La risposta più comune e apparentemente ovvia alla domanda “a che serve il sesso?” è che “serve per la riproduzione”. Questa risposta tuttavia dà per scontate due premesse ossia che esista solo il sesso etero e che il sesso etero sia finalizzato soltanto alla riproduzione. In realtà, se il sesso etero fosse finalizzato soltanto alla riproduzione gli organi sessuali sarebbero tra i meno usati in assoluto, il che non corrisponde alla realtà. La sessualità, in un modo o nell’altro, pervade gran parte della durata della vita di un individuo, ben al di là delle esigenze strettamente riproduttive, se poi si considera il sesso gay risulta evidente che la finalità riproduttiva rappresenta solo una delle possibili finalità della sessualità, certamente fondamentale, ma ben lontana dall’essere unica. Lasciamo da parte i problemi legati all’idea che ogni uso non riproduttivo della sessualità sia da considerare contro natura, idea tanto peregrina quando nociva, e chiediamoci nello specifico a che serve il sesso gay, che non ha finalità riproduttive. La risposta più ovvia è che il sesso gay mira al conseguimento del piacere, che però non è esclusivamente un fine ma anche un mezzo potente per conseguire altri risultati di enorme interesse sia individuale che collettivo. Appare dunque più corretto dire che il sesso, vissuto in modo libero, ossia non come un obbligo, mira sempre e comunque al conseguimento del piacere e, attraverso il piacere, rende gradevole e quindi facilita la procreazione ma anche lo sviluppo e il consolidamento di rapporti interpersonali. Va sottolineato che il sesso etero e il sesso gay mirano entrambi al piacere e che il piacere non dovrebbe mai essere demonizzato.
Ma torniamo al campo gay. Che cosa intendiamo quando parliamo di sesso gay? Il sesso non si identifica con il rapporto sessuale. Ci possono essere gesti semplicissimi che in molti casi assumono significati molto importanti sotto il profilo sessuale. Il toccarsi, e anche il semplice stringersi la mano, tra innamorati è un gesto già fortemente sessuale. Ma esistono anche situazioni in cui il sesso è vissuto come un obbligo e addirittura come un obbligo sgradevole, in particolare quando è imposto con la minaccia e col ricatto. Al di là del gesto, nel sesso conta il significato. Non c’è argomento che sia stato più mistificato e più abusato a scopo commerciale del sesso. Il sesso è uno dei più grandi business a livello mondiale, ma la pornografia e l’industria del sesso sono nello stesso tempo la più grande falsificazione della realtà. Quando il sesso diventa merce, non può che seguire le leggi del mercato e il successo commerciale si ottiene quando l’offerta si conforma in massimo grado alla domanda, ossia quando l’offerta di pornografia corrisponde alle richieste del mercato che vanno nella direzione di una sempre più spinta spersonalizzazione della sessualità e verso la creazione di standard estremamente semplificati, se non banalizzati, facilmente assimilabili, che presentano un solo aspetto della sessualità, quello della performance, mettendo completamene in ombra la dimensione strettamente individuale del sesso e i suoi lati emozionali e comunicativi.
Per capire che cos’è la sessualità gay bisognerebbe prima resettare tutta la nostra “impostazione indotta” della sessualità, derivante dall’educazione più o meno repressiva, dalla pornografia e da pregiudizi della più varia origine, per tornare ad una tabula rasa iniziale nella quale intervengano solo istintualità e spontaneità. Un reset di questo genere è oggettivamente impossibile e possiamo solo immaginare molto vagamente come sarebbe la nostra istintualità riportata al livello di base.
Partiamo da una premessa: la sessualità di coppia nasce e si sviluppa su un sostrato di fantasie sessuali, di proiezioni più o meno definite e più o meno realistiche, cresciuto tramite la masturbazione individuale, ma questo sostrato di fantasie sessuali, ad un certo punto, viene a scontrarsi con la realtà. Masturbazione individuale e sesso di coppia non sono la stessa cosa, nella masturbazione ci si confronta con una proiezione fantastica, nel sesso di coppia ci si confronta con una persona reale e le prospettive cambiano radicalmente, si passa dall’essere in sostanza l’unico elemento agente, in grado di creare proiettivamente il proprio partner ideale, all’essere solo uno dei partner di un rapporto con una persona reale, che è spesso diversissima da ciò che avevamo immaginato nella nostra fantasia. Si scende così dalle nuvole e ci si cala nella realtà, cosa che può essere talvolta veramente traumatica. Ci si rende conto che la nascita di un rapporto tra due persone è una eventualità rara, che è governata quasi sempre dal caso e che non può essere controllata. Si comincia a capire la differenza tra “ciò che vorrei” e “ciò che posso sperare”, e la differenza tra il sogno di una comunicazione immediata, senza fraintendimenti e senza limiti e la realtà di una comunicazione parziale, spesso poco chiara e sulla base di codici diversi.
