COPPIE GAY E LEGAMI DI SOLO SESSO

Coppie gay, difficoltà, prospettive, significato della vita di coppia dei gay
Rispondi
Avatar utente
progettogayforum
Amministratore
Messaggi: 5980
Iscritto il: sabato 9 maggio 2009, 22:05

COPPIE GAY E LEGAMI DI SOLO SESSO

Messaggio da progettogayforum » lunedì 2 gennaio 2023, 22:53

Caro Project,
come si fa ad accettare un compagno che non ti accetta? Perché essere partner sessuali non significa affatto accettarsi a vicenda e anche decidere di vivere insieme non significa affatto capirsi a fondo e accettarsi reciprocamente. A 35 anni, d’accordo col mio compagno anche lui 35enne, dopo molte esitazioni da una parte e dall’altra ci siamo decisi ad andare a vivere insieme e dopo poco tempo sono venute a galla tutte le incongruenze del nostro rapporto. Noi non siamo mai stati una coppia, siamo stati dei partner sessuali, questo sì, ma solo questo. Per fare sesso in due basta una buona intesa sessuale, non c’è bisogno affatto di capirsi fino in fondo. Adesso non so che fare. Che le incomprensioni ci sono è evidente ma l’intesa sessuale rimane nonostante tutto. In pratica, però, nella vita ordinaria lo sento lontano, indifferente, per non dire qualche volta addirittura ostile. Non lo odio, perché non se lo merita, ma penso di non amarlo realmente o forse non riesco a sopportare certi lati del suo carattere e allora mi chiudo nel silenzio e lui se ne va a vivere con i suoi per qualche giorno e mi molla lì con tutti i miei dubbi, non c’è mai un tentativo di recuperare il rapporto a caldo, alla fine il rapporto in qualche modo si recupera, ma dopo, quando l’irritazione è sbollita da sé da tutte e due le parti. Ma anche allora non parliamo mai per arrivare a capirci veramente, finiamo a letto per sottolineare che l’intesa sessuale c’è comunque, come se quello fosse sufficiente a trovare un equilibrio vero tra noi. Io ci resto male ma non dico niente e, forse ipocritamente, faccio finta che tutto vada di nuovo benissimo, anche se di fatto lui si tiene il mondo suo e io quello mio. Torniamo a vivere insieme nella stessa casa e le cose vanno avanti stancamente tra sesso e indifferenza. D’altra parte io non ho il coraggio di affrontarlo a brutto muso perché non so come potrebbe reagire, nel senso che potrebbe decidere di troncare definitivamente i rapporti. Mi chiedo spesso se tra noi ci può essere una vera compatibilità a livello di carattere e sono molto incerto sulla risposta. Lui è calmo e tranquillo quando gli gira bene, ma diventa aggressivo (verbalmente) quando si sente contraddetto e giudicato. Io d’altra parte, lo devo dire, sono spesso ambiguo, dico le cose a metà, insomma non ho con lui un rapporto troppo chiaro e tendo a dare a lui la colpa della mia poca chiarezza, se non proprio la colpa almeno la responsabilità morale, però lui, quando si mette in testa una cosa, non mi sta nemmeno a sentire perché è convinto di avere capito tutto anche quando ha capito poco o non ha capito assolutamente niente. Insomma, lui non dialoga ma si chiude in difesa e comincia odiosamente a mettere i puntini sulle i, cosa che io non sopporto proprio. Due settimane fa la situazione è diventata insostenibile, dal mio punto di vista, intendo, e, come ho il vizio di fare, non gliel’ho detto chiaro, ma ho continuato a parlare con lui di argomenti leggeri, come se niente fosse successo. Non so che cosa lui possa avere capito. Ci siamo lasciati un po’ freddamente, come succede spesso, lui doveva andare via per lavoro, era una cosa che sapevo da giorni, comunque quando se ne è andato ho avuto la sensazione che quella fosse una rottura definitiva, o almeno più definitiva delle altre. Poi è sparito. Non risponde al cellulare, non risponde sui social dove però è presente, evidentemente l’ha presa male e io adesso, inevitabilmente, sto preparando non dico la mia vendetta, perché non ne sarei capace (in effetti sono troppo fesso), ma la mia uscita di scena definitiva. Forse non mi sono spiegato bene, voglio dire che penso che prima o poi si farà sentire di nuovo e io allora gli dirò che non ne voglio più sapere, anche se questo comportamento mi sembra una meschinità o addirittura una colossale stupidaggine, adesso il mio risentimento mi suggerisce proprio questo. Ecco, questo è lo stato delle cose al momento. Vorrei tornare con lui? Beh, questo proprio non lo so, dal punto di vista sessuale vorrei, ma poi finirebbe tutto come prima per l’ennesima volta, però, sì, penso che in fondo vorrei. Io non so come lui mi considera veramente, non siamo una coppia ma ci frequentiamo da quasi 15 anni, però non siamo una coppia e questo è un dato di fatto. Che faresti, Project?
Dario

