamente, ma sapevo che non potevo farlo, e mi sono trattenuto. Project, non sto raccontando favole, era proprio bello, un po’ il ragazzo che avevo sempre sognato, si è seduto vicino a me con un certo imbarazzo, era evidente che io non avevo fatto colpo su di lui, o almeno così mi sembrava. Lui aveva cinque anni più di me ma sembrava molto più giovane della sua età, aveva ancora il modo di fare dei ragazzi. All’inizio ho notato che non sorrideva, non faceva mai la faccia dura ma non sorrideva, non mi guardava negli occhi, forse proprio perché non avevo fatto colpo su di lui. La voce, dal vivo, era bellissima. Il colloquio era imbarazzato ma il fatto che ci trovavamo in imbarazzo in due, magari per ragioni diversissime, ha reso quel primo contatto personale qualcosa di assolutamente imprevedibile e inaspettato. Volevo andare con lui al bar a prendere un’aranciata o un cappuccino, ma non ha voluto, siamo rimasti per un po’ a parlare seduti sulla panchina, la conversazione faccia a faccia era molto più difficile, a un certo punto mi ha detto: “Io adesso vado”, poi ha aggiunto: “Se vuoi ci sentiamo stasera come al solito.” Io gli ho risposto: “Ti accompagno per un po’…” ma lui ha risposto in modo netto: “No! Ho bisogno di riflettere per conto mio.” E se ne è andato via. Io non sapevo che cosa pensare, mi ero immaginato tutt’altro, era un ragazzo veramente bello ma aveva un modo di fare decisamente poco comune.
La sera ci siamo sentiti ma non abbiamo parlato del nostro incontro e anche questo era decisamente poco comune. La conversazione è andata avanti come se non ci fossimo mai incontrati di persona. Gli ho chiesto di accendere la cam ma non ha voluto. Ha detto che parlare solo a voce lo aiutava a rimanere più concentrato. Nel salutarmi, alla fine della chiamata, ha fatto una cosa che non aveva mai fatto prima: mi ha chiamato per nome, io ne sono rimasto colpito perché non lo aveva mai fatto e anche io l’ho chiamato per nome. Lui mi ha risposto: “Sono contento che hai notato che ti ho chiamato per nome, ci ho pensato tanto prima di farlo, sto cercando di capire fino a che punto posso fidarmi, ma non mi fare domande. Ci sentiamo domani.” Era evidente che stava nascendo qualcosa e io mi sentivo felice, qualunque cosa fosse mi sentivo felice. La sua risposta non era stata affatto indifferente e mi era piaciuta molto.
L’evoluzione del nostro rapporto è stata lenta con momenti di pausa e anche di parziale ritorno indietro, alla fine abbiamo conquistato una fiducia reciproca che ci ha permesso di aprirci senza riserve uno all’altro. Lui era il mio unico punto di riferimento, non so se io lo ero per lui ma ero comunque un punto di riferimento importante. Io non gli avrei mai fatto un’avance di tipo sessuale, lui lo ha capito e ha preso lui l’iniziativa, ma in modo molto leggero, lasciandomi sempre la possibilità di tornare indietro. Se lui non era innamorato di me, come io penso, perché ha preso un’iniziativa sessuale verso di me? Beh, io penso che la ragione, per quanto paradossale possa apparire, fosse che nessuno, prima di me, aveva accettato di avere un contatto intimo con lui, ed è strano perché è un ragazzo molto bello, evidentemente lui stancava psicologicamente i suoi possibili partner e quelli alla fine cambiavano aria. Io non avevo cambiato aria perché ero proprio innamorato di lui, e il fatto che lui non raccontasse balle, non si facesse bello con le penne del pavone e non si credesse un Apollo, per me erano grandissimi meriti, in pratica non lo trovavo solo bello, ma anche diretto, sincero, una specie di uomo ideale. Nota bene, Project, abbiamo avuto eccome momenti di incomprensione, anche molto forte e siamo stati sul punto di mandarci reciprocamente a quel paese per parecchie volte, ma alla fine non è mai successo. L’idea di mandare a rotoli la nostra relazione a me non è mai passata per la testa e penso nemmeno a lui. Tra noi il sesso era un interesse molto importante. Mi ha detto più volte di non essere innamorato di me ma di voler comunque fare sesso con me “perché lo facevo stare bene.” In questi anni lui ha avuto anche altre relazioni ma sono durate poco. Quando mi deve frenare, perché faccio troppi discorsi zuccherosi, mi dice che sta con me solo per il sesso, ma credo che ci siano motivazioni molto diverse. Dopo che ci siamo conosciuti, lui piano piano è cambiato, ha ripreso gli studi, si è