Innamorarsi vuol dire innamorarsi di una persona reale, nei limiti in cui questo realmente accade, e non di un parto della propria fantasia. Nella misura in cui si capisce quanto l’idea astratta di relazione amorosa sia meramente teorica e lontana dalla realtà, si comincia a capire che, per comprendere il significato relazionale autentico della sessualità di coppia bisogna staccarsi dai miti e dalle favole e cercare di entrare in sintonia col proprio partner, di conoscerne la storia individuale nella dimensione più intima, di capirne le motivazioni più profonde, le incoerenze e le sofferenze più nascoste. Tutto questo, si badi bene, per capire, non per giudicare. Non si tratta di applicare un modello standard di comportamento ma di capire che non si è il centro del mondo e di rinunciare all’idea di giudicare il proprio prossimo e a maggior ragione la persona amata. Amore significa incontro, comprensione, fiducia. E qui va sottolineato che ogni incontro è parziale, ogni comprensione è relativa e ogni forma di fiducia incontra inevitabilmente dei limiti, e proprio per questo bisogna imparare a mettere da parte il sogno dell’assoluto, del totale, del perfetto, per riscoprire il valore del reale e del possibile che è necessariamente relativo.
L’imperfezione, la parzialità e il limite distinguono la realtà dal mondo della fantasia, non si tratta di difetti del reale, ma di caratteristiche ineliminabili. Amare un ragazzo significa amarlo sempre e comunque in modo parziale, difettoso, limitato e relativo, la coscienza di questo fatto ci porta a non pretendere che quel ragazzo ci ami, a sua volta, in modo totale, perfetto e assoluto. Un rapporto affettivo con i suoi limiti e i suoi problemi è pur sempre un rapporto affettivo, è in continuo divenire, ha delle potenzialità che è impossibile valutare a priori, comporta di per sé una scommessa sul futuro dai risultati comunque incerti, e in questo senso ha una dimensione intrinsecamente irrazionale.
Un solo parametro, e per di più soggettivo, dà una misura, anch’essa soggettiva, del valore di una relazione, sto parlando della gradevolezza del rapporto, che non dipende dalla struttura astratta del rapporto (matrimonio, unione civile, convivenza, ecc.) ma dalla persona del partner e dal grado di comunicazione, spesso non verbale, tra i partner. La finalità della vita di coppia è aumentare il livello di benessere individuale di entrambi i partner attraverso la loro relazione, ossia attraverso il rispetto reciproco, il dialogo, lo scambio affettivo, la condivisione della sessualità, e una certa progettualità comune che proietti il rapporto nel futuro e lo renda affidabile e almeno relativamente duraturo.
È pensabile che esistano incontri a soli fini sessuali mentre è decisamente più difficile credere che esistano “relazioni” a soli fini sessuali. Relazione vuol dire soprattutto continuità, non necessariamente presenza costante o convivenza, ma almeno presenza saltuaria, che comunque non si perde nel tempo. Relazione vuol dire affidabilità, almeno relativa, credibilità e soprattutto reciprocità, almeno parziale. Per costruire una relazione bisogna essere veramente in due cioè bisogna partecipare in due alla costruzione della relazione. Una relazione che dura non è necessariamente stretta o particolarmente intensa, deve però avere il carattere della vera reciprocità, cioè dell’interesse reciproco che non si manifesta in nessun comportamento dovuto per obbligo quasi contrattuale ma si riscontra nei comportamenti affettivi liberi, come il cercarsi reciprocamente, anche a lunghi intervalli, e nella sensazione di benessere che si prova quando si sta realmente insieme.