Caro Dario,
il tuo compagno, se vogliamo chiamarlo così, ha il suo carattere non facile da accettare. Io ho l’impressione, dalla lettura della tua mail, che in fondo ti dispiacerebbe perderlo e che il vero problema sta nel fatto che da lui vorresti di più, che il sesso è gratificante, ma ti manca una dimensione affettiva profonda. Tu stesso non arrivi a capire se questa dimensione possa o non possa esistere. Mi viene spontaneo dire una cosa che credo sia fondamentale: chiediti se per questo ragazzo sei veramente importante, non se per lui sei tutto, perché nessuno è tutto per un altro, ma se la tua presenza, in qualsiasi modo, può essergli utile, cioè può farlo stare meglio, se è così e gli vuoi bene, al di là di quello che dici in un momento di risentimento, incomprensioni o non incomprensioni, cerca di accettarlo per quello che è, di non rispondere colpo su colpo, di non rincarare la dose, magari facendogli pesare il tuo silenzio. Lui dovrebbe o potrebbe capire il messaggio e potrebbe cominciare a vedere anche altri aspetti della tua presenza e la vostra convivenza potrebbe avvicinarsi di più ad una convivenza di coppia. Dalla mail si capisce che tu in qualche modo lo temi e questo non è positivo ma non è imputabile a lui. Anche se è difficile, devi imparare a parlare chiaro, non so se se ne andrà sbattendo la porta, se lo farà, vuol dire che per lui non sei veramente una persona importante, ma se non lo farà, o se lo farà per poi ritornare magari qualche settimana dopo, allora forse il vostro rapporto avrà fatto un passo avanti. Tieni conto che se il vostro rapporto, tra alti e bassi, dura da 15 anni, non può essere una cosa superficiale, e che se lui ha voluto conservare un rapporto come quello che tu descrivi, certo, c’entra molto il sesso, ma penso che il sesso non sia una motivazione sufficiente; è difficile che un rapporto di solo sesso duri così a lungo, se una dimensione affettiva manca del tutto il rapporto si perde e anche rapidamente. In altre parole il sesso non è una questione meramente tecnica che può essere staccata dall’affettività. Al di là di affermazioni tanto perentorie quanto poco credibili, è veramente improbabile che un interesse sessuale vero e duraturo, corroborato da una sessualità gratificante, possa nascere se alla base non c’è una dimensione affettiva seria. Questa dimensione affettiva seria è il vero cemento di un rapporto di coppia. Tu stesso pensi che lui si farà sentire e che celebrerete la riconciliazione, più o meno formale che sia, andando a letto insieme. Se tu stesso pensi nonostante il risentimento che non lo vorresti comunque perdere, è molto probabile che anche lui pensi lo stesso. In fondo i battibecchi fanno parte della dialettica ordinaria dei rapporti di coppia, parlo proprio di rapporti di coppia, magari di una coppia non esclusiva e con parecchi alti e bassi, ma non si mantiene un rapporto per 15 anni se manca un interesse affettivo di fondo. Tira tu le conclusioni.
Project

