ANSIA IN UNA COPPIA GAY INTERGENERAZIONALE

Coppie gay, difficoltà, prospettive, significato della vita di coppia dei gay
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progettogayforum
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ANSIA IN UNA COPPIA GAY INTERGENERAZIONALE

Messaggio da progettogayforum » domenica 18 dicembre 2022, 10:46

Caro Project,
ho letto i post sul fascino di un uomo e mi sono piaciuti entrambi, sono positivi, e c’è bisogno di storie positive e di persone che si vogliono bene in quel modo, che però non è l’unico modo di volersi bene, per quanto possa sembrare strano, in certe situazioni volersi bene significa abbassare i toni e tenere gli entusiasmi sotto controllo. Capisco l’elogio della spontaneità, che è una grande virtù, che però non tutti possono permettersi, io posso essere tutto sommato abbastanza spontaneo, ma non posso lasciarmi andare troppo e devo lasciare al mio ragazzo (così lui si considera) una autonomia totale. Lui è molto più giovane di me, con me sta bene ma questo in un certo senso mi preoccupa, perché vorrei che seguisse una strada capace di portarlo verso i suoi coetanei, coi quali potrebbe costruire un rapporto molto più duraturo rispetto a quello che può fare con me. Io gli voglio bene, mi fa piacere che lui mi cerchi e mi voglia bene ma temo che questo lo distragga dal seguire una via più normale. Lui non si fa problemi di questo genere, io vorrei tanto trovare una strada per allontanarmi da lui, per uscire piano piano di scena, in modo da non creare problemi. Con lui posso parlare di tutto ma non di queste cose, perché le prenderebbe come un segno di disamore o di disinteresse anche se sono esattamente il contrario. Il dissolversi lento dei rapporti andrebbe bene anche a me, perché per me perderlo da un momento all’altro sarebbe comunque traumatico, anche se lo accetterei in ogni caso. Ho letto sul manuale il capitolo sui rapporti intergenerazionali e penso che quello che dici sia sostanzialmente giusto, ma tra la teoria e la pratica c’è un abisso. Lui è un ottimo ragazzo e non posso negare che si è comportato con me in modo perfetto, sempre, è stato attentissimo a me, alle mie reazioni, ai miei momenti di stanchezza, si è adeguato alla mia realtà come non avrebbe fatto nessun altro, quando ha avuto degli amici più stretti io ho provato un sentimento molto doppio, per un verso ero contento e lo incoraggiavo e per l’altro temevo che se ne andasse. All’inizio non ero molto preoccupato dalla sua presenza, perché non la capivo e la prendevo molto superficialmente, quando ho capito che era una cosa seria anche per lui ho cominciato a preoccuparmi perché avevo l’impressione di rubare il suo tempo, di distrarlo dalla sua strada più naturale e diretta. Ci sono stati periodi in cui non sono stato bene in salute e lui ha fatto per me quello che non avrebbe fatto un figlio. Nel mio palazzo tutti pensavano che fosse mio figlio e lui si comportava proprio così. Adesso ha 25 anni, non è un ragazzino e in teoria dovrei pensare che sa fare le sue scelte. Dopo 5 anni di frequentazione non mi ha messo da parte come io avrei temuto e desiderato allo stesso tempo, ma il rapporto tra noi si è consolidato. Adesso è un uomo, non è più un ragazzo, eppure non se n’è andato e il nostro rapporto sta cambiando piano piano, adesso capisce quello che penso, anche solo guardandomi negli occhi, e mi è praticamente impossibile nascondergli qualcosa. Lui mi dice: “Non mi forzare ad andare via. Lascia a me la scelta, ma se io resto, cerca di capire che è perché voglio restare, non sono fuori di testa, se non mi stesse bene stare con te non ci starei, di questo puoi essere certo!” Gli ho detto che però non deve sentirsi obbligato a stare a casa se vuole uscire coi suoi amici e che deve fare comunque quello che vuole e mi ha risposto che è quello che fa da sempre, che se ci sarà qualche cambiamento me lo dirà, ma quel cambiamento ancora non c’è stato. Non ti nascondo, Project, che mi trovo in una situazione paradossale, mi è capitata fuori tempo una cosa del tutto inimmaginabile, che avevo sognato per decine di anni, e adesso che quella cosa è reale io ne ho paura, penso di sbagliare tutto e soprattutto non capisco che anche lui è un uomo, anche se molto più giovane di me, io pretendo di essere sempre io a decidere per lui e per me e non capisco che forse lui vede molto più lontano. Poi l’ambiguità di fondo di quello che dico a lui e di quello che spero mi fa sentire falso. Vorrei che si risolvesse tutto come per miracolo, senza traumi e senza delusioni né sue né mie ma questo non potrà succedere. Adesso avrei tutte le ragioni per essere felice ma è come se avessi un tarlo dentro che mi dice che tutto finirà e che deve finire per il suo bene, anche se non è quello che vuole lui. Nei pomeriggi in cui resto solo perché lui sta all’università io sperimento che cosa sarebbe la solitudine se lui non ci fosse, ed è una cosa proprio brutta, anche se è una cosa alla quale ero abituato da tanti anni, ma quando lo hai conosciuto ed è entrato nella tua vita, la solitudine di prima ti sembra un esilio e nello stesso tempo non riesci a goderti a pieno la sua presenza perché hai l’impressione di rubare i suoi anni migliori. È una situazione complicata, mi trovo a sperare cose opposte e non so oggettivamente come comportarmi, perché qualsiasi cosa io faccia potrei fare danni molto grossi. Lui mi dice che non è vero e che le cose devono seguire la loro strada senza pregiudizi ideologici e potrebbe anche avere ragione. Sto provando a dirgli onestamente tutto quello che penso e certe volte mi rendo conto che lui ha molti meno pregiudizi di me e che non sta con me per caso o per sbaglio. Certe volte mi smonta con un sorriso ironico quando mi guarda sgranando tanto d’occhi come per dire che sto solo dicendo scemenze. Quelli sono i momenti che mi piacciono di più.

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