Il sesso può essere anche soltanto sesso episodico con persone che si incontrano una sola volta, ma il sesso all’interno di una relazione ha dei suoi connotati specifici perché ha una dimensione essenzialmente affettiva, comunicativa, è parte di un rapporto molto complesso che coinvolge la totalità della personalità dei partner. Sottolineo che una relazione affettiva e/o sessuale non è di per sé esclusiva, l’idea che debba esserlo è ereditata dal matrimonio. Se anche nel matrimonio eterosessuale, dove pure formalmente esiste e sarebbe più sensato aspettarsela in ragione della presenza dei figli, la monogamia è ampiamente contraddetta nella pratica, costruire un modello generalizzabile di relazione gay basato sulla assoluta monogamia appare chiaramente poco realistico. Esistono eccome coppie gay assolutamente monogame, ma cercare di applicare questo modello alla generalità delle situazioni delle coppie gay appare una forzatura più di quando si pretende di applicarlo in campo etero. L’idea di tradimento deriva proprio dalla pretesa della stretta monogamia, nelle relazioni consensualmente non monogamiche non esiste neppure l’idea del tradimento. Nelle coppie non monogamiche esiste però un problema che non va mai sottovalutato ed è il rischio delle malattie sessualmente trasmesse e dell’aids in particolare. Ovviamente le coppie “autenticamente monogamiche”, se all’inizio della relazione risultano negative ai test sulle malattie sessualmente trasmesse, non corrono oggettivamente rischi, ma se la monogamia non è strettamente rispettata da uno o peggio da entrambi i partner, il rischio delle malattie sessualmente trasmesse esiste, è in fondo quello che accade anche nel matrimonio, in cui uno dei due partner, una volta divenuto positivo ad una malattia sessualmente trasmessa, può contagiarla al partner inconsapevole. Il rischio delle malattie sessualmente trasmesse può essere minimizzato, ma non radicalmente eliminato, tramite l’uso del preservativo, che però è raro nelle coppie nelle quali si presuppone la monogamia. L’uso sistematico del preservativo è sempre consigliabile ma, nella pratica, all’interno di coppie di lunga data è raro ed è considerato un segno di sfiducia verso il partner, ovviamente qui il termine fiducia implica solo la credibilità del fatto che il partner non abbia avuto rapporti sessuali al di fuori della coppia e quindi non rappresenti un pericolo. È una visione riduttiva della fiducia ma ne rappresenta il contenuto minimo assolutamente imprescindibile.
In una coppia gay la condivisione dell’intimità sessuale richiede una profonda fiducia nel partner, qui il concetto di fiducia equivale ad affidamento, a confidenza, ad affidabilità, non si tratta tanto di trovare nel partner una complicità che porti al piacere sessuale, quando di essere accolti per quello che si è realmente, cioè senza finzioni e senza schermi, nella dimensione più intima di un’altra persona. Va sottolineato che il senso dell’attrazione sessuale cambia con gli anni, la bellezza e la desiderabilità del corpo, che hanno un grande peso nell’età giovanile, perdono via via significato quando, con l’andare degli anni, i corpi si deformano, si manifestano i segni di una pinguedine eccessiva e la pelle perde il suo splendore e si copre di macchie. Per i vecchi il vero senso della sessualità sta nel sentirsi accettati nonostante tutto e nel creare per il partner un clima gradevole fatto di attenzioni che possono esistere solo tra persone che hanno avuto una lunga frequentazione.
Il sesso di coppia non è la realizzazione delle fantasie individuali ma la costruzione di una sessualità comune, di coppia, in questo senso è sempre un compromesso e richiede il superamento dell’individualismo a vantaggio di una scelta condivisa. Non ha tanto importanza l’estensione del campo comune tra i due partner quando il fatto che ciò che è condiviso sia veramente condiviso. Ciò che distrugge o rende impossibile la creazione di un rapporto di coppia è la finzione, la recita di una parte, senza autentica partecipazione emotiva. Il sesso è proprio l’ambito in cui è più difficile fingere ed è proprio per questo che rappresenta uno dei momenti più delicati del rapporto di coppia. La partecipazione convinta di entrambi i partner ad un incontro sessuale è segno che esiste tra i partner un rapporto vero anche di natura affettiva, indipendentemente dal fatto che questo rapporto sia o meno esplicitamente riconosciuto.
Il sesso è una componente fondamentale della relazione di coppia ma non è affatto detto che debba essere sempre presente, soprattutto il sesso non deve mai trasformarsi in un dovere utile per soddisfare le aspettative del partner. Il sesso è e deve essere spontaneità. Proprio perché il sesso non deve necessariamente essere sempre presente ad ogni incontro, la sua assenza non è di per sé un elemento che lasci presagire una crisi di coppia, lo diventa invece quando il rifiuto di un momento di intimità sessuale rappresenta una ripicca, un modo di mettere i puntini sulle i o di fare pesare l’esistenza di una gerarchia all’interno della coppia. In questo senso il sesso e il suo rifiuto possono diventare mezzi di ricatto o di vendetta. In questi casi il rapporto non esiste più e le ragioni non sono da cercare nella sessualità, ma quasi sempre in dinamiche di potere all’interno della coppia. Quando all’interno di una coppia l’equilibrio sessuale è fortemente spostato dalla parte di uno dei due partner (partner dominante), a scapito dell’altro (partner acquiescente) il rapporto presenta una intrinseca fragilità, e lo stesso accade quando la sessualità diventa stanca, ripetitiva e fortemente ritualizzata, quando il copione è già scritto dall’abitudine a va puntualmente ripetuto ad ogni incontro.
