SESSO GAY E INTIMITA’ SESSUALE

Approccio dei ragazzi gay verso la sessualità
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SESSO GAY E INTIMITA’ SESSUALE

Messaggio da progettogayforum » lunedì 3 aprile 2023, 22:29

Il sesso non è performance, non si tratta di dare spettacolo o di dare dimostrazioni di vario genere. Il sesso vero non è un film porno. Il sesso, e parlo in particolare del sesso gay, cioè di una dimensione sessuale che non ha nulla a che vedere con la procreazione, è essenzialmente intimità condivisa. Premetto che questo concetto di sessualità è molto largo e comprende tante cose che non sono sesso in senso stretto, ma hanno o possono avere molte implicazioni sessuali. Si raggiunge una intimità sessuale vera quando non si è condizionati dal proprio partner, nel senso che non ci si sente né costretti né artificiosamente indotti a fare sesso, ma lo si fa liberamente, quando chiedere un contatto sessuale al proprio compagno non crea imbarazzo e non può suscitare in nessun caso risposte perplesse o imbarazzate, quando la richiesta di un contatto sessuale da parte del proprio compagno viene accolta come una cosa positiva e di grande significato affettivo, quando lo stare nudi insieme non crea ansia o imbarazzo, quando il contatto fisico è senza riserve e senza tabù. L’unico vero problema, nel sesso gay, è rappresentato dal rischio delle malattie sessualmente trasmesse, ma al di là di questo rischio, che è oggettivo e che bisogna SEMPRE prevenire in modo adeguato, non esistono in pratica altri veri problemi.

Il sesso, tutto il sesso, è assolutamente incompatibile con l’idea del dominio, della sopraffazione o della strumentalizzazione dell’altro. Nei rapporti sessuali gay la regola della parità dei partner è assolutamente fondamentale. Chi cerca di usare il sesso come mezzo di dominio e di controllo di un’altra persona o semplicemente si comporta inducendo anche inconsciamente forme di subordinazione o di timore nell’altro, è bene che capisca che quelle finalità e quei comportamenti sono la negazione della sessualità, che è una partecipazione profonda alla vita dell’altro, alle sue ansie e ai suoi problemi, cioè alla vita dell’altro nel suo complesso, perché nel sesso si riflette l’intera personalità di un individuo. Ed è per questo che vivere bene la sessualità porta benefici grandissimi non solo al tono dell’umore, ma all’equilibrio complessivo della persona e al suo stato di salute generale.
La condivisione della sessualità, quando è autentica e reciproca, abbassa i livelli di ansia e aiuta ad affrontare insieme anche i problemi della vita ordinaria, perché crea un legame solido, un rapporto di fiducia e di stima tra due persone che si sostengono reciprocamente e possono partecipare uno alle decisioni dell’altro esprimendo anche un diverso punto di vista, cosa che non fa mai male.

Accettare l’idea che si debba giungere a compromessi e che la convivenza pacifica è in fondo l’arte del compromesso è un indice di maturità, ma se è facile accettare compromessi su questioni oggettivamente di peso molto relativo, quanto più una scelta implica livelli profondi dell’affettività di una persona, tanto più difficile diventa accettare compromessi. Si può accettare facilmente l’idea di andare una domenica con un amico a vedere un film anche se il film non ci interessa, ma è moralmente riprovevole accettare di sposare una donna invece di un’altra per conseguire vantaggi economici o di carriera. Nel dire moralmente riprovevole, intendo dire che una scelta del genere non è solo teoricamente immorale ma finisce per condizionare negativamente tutta la vita. In sostanza le scelte immorali sembrano portare vantaggi, o forse portano oggettivamente vantaggi nell’immediato, ma a lungo termine si pagano e spesso molto pesantemente. Mescolare l’interesse sessuale con interessi di altra natura, cioè con interessi legati alla ricerca di vantaggi di tipo economico o sociale, significa subordinare una scelta affettiva fondamentale al conseguimento di finalità che appaiono fondamentali ma non lo sono affatto. Chi toglie valore alla sessualità subordinandola a fini non affettivi, nega una parte essenziale di sé in nome di interessi sostanzialmente effimeri, cioè subordina l’essenziale al marginale.

