SESSO GAY E AMORE GAY

Approccio dei ragazzi gay verso la sessualità
Rispondi
Avatar utente
progettogayforum
Amministratore
Messaggi: 5950
Iscritto il: sabato 9 maggio 2009, 22:05

SESSO GAY E AMORE GAY

Messaggio da progettogayforum » giovedì 16 marzo 2023, 13:00

Pubblico questa mail in questa sezione del Forum perché penso abbia un valore particolare proprio in riferimento alla sessualità gay.
___________

Caro Project, del mio fascino è meglio non dire nulla e poi non devo essere io a valutarlo, di quello del mio ragazzo (espressione un po’ impropria ma indicativa), invece, avrei molto da dire. Se faccio un’analisi retrospettiva mi rendo conto che è parte della mia vita ormai da diversi anni anche se per anni non me ne sono reso nemmeno pienamente conto. Lo consideravo un amico, un amico speciale, un po’ più di un amico ma non il mio ragazzo, perché tra noi non c’era sesso. Mi piaceva e molto e penso di non essergli stato affatto indifferente. Mi sono accorto dopo che tante cose che scrivevo anni fa erano dedicate a lui, e anche interi diari di anni più recenti erano dedicati a lui e a rileggerli mi fanno un effetto notevole. Poi il rapporto è diventato esplicito, sesso compreso, e mi sono reso conto che lui è stato l’unico vero protagonista dei miei pensieri e dei miei sogni, ma anche la causa delle mie preoccupazioni. In lui non c’è nulla del classico fidanzato, compagno, partner, ragazzo, no, queste cose c’entrano poco.

Se mi domando quale sia stata la caratteristica fondamentale del nostro rapporto, mi viene in mente una sola risposta possibile: la resistenza. Avevamo un rapporto apparentemente molto debole: niente convivenza, nessuna dimensione sociale, nel senso che il rapporto era solo nostro e non ne abbiamo mai parlato né in famiglia né con amici o colleghi di lavoro, assenza tra noi di dichiarazioni e di impegni di qualsiasi genere, modalità del rapporto assolutamente indefinita, nel senso che non ci sono mai state regole e si faceva quello che ci veniva spontaneo di volta in volta e quindi ci siamo sempre sentiti liberi e quella libertà l’abbiamo anche utilizzata (chi vuole capire capisca).

Eppure, anche quando abbiamo cercato alternative il pensiero della nostra relazione rimaneva comunque e lavorava nel profondo, e questo anche rispetto a relazioni apparentemente molto più coinvolgenti e strutturate che, in qualche modo erano nulla più che parentesi che si aprivano con slancio e che si chiudevano senza rimpianti per restituirci alla nostra relazione, debole quanto si vuole, ma stabile e affidabile. Una volta chiusa la parentesi non c’erano recriminazioni, tra noi il concetto di colpa è stato sempre assente, o meglio inesistente: niente regole e quindi niente regole violate e niente colpe. Il nostro rapporto debole e saltuario finiva sistematicamente per prevalere su qualsiasi altra cosa. Quando ci rimettevamo insieme, per dire così, né io né lui temevamo di vederci rinfacciare nulla e succedeva esattamente così.

Vedere circolare per casa mia un altro ragazzo mi sarebbe sembrato strano ma vedere lui mi sembrava la cosa più naturale del mondo. Lui si sentiva a suo agio da me. Certe volte, nei primi tempi, arrivava, si sedeva sul letto e cominciava a giocare col telefonino, io mi sedevo su una poltrona e aspettavo che avesse finito di usare il telefono, lui sapeva benissimo che per me tutto questo era assolutamente ovvio e non si affrettava a chiudere il telefono. Quando lo faceva non si scusava ma semplicemente si stendeva sul letto senza dire una parola e io andavo a stendermi accanto a lui, poi ci stringevamo la mano. Il suo usare il telefonino non era un gesto di sfida o di disinteresse, ma solo un comportamento assolutamente spontaneo, anche perché all’epoca lui non considerava ancora il cellulare come uno strumento di tortura, come fa oggi, dopo che PC e cellulare per lui sono diventati più che strumenti ordinari di lavoro veri e propri incubi.

Lui mi ha insegnato il valore del contatto fisico, sessuale e non. Ho imparato da lui quanto può essere bello e fisicamente rilassante accarezzarsi, come una carezza può trasmettere un sentimento, una forma di cura reciproca, di attenzione reciproca, quanto può essere rassicurante, come può scacciare i brutti pensieri. Lui ha sempre amato il contatto fisico molto più delle parole, lui è l’uomo delle carezze, dei sorrisi dolci o malinconici, del chiudere gli occhi per abbandonarsi alle sensazioni o degli occhi umidi quando l’emotività deborda. Vuole sentirsi in un ambiente caldo, vicino a una persona che si prende cura di lui e che è disposta a corrispondergli allo stesso livello, se trova una persona del genere trova un punto fermo.

Questo non lo trattiene però dalla ricerca anche di altre esperienze, in questo senso non è monogamo assoluto, ma si tratta in ogni caso di esperienze che non mettono in crisi i rapporti stabili. Non si fa condizionare da alcun vincolo esterno nello scegliere le persone, non sceglie seguendo un criterio socialmente accettato, sceglie le persone in modo totalmente istintivo. Non è un ragioniere dei sentimenti, non fa calcoli quando si tratta di scelte affettive, non fa mai un bilancio di dare e avere, è disposto anche a rischiare molto. Una cosa non sopporta: le risposte dure, nette, quelle che non lasciano spazio a repliche, le considera prese di posizione stupide, sostanzialmente immature, e altrettanto vale per le vendette e per la tendenza a mettere i puntini sulle i, cosa che lui non fa mai.