Il sesso è solo un momento del rapporto di coppia e come tale non va sacralizzato quasi fosse l’essenza del rapporto, è piuttosto un modo di manifestare fiducia nel partner e di attivare una comunicazione non verbale ma particolarmente intensa. Quando il sesso diventa l’essenza del rapporto e ogni incontro termina quando termina il contatto sessuale, quando il dialogo sul sesso vissuto insieme è del tutto assente o la reazione di uno due partner appare distaccata e indifferente, quando il sesso non assume mai la forma della tenerezza o del gioco ma diventa estremamente meccanico e ripetitivo, sorge spontaneo il sospetto che la relazione sia ormai usurata e che un momento di crisi sia dietro l’angolo. Il sesso vissuto in termini non giocosi, non spontanei, rituali, senza sorriso, senza carezze, senza guardarsi negli occhi, ha perso il suo valore comunicativo e il rapporto di coppia è prossimo alla fine e procede solo per inerzia e abitudine se non è già finito.
A CHE SERVE IL SESSO GAY
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Re: A CHE SERVE IL SESSO GAY
Caro Project,
ho appena finito di leggere il tuo post “A che serve il sesso gay” e mi ci sono ritrovato punto per punto. Non sono più un ragazzo, ho 38 anni, e ho un ragazzo praticamente quasi coetaneo col quale sto da 18 anni. Non conviviamo e la nostra relazione è decisamente elastica, al di là della nostra relazione lui ha il suo mondo e io il mio, ma abbiamo anche un mondo comune, quello della nostra relazione appunto, che ha superato tanti momenti di difficoltà ma che, sia da lui che da me, non è mai stata messa in discussione. Nota che nessuno di noi due, nemmeno davanti a incomprensioni tutt’altro che minime, ha mai minacciato di rompere la relazione. Tutto è cominciato da un incontro casuale tramite alcuni amici che all’epoca erano amici comuni. Non ci conoscevamo affatto, ma quando l’ho visto sono rimasto incantato, era bellissimo, rideva, scherzava, giocava su tutto, su di me esercitava un’attrazione magnetica fortissima ed è diventato praticamente, il giorno stesso che ci siamo conosciuti, il centro delle mie fantasie sessuali, accompagnate però dal timore di aver preso una cotta del tutto unilaterale per un ragazzo impossibile, sapevo che era gay e lui lo sapeva di me, ma tra due gay la probabilità che scatti la classica scintilla è comunque molto bassa. Però mi sorrideva, già il primo giorno cercava di creare un contatto con me e questo mi incoraggiava. Ci siamo scambiati i contatti skype ma non ancora i numeri telefonici, poi abbiamo cominciato a parlare su skype la sera per ore. Mi colpiva il fatto che il dialogo fosse molto serio, niente di simile a quelli con gli altri amici gay, mi rendevo conto che il nostro rapporto aveva senso sia per me che per lui e quasi non ci credevo. Lui mi chiamava, qualche volta veniva da me e facevamo lunghe passeggiate o andavamo insieme a fare la spesa, certe volte c’erano silenzi lunghi, ma altre volte la sintonia era perfetta. Mi raccontava dei ragazzi che aveva avuto e delle delusioni che ne aveva riportato, poi cominciammo a vederci più volte a settimana e anche a parlare di sesso, poi abbiamo cominciato a toccarci, ad accarezzarci e poi piano piano siamo arrivati al sesso. Io lo desideravo ma lo temevo pure, avevo paura che lui non lo volesse veramente, ma poi questa paura è svanita perché notavo che quando non prendevo io l’iniziativa la prendeva lui, in modo molto dolce ma inequivocabile. Il sesso con lui era assolutamente un’altra cosa, non credo di essere mai stato al vertice delle sue fantasie sessuali e sapevo che aveva altri ragazzi o almeno non era immune da altre attazioni, perché non ci nascondevamo nulla reciprocamente, ma vedevo che quando stava con me ci stava bene, si sentiva voluto e amato e non credo che questo gli succedesse con altre persone. È cominciata così ed è andata avanti così. Piano piano abbiamo parlato delle nostre frustrazioni, delle nostre paure e dei nostri desideri, fino alle cose più private e più difficili