La sessualità non va mitizzata né decontestualizzata, proprio perché è relazionale, non esiste in astratto ma soltanto in situazioni specifiche. Le esperienze legate alla sessualità sono vissute in modo strettamente personale e dipendono dalla relazione con un altro individuo specifico. Ciò che si è vissuto con Tizio non ha niente a che vedere con ciò che si potrà o si potrebbe vivere con Caio. È proprio per questa ragione che definire delle regole del comportamento sessuale non ha sostanzialmente significato. Non esiste alcun manuale della sessualità al di là dell’unica regola fondamentale secondo la quale la sessualità deve essere una forma d’amore. Le uniche regole di comportamento sessuale ammissibili sono in effetti soltanto corollari dell’unica regola fondamentale.

Regole astratte, come la monogamia stretta, la definitività almeno tendenziale del legame e quindi la sua irrevocabilità o la sua difficile revocabilità, la necessità della convivenza, la socializzazione del rapporto, ecc. ecc., non sono che tentativi di incasellare un rapporto affettivo entro categorie analoghe a quelle che si danno per scontate, pur non essendolo affatto, nell’ambito del matrimonio. Che quelle regole possano non avere alcuna utilità e possano essere addirittura di intralcio nell’ambito del matrimonio, ovviamente eterosessuale, è stato già riconosciuto a livello sociale, attraverso l’introduzione del divorzio, che tra l’altro è un istituto antico come il mondo, almeno nei paesi in cui la legge ha conservato una sua sostanziale laicità, cioè è stata vista come una organizzazione dell’esistente e non come una forma di imposizione indiretta di comportamenti ritenuti giusti a priori. In ambito eterosessuale esiste il problema oggettivo della tutela dell’interesse dei figli e una regolamentazione del matrimonio ha comunque una motivazione. In buona sostanza il vero problema, in quell’ambito, è costituito dalla definizione dei limiti entro i quali il legislatore può operare. Nell’ambito dei rapporti omosessuali, se ci si riferisce alla tutela dei figli, laddove ce ne sono, non si può che fare riferimento alla stessa disciplina che regola i rapporti eterosessuali, perché l’interesse da tutelare è quello dei minori e non quello degli adulti, ma quando non ci sono figli, come ancora oggi accade nella stragrande maggioranza dei casi, in uno stato laico non è ammissibile alcuna intromissione restrittiva da parte del legislatore, mentre è doveroso ogni intervento volto a garantire la parità di trattamento con le coppie eterosessuali per i partner delle unioni omosessuali che intendono formalizzare legalmente il loro rapporto.

Ovviamente una cosa è la sostanza del rapporto di coppia e un’altra cosa è la sua formalizzazione legale, che non è un obbligo ma un diritto che deve essere oggetto di scelta condivisa da parte dei due partner, ma, va ribadito, deve essere solo la formalizzazione di qualcosa di già esistente. Il rapporto di coppia non si costituisce col matrimonio o con qualsiasi altro strumento giuridico e, anzi, si può affermare che la formalizzazione del rapporto non costituisce in nessun caso un puntello per mantenere in piedi una unione traballante o per creare un vincolo affettivo. In una coppia gay la condivisione dell’intimità sessuale è un fatto assolutamente primario e libero, non è una scelta o una decisione razionale che tenga conto di prevedibili vantaggi e svantaggi. La condivisione dell’intimità sessuale, se non è assolutamente spontanea e istintiva, è il risultato di una forzatura o di un’auto-forzatura più o meno violenta e proprio per questo nasce viziata dalla mancanza di spontaneità ed è destinata a non produrre effetti positivi.

L’esperienza insegna che come un ragazzo etero non è attratto verso tutte le donne, così un ragazzo gay non è attratto verso tutti gli uomini e, anzi, la stragrande maggioranza degli uomini gli è del tutto indifferente, perché l’attrazione sessuale scatta soltanto nei confronti di poche o pochissime persone. È solo con quelle persone che si sperimenta una vera forma di coinvolgimento sessuale, su quelle persone soltanto, se si ha modo di conoscerle meglio, è possibile vivere forme di vera eccitazione sessuale. Se l’attrazione è reciproca allora l’idea di condividere la propria sessualità diventa una possibilità concreta.

Va sottolineato che la formula tradizionale secondo la quale le coppie bene assortite, che sarebbe meglio definire coppie stabili, devono essere formate da individui tra loro molto simili, è un classico preconcetto che non trova alcuna corrispondenza nella realtà. Non esistono parametri a priori che consentano di prevedere la maggiore o minore stabilità di una ipotetica coppia sulla base della sola osservazione dei due ipotetici partner separatamente uno dall’altro. La sessualità è relazionale e spesso le coppie stabili trovano “la loro motivazione” in cose che viste dal di fuori hanno ben poco significato o non ne hanno affatto. Le motivazioni per le quali una coppia dura nel tempo sono inerenti a quella singola coppia e non sono generalizzabili.

Un elemento si registra però quasi costantemente all’atto della formazione di un nuovo e vero legame di coppia: quando un ragazzo si sente attratto da un altro e si rende conto che l’altro condivide gli stessi sentimenti, il coinvolgimento è totale e entrambi provano la sensazione di cominciare una “vita nuova” una vita in due. Non è detto che queste sensazioni siano destinate a durare nel tempo, perché l’interesse istintivo nasce spesso sulla base non di una conoscenza reciproca seria ma di proiezioni di ciò che si desidera, proiezioni che si rischia talvolta di confondere con la realtà. Il ragazzo che mi attira sessualmente è bellissimo, serissimo, buonissimo, bravissimo, innamoratissimo di me, ecc. ecc.. Naturalmente queste assunzioni di principio dovranno poi fare i conti con la realtà, ma, se, anche ridimensionate, rimarranno sostanzialmente in piedi, portando magari a una conclusione del tipo: “Lui ha i suoi difetti, ma io non lo scambierei con nessun altro!” e simili valutazioni saranno state fatte anche dall’altro partner, non si potrà che prendere atto che una coppia si è di fatto costituita.

Coppia significa libertà reciproca, stima reciproca, conoscenza reciproca senza tabù e condivisione della sessualità, è qui comincia il difficile, perché, lo sottolineo, in questo caso condivisione significa condivisone senza riserve, senza zone d’ombra, senza omissioni. Non c’è una vera stima del proprio partner se non lo si ritiene all’altezza di capire integralmente il nostro punto di vista e il nostro vissuto, parlo di capire, non necessariamente di condividere, ma, sia ben chiaro, per capire i comportamenti di un individuo bisogna non porsi in atteggiamento giudicante e avere quantomeno rispetto per quello che non si condivide. Non condividere non significa giudicare negativamente ma soltanto non vivere in prima persona le stesse cose.

La condivisione della sessualità è una forma di affidamento reciproco. Ciascun partner confida all’altro aspetti privatissimi della sua persona, cosa questa che è possibile solo quando c’è una stima reciproca profonda. Ovviamente questo affidamento presuppone l’assoluta riservatezza da parte del partner. La violazione della riservatezza è sempre un comportamento da irresponsabile, ma quando si tratta di sessualità risulta particolarmente sgradevole per il partner e se la violazione della riservatezza è pienamente consapevole e voluta, rappresenta una forma odiosa di aggressività che rende impensabile la prosecuzione del rapporto. Ciò che si è saputo nell’ambito di un rapporto di coppia, e non di un generico rapporto di tipo sociale, deve rimanere strettamente nell’ambito di quella relazione di coppia. La violazione di questo principio di riservatezza, anche nei confronti dei genitori o dei fratelli risulta intollerabile e non ammette alcuna giustificazione. Allo stesso modo, i problemi di coppia devono essere risolti all’interno della coppia, possono anche essere chiamate ad intervenire altre persone ma esclusivamente nel caso in cui entrambi i partner siano d’accordo, altrimenti la privacy della coppia ne resterebbe violata e uno dei due partner vedrebbe pesantemente tradita la fiducia che riponeva nel partner.

Condivisione della sessualità significa ricerca di un equilibrio, ossia di un compromesso tra diversi modi di vivere la sessualità. Quanto meno le visioni della sessualità dei due partner sono compatibili, tanto più sarà complessa la ricerca dell’equilibrio. Sottolineo che non ho parlato di identità o di somiglianza ma di compatibilità. Due persone possono avere visioni distinte della sessualità che, tuttavia, sono perfettamente compatibili. Il mantenimento dell’equilibrio non è sempre facile e i momenti di crisi esistono. Una coppia solida non è una coppia immune da momenti di crisi, ma una coppia che riesce a trovare al suo interno motivazioni sufficienti per superare la crisi e procedere oltre.

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