C’è un solo aspetto della sua personalità che un po’ mi preoccupa: la tendenza alla depressione. Non si tratta di depressione profonda ma di carenza di fiducia in se stesso, di tendenza a sottovalutarsi e alla fine a rinunciare a cimentarsi in molte sfide che gli vengono proposte. Di questo lato del suo carattere accetta di parlare con me soltanto fino a un certo punto, poi si chiude nel silenzio e si affida al linguaggio delle carezze e degli sguardi. In qui momenti non so che fare, temo di fare o di dire troppo o troppo poco e di farlo scivolare ancora più in basso. In queste situazioni il sesso apre una strada verso un miglioramento dell’umore e verso la ripresa di un dialogo anche verbale. Io credo che lui avverta le mie incertezze e che le consideri in un certo senso un segno di attenzione nei suoi confronti, perché si rende conto che io vado avanti senza un copione da seguire e che l’accettazione nei suoi confronti è totale.

Prima il sesso tra noi aveva aspetti anche giocosi o, diciamo così, di sperimentazione, ed era accompagnato da un linguaggio molto sciolto, ma da qualche tempo ormai non accade più così. Quando facciamo sesso non diciamo una parola, siamo entrambi concentrati sull’idea di trasmettere all’altro la sensazione che tra noi la comunicazione emotiva è totale, anche senza le parole. Prima quando mi proponeva di passare la notte insieme usava termini apertamente sessuali, adesso non lo fa più, mi dice soltanto: “Se non sei occupato stasera passo.” È come se il sesso avesse perso il valore di realtà autonoma e avesse acquistato un maggiore valore affettivo, un po’ come dire che prima si stava insieme per fare sesso, mentre adesso si fa sesso per stare insieme, e non è certo un piccolo cambiamento di prospettiva. Poi ho notato anche un altro cambiamento: prima facevamo sesso con la luce accesa, adesso capita sempre più frequentemente che lo si faccia a luce spenta, con tempi molto lunghi, in modo molto rilassato. Ci siamo abituati piano piano uno al corpo dell’altro, e tra noi non c’è il minimo imbarazzo e in fondo potrei dire che non c’è mai stato il minimo imbarazzo e questo, lo devo ammettere, per merito suo.

Certe volte mi dice che non si sente felice, che si sente fuori luogo quasi dappertutto e in quei momenti mi prende il panico perché temo che la comunicazione possa interrompersi, ma poi penso che in fondo posso portare il mio contributo per farlo stare bene e che, se mi parla di queste malinconie, in fondo si fida di me. Io cerco in tutti i modi di ridargli fiducia in se stesso e di fargli capire che lascia un segno positivo sulle persone anche se penso che in effetti ci siano ben poche cose che lo coinvolgono veramente. Ha un buon lavoro e una situazione economica tranquilla ma ha pochissimo tempo libero, tanto che noi possiamo vederci solo la notte. Nei giorni di massimo stress, arriva a casa mia verso le 22.00 e la prima cosa che fa è spegnere il cellulare e tirare un respiro profondo dicendo ad alta voce: “Basta! Non ne posso più!” Io rappresento i momenti della sua libertà dal lavoro e dai pensieri legati al lavoro. Quando sta a casa mia si toglie le scarpe e resta coi calzini, e io ovviamente cerco di tenere lucido il pavimento proprio per questo. Poi si sdraia sul divano e d’inverno si copre con una copertina, ma rimane voltato verso di me e mi guarda mentre si chiude nella coperta per riprendere un po’ di calore. Io gli chiedo come va e lui mi risponde semplicemente facendo il musetto da coniglietto come per dire che la giornata non gli è piaciuta affatto.

Quello che viene dopo è della massima importanza perché in genere è a questo punto che parla anche delle cose che lo fanno stare male, se questo non succede, vuol dire che è solo stressato, ma se succede vuol dire che veramente non sta bene e allora devo dedicargli ogni attenzione possibile, perché è proprio quello che si aspetta da me, e non devo distrarlo con altri pensieri tipo la cena o l’andamento della mia giornata, che tra l’altro in genere non è affatto interessante. Se lo vedo demoralizzato mi siedo su uno sgabello accanto a lui e comincio ad accarezzargli i capelli o gli stringo una mano per fargli sentire che ci sono e che gli voglio bene e lui piano piano si rilassa e certe volte (non tanto raramente) si addormenta perfino e io lo lascio riposare per un quarticello d’ora, poi lo sveglio con una carezza. In genere non si alza subito ma mi dice: “Cinque minuti e arrivo” e si gode il calore e la tranquillità assoluta del momento.

La cena è pronta e ovviamente lui lo sa, ma noi non ceniamo ma ce ne andiamo nella stanza da letto, quello che succede te lo puoi immaginare, ma ti garantisco che non avrei mai pensato al sesso nel modo in cui lo viviamo io e lui né mai mi era capitato niente di simile con altri ragazzi. Con lui è proprio un altro pianeta, non è quello che si fa che è diverso, è proprio l’atteggiamento mentale che è diverso. In genere dopo il sesso mangiamo qualcosa e poi ce ne andiamo a dormire insieme e questi momenti non sono meno belli di quelli del sesso vero e proprio, perché c’è intimità e tenerezza, c’è affidamento reciproco. Poche parole, e spesso nessuna, ma si sta sereni con la persona amata. Insomma, Project, tanta gente parla di realtà gay come di chissà che cosa, ma è proprio come dici tu: l’omosessualità è una forma d’amore!

Se credi, pubblica pure questa mail nella sezione “il fascino di un uomo” o dove credi meglio.

Rispondi