laureato e ha trovato un discreto lavoro. Fin dai primissimi tempi del nostro rapporto gli ho detto e ripetuto una cosa della quale sono convintissimo: non c’è cosa che lui non possa fare, è intelligente nel senso più profondo della parola, lui non segue un metodo esterno ma segue il suo metodo, si vede che è abituato a ragionare in modo strettamente logico e forse anche per questo sembra rifiutare la dimensione emotiva. Quando gli dico che potrà fare molto per parecchie persone lui non mi ferma e mi fa parlare, perché questo discorso lo gratifica e sa che se glielo dico vuol dire che lo penso veramente. Ecco, con lui mi sento veramente capito e posso dire che, nonostante i nostri diversi percorsi di vita, lo sento molto vicino. Quando mi rimprovera, anche un po’ aggressivamente, lui dice cose che in effetti sono vere e lo fa per correggere alcuni miei difetti che lui non sopporta, come il non parlare chiaro, l’usare perifrasi invece di dire pane al pane e vino al vino, il tenere non dico i segreti, perché quello lo ammette, ma i mezzi segreti, tipo: “io so certe cose…” e non dire quali. Mi rimprovera di essere ambiguo, ti tenere un piede in troppe scarpe, di sfuggire alle domande dirette. In effetti lui mi ha accordato la sua fiducia senza limiti e io ho fatto lo stesso e quella fiducia non è stata mai tradita né da lui né da me, se parlo con lui di una cosa so che resterà solo tra me e lui e questo è rarissimo.
Tra noi c’è stima e di questo non ho dubbi, c’è anche sesso, certe volte c’è anche altro, cioè mi rendo conto di avere un ruolo nella sua vita, ma non c’è mai un momento di tenerezza, non ci sono le famose coccole, che avevo sempre sognato, ma che non fanno parte del suo mondo. Se devo dire tutta la verità, quando mi chiama e parliamo un po’ io mi sento contento, se non lo sento per qualche giorno mi sento svuotato, svilito, ho l’impressione di non contare nulla. Non so se sono dipendente da lui, può anche darsi, però, comunque, non mi sento corrisposto nel vero senso della parola. Io devo capire che ha avuto una vita diversa dalla mia, va bene, e che quindi può avere le sue fragilità, ma poi mi sorprendo a fare io i conti sul fatto che mi convenga o meno restare con lui e questo non mi piace. È come se io stessi cambiando piano piano nei suoi confronti, se mi stessi raffreddando, come se stessi cominciando a pensare che forse potrei pure io passare oltre, ma da parte sua non è cambiato nulla. Forse io mi sono messo con lui (ammesso che lui la veda così) solo perché speravo qualcosa da lui. Il sesso l’ho avuto, ma evidentemente non cercavo quello o non solo quello. Comincio a pensare che le cose non cambieranno e che il nostro sarà sempre un rapporto a metà e magari lui si troverà un altro ragazzo e se ne andrà via.
In questo periodo oscillo tra entusiasmi e delusioni o meglio mancate gratificazioni. Parlarci? Ma se certe cose non arriva a capirle da solo, parlarne non serve a nulla. Non è che non ci sia dialogo, ma è un dialogo parziale, in pratica io posso essere un amico col quale si fa pure un po’ di sesso, ma poi finisce qui. Mi sento sballottato tra entusiasmo e frustrazione. Se ti avessi scritto la settimana scorsa tutti questi dubbi non li avrei avuti e magari potrei non averli più tra una settimana, ma su quale base? Sulla base sempre e solo della mia fantasia che interpreta messaggi che possono significare qualunque cosa. Al momento penso che andrò avanti comunque. È molto tempo che non guardo più gli altri ragazzi. Il problema è il rapporto con lui non sostituire lui con un altro. Se gli propongo una cosa (qualsiasi cosa che non sia sesso) sono praticamente sicuro non che mi dirà di no ma che mi dirà: “adesso no, ma poi lo faremo certamente.” Che è un modo per dire che non lo faremo mai. Ma quando due persone si vogliono bene come si comportano? Il suo modo di fare è compatibile con il fatto che posso contare qualcosa dal suo punto di vista? Lo so che si tratta di cose troppo personali per poterci fare sopra analogie o ragionamenti astratti, ma che vuol dire amare? Che vuol dire fare coppia? Gli sto chiedendo troppo? O forse non riesco a capirlo, a mettermi nei suoi panni? Sono solo frastornato e vorrei avere un po’ di idee chiare. Se mi chiamasse adesso mi farebbe felice, ma so che non lo farà, non per cattiveria ma perché certe cose non le capisce e mi dispiace anche per lui.

Rispondi