GAY TRA CAPRE E CAVOLI

Coppie gay, difficoltà, prospettive, significato della vita di coppia dei gay
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progettogayforum
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GAY TRA CAPRE E CAVOLI

Messaggio da progettogayforum » venerdì 29 dicembre 2023, 23:35

Vorrei dedicarmi oggi alla stabilità intesa come categoria sia fisica che mentale. Osservando me stesso e gli altri arrivo a una conclusione: gli individui cambiano nel tempo, che cambino a livello fisico è un dato di fatto evidente al quale siamo più o meno assuefatti, siamo però meno assuefatti all’idea che siamo soggetti a cambiamenti anche sotto il profilo del carattere. L’epigenetica e la storia individuale ci plasma, ma il cambiamento è in genere lento ed è difficilmente avvertito dal soggetto nel quale si realizza. Esiste una specie di presupposto di coerenza dell’io attuale con l’io dei mesi e degli anni passati, come se l’identità anagrafica garantisse l’identità del carattere, delle emozioni e di tutti gli aspetti della vita mentale. Ho fatto esperienza più volte dei mutati rapporti e delle attuali incomprensioni con persone con le quali in altre epoche i rapporti erano ottimi e non si erano mai presentate incomprensioni. Ovviamente io noto le differenze di comportamento e di reazione da parte di quelle persone e quelle persone notano i miei diversi comportamenti e le mie diverse reazioni. Il risultato di questi cambiamenti può essere una situazione di incompatibilità. Le ragioni dei cambiamenti che determinano una incompatibilità possono interessare il sociologo o lo psicologo, ma non le persone che prendono atto della loro sopravvenuta incompatibilità, per le quali conta concretamente soltanto la presa d’atto della incompatibilità. Si potrebbe anche pensare di indagare le cause per salvare la relazione, nei limiti del possibile, ma il presupposto di questa indagine è la fiducia che ci sia anche dall’altra parte un’indagine analoga e una analoga disponibilità a salvare il rapporto. In alcuni casi, più che lo stato della relazione in sé, conta cercare di prevedere la sua possibile evoluzione, può esserci una difficoltà nel presente con buone prospettive che possa essere risolta nel futuro, ma ci potrebbe essere una involuzione in atto che rende praticamente impossibile il miglioramento della situazione. Talvolta i cambiamenti che si osservano sono significativamente rapidi, al punto da diventare evidenti, e la situazione appare in piena evoluzione, altre volte i cambiamenti non seguono una direzione costante ma si orientano in direzioni diverse a seconda del momento e la situazione appare fluida e incerta, in altri casi l’evoluzione è piuttosto rapida e segue profili che sconfinano nell patologico.
La domanda è: che si fa quando ci si rende conto che c’è qualcosa che non va in una relazione? O meglio che cosa si fa quando si prende atto di una incompatibilità, cioè quando la fase dei tentativi di recupero è sostanzialmente conclusa e non ha fatto che confermare l’incompatibilità. Il discorso non vale soltanto per i gay ma vale per qualsiasi relazione interpersonale, nelle relazioni omosessuali però i profili sono piuttosto caratteristici, per l’assenza di figli, per l’assenza di una formalizzazione legale del rapporto e talvolta anche per la mancanza di una dimensione sociale e pubblica del rapporto. Vorrei sottolineare che le incompatibilità di cui intendo trattare non hanno niente a che fare con l’infedeltà di coppia. Intendo riferirmi ad incompatibilità legate all’assenza totale di dialogo, al sorgere di facili e ripetute polemiche alle quali non segue una vera conciliazione, o anche alla manifestazione di forme si insofferenza reciproca fino a comportamenti aggressivi, a livello verbale e non solo.
Tutti o quasi ci siamo trovati prima o poi e fronteggiare situazioni del genere e ci siamo posti la domanda: “perché succede tutto questo?”. Porsi una domanda del genere è più una manifestazione di perplessità e di disagio che il punto di partenza di una ricerca seria delle cause che, ammesso che siano conosciute dalla controparte, sono difficilissime se non impossibili da indagare. È difficile accettare l’idea che ciò che è durato per lungo tempo sia ormai concluso, ma la stabilità non è di questo mondo. Le evidenze purtroppo sono spesso insufficienti a far maturare una scelta di distacco (non parlo volutamente di rottura) e il limbo delle mezze cose o delle cose indefinite o non chiare può andare avanti per anni fino a portare a una separazione di fatto senza che la relazione sia mai stata dichiarata esplicitamente conclusa. In qualche caso però le incompatibilità, specialmente quando c’è convivenza, possono manifestarsi in forma pesante al punto da forzare una decisione di rottura esplicita. Sono le classiche rese dei conti, nelle quali si arriva a rinfacciarsi reciprocamente, comportamenti scorretti, infedeltà, ipocrisie e falsità di vario genere, cose tutte considerate magari apparentemente superate ma tenute da parte per anni per essere usate come arma al momento opportuno, segno questo che il rapporto era già logoro da molto tempo. La sfuriata, la litigata ha un sapore liberatorio. Sul momento sembra quasi che ci si sia liberati del nemico che ci ha impedito di vivere una vita secondo i nostri desideri. Il senso della liberazione e la gioia della recuperata tranquillità interiore sono però di breve durata e subentra inevitabilmente il senso del vuoto, anch’esso comunque destinato a sparire col passare del tempo, che alla fine travolge ogni cosa, sia nel bene che nel male.
Il ventaglio di opzioni disponibili di fronte alla costatazione della insostenibilità di un rapporto è tanto vasto che non ha alcun senso provare ad esaminarne i contenuti neppure in modo generalissimo. La scelta più comune consiste nel non fare nulla, cioè nell’illudersi di lasciare andare le cose per la loro strada. Questo chiamarsi fuori dal gioco è però molto illusorio perché spesso è smentito anche da chi a parole afferma di sostenerlo. La coerenza non è in effetti una virtù diffusa. Scegliere di non scegliere significa assumere un atteggiamento tendenzialmente passivo e accettare di dipendere dalle decisioni altrui. Se vedo il mio partner diventare intollerante e aggressivo che devo fare? La risposta più comune è: Niente! Ma anche non reagire è un incoraggiamento all’aggressività altrui. Rispondere all’aggressività con altra aggressività non fa che esasperare i toni, la cosa più consigliabile sembrerebbe l’abbandonare realmente la partita, ma la parola realmente è una parola forte, che richiede coerenza, ci vuole il coraggio di non tornare indietro, di non tenere un piede in due scarpe.
L’assenza di un linguaggio affettivo, il disconoscimento e il rifiuto di un passato comune di condivisione affettiva, la presenza di questioni pretestuose che assumono il ruolo di questioni di principio, la presenza di una dialettica di tipo giuridico o retorico, di sottolineature sgradevoli e di toni polemici, sono tutti segni del deterioramento di un rapporto.
Pasolini diceva che solo il vivere e solo l’amare conta, non l’avere vissuto o l’avere amato. Ebbene, seguendo questo principio bisognerebbe evitare di confondere una relazione per quello che essa è oggi con ciò che essa è stata in altri tempi e in altre condizioni. Non bisogna confondere il passato col presente. Il passato non esiste più, le persone cambiano e nel passato non si può cercare nessuna garanzia per il futuro. Gli atteggiamenti giustificazionisti sono tipici di chi si innamora non della realtà ma della propria fantasia. Ciò che conta sono i comportamenti reali, valutati con la consapevolezza che se è vero che le cose cambiano è pure vero che ciò che è accaduto una volta è probabile che accada anche altre volte. Non ci si può aspettare che chi ha comportamenti da lupo si trasformi in futuro in pecora, se mai è possibile il contrario.
Altra questione importante è l’uso delle parole. Le parole smentite nei fatti non sono credibili, Le parole, quando sono eccessive, intempestive, aggressive o taglienti sono segno di una relazione ormai scaduta.
A questo punto bisogna tirare le somme e decidere, decidere non significa scegliere qualcosa ma rinunciare a qualcosa, ma la tecnica del piede in due scarpe porta spesso alla irresolutezza, al perpetuo rinvio di ogni decisione, di ogni chiarimento, di ogni scelta, nell’illusione di salvare capra e cavoli si finisce per perdere capra e cavoli.

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