Alyosha
Utenti Storici
Messaggi: 2477
Iscritto il: mercoledì 20 ottobre 2010, 0:41

Re: COPPIE GAY E LEGAMI DI SOLO SESSO

Messaggio da Alyosha » giovedì 5 gennaio 2023, 8:48

Leggo la risposta di Project e mi rilassa molto. In effetti ha questa capacità di consigliare senza esprimere giudizi sulle persone o sulle cose che è sempre molto preziosa per chi legge, perché da modo innanzitutto di sentirsi compreso e accettato. Vorrei fare qualche considerazione generale sperando possa servire a ridimensionare il problema.
Se si stava meglio prima della convivenza probabilmente occorre innanzitutto rimettersi al punto di partenza per così dire. Il modello "classico" di emancipazione dalla famiglia per cui ci si separa dal nucleo di appartenenza per crearne uno nuovo è ormai ampiamente datato credo per qualsiasi persona, ma è assolutamente improponibile per un gay. Dal mio punto di vista esiste innanzitutto un'esigenza di staccarsi materialmente da quel nucleo (intendo banalmente andare a vivere da solo) che è la premessa per qualsiasi convivenza futura. Imparare a stare da soli è la prima condizione per poter stare con il futuro partner. Dal tuo discorso ho capito che lui sostanzialmente torna dai suoi quando litigate. Questo rende la vostra convivenza in qualche modo "provvisoria" e "sperimentale", gli toglie vale a dire la base sicura che serve ad una coppia.
Convivo ormai da 10 anni con il mio partner e non immagini nemmeno quante liti e quante incomprensione. La vita di coppi non è il santo graal. Si cresce, si cambia, si è nervosi, sereni, e tutto questo sempre con la persona che hai scelto come partner. Insomma la prima condizione è che quelle dove vivete sia cada vostra e non un posto d'appoggio per vedere come va. Questo perché la convivenza crea tensioni e stress sopratutto se non si è abituati ad avere una persona costantemente accanto (cosa con la quale credo abbiate problemi entrambi).
Scrivo tutte queste cose per dire che la convivenza e quel modello di coppia, sopratutto per i gay, non è un percorso obbligato. Se non si è pronti a convivere, se non se ne ha voglia è meglio evitare che far saltare un rapporto che comunque ha una base solida. Penso che la complicità sessuale sia un ottimo collante per una relazione, non penso basti a scendere più nel profondo, per quello serve una reciprocità maggiore. Intendo dire che tu non puoi approfondire una relazione se lui non ti lascia entrare nelle sue cose. In generale l'aggressività è un meccanismo di difesa che indica chiusura, come lo è però quella che chiami "ambiguità". Sono due modi diversi di proteggersi che indicano da entrambe le parti un sentimento ambivalente misto di desiderio e indecisione (che per altro emerge chiaramente già dalle prime parole che scrivi).
Prima di prendere decisioni, presupponendo che dovrai aspettare che decisioni ha preso lui ovvero se dipenderà da te decidere cosa fare, intanto aspetterei di sbollentare e poi rifletterei un po' meglio su obietti reali per la coppia. Inutile stressarla se non è in grado di reggere pesi che appartengono più a pregiudizi sociali su come debba funzionare una relazione, che a esigenze reali della coppia. In tutta onesta per quanto anche io leggo un forte legame con questa persona, vedo molte incertezze anche da parte tua sulla possibilità di conviverci. Chiediti quindi quanto è fondamentale lui nella tua vita e quanto invece è fondamentale conviverci assieme, fermo restando che quello che è resterà. E' già molto complesso e faticoso generare cambiamenti reali nella propria vita e nel proprio modo di fare e di essere, pensare di poter cambiare gli altri è solo un modo diverso di illudersi di poterli controllare e nei fatti un operazione destinata al fallimento.

Rispondi