da condividere, e il nostro rapporto non è affatto andato in crisi. Non c’è niente di me che lui non sappia e le cose che mi ha detto di sé, penso che nessun altro me le avrebbe dette. Qualche volta ci sono stati dei momenti di raffreddamento, ma bastava un incontro sessuale per resettare tutto e tornare ad un’armonia sostanziale. Quando parlavamo troppo, ci impantanavamo nelle parole e finivamo per non capirci, quando restavamo in silenzio e di abbracciavamo nudi nel letto, le parole non servivano più e arrivavamo a capirci di nuovo. È una relazione basata sul sesso? Oggettivamente il sesso ha sempre contato molto, ma ci stimiamo reciprocamente e ci vogliamo bene. E poi, perché una relazione basata sul sesso dovrebbe essere una cosa di serie B? Il sesso è un modo di volersi bene, forse addirittura più spontaneo e immediato di altri. Ancora adesso le mie fantasie sessuali sono tutte su di lui, le sue, probabilmente, anzi certamente, non sono tutte su di me, ma questo non mi mette in crisi, io sono tendenzialmente monogamo, lui no, però quando stiamo insieme lui c’è e c’è veramente, lo vedo coinvolto in modo profondo e non è solo una questione tecnicamente sessuale. Certe volte, la domenica mattina, quando non devo lavorare, resto a letto a pensare a lui tra il sogno e la veglia, sono pensieri sessuali, ma anche di profonda tenerezza. Non ho paura di perderlo, lo vedo come il vero compagno della mia vita, non lo sarà magari al 100 % ma lo è veramente, e non ho nemmeno paura dei periodi di pausa, quando non ci sentiamo per una o due settimane, so che si rifarà vivo, perché è sempre successo. Sono passati tanti anni, saremmo a questo punto se non ci fosse qualcosa di veramente importante? Francamente penso proprio di no! So che lui c’è comunque, non mi sento solo e non mi manca nulla, mi fido di lui, non mi ha mai detto una cosa per un’altra. Con lui mi sento a mio agio, come non mi è mai successo con nessun altro. Certe volte mi chiama per parlare di sesso, ma lui, se solo volesse potrebbe stare con qualsiasi ragazzo (e penso che qualche volta lo faccia) però ogni tanto mi chiama, proprio nel cuore della notte, e mi dice di tenergli compagnia e allora parliamo di sesso, e di ricordi belli insieme ne abbiamo eccome. Restiamo a parlare per ore, forse più che altro a giocare e a parlare delle nostre fantasie che non sono identiche, ma a me le cose che mi dice in quelle occasioni piacciono molto perché sono un modo di parlare libero e di condividere il proprio mondo. Io rispondo cercando di dire a lui quello che dico a me stesso, senza filtri. Questo nostro modo di giocare non è cambiato negli anni, per me è importante e penso che lo sia anche per lui. Non posso dire che mi manca perché in fondo lo sento sempre presente, ha le sue fisse, ma relative, e poi le fisse ce le abbiamo tutti. Certe volte, o meglio tutte le volte che ci vediamo, mi chiedo che cosa lui possa trovare in me e francamente non lo so proprio, perché non penso di essere eccezionale da nessun punto di vista, ma con lui si è creato un rapporto che non è venuto meno. Stargli vicino mi fa stare bene e vorrei riuscire a fare stare bene anche lui, ma questo, purtroppo, non si realizza spesso, qualche volta sì, ma ci sono momenti in cui ho l’impressione di non poter riuscire a scardinare la sua malinconia. Piano piano siamo diventati adulti insieme, all’inizio non lo avrei considerato possibile ma è successo. Insomma, questa non è una favola, però è una storia che, almeno dal mio punto di vista, è molto importante, forse non posso dire di aver realizzato tutti i miei sogni ma certamente ho trovato un ragazzo che amo profondamente e che ha migliorato la mia vita. Queste cose non sono fantasia, e lo vedo tutti i giorni!
Se credi, metti questa mail come risposta al post "A che serve il sesso gay". Grazie.
Tano87
ho appena finito di leggere il tuo post “A che serve il sesso gay” e mi ci sono ritrovato punto per punto. Non sono più un ragazzo, ho 38 anni, e ho un ragazzo praticamente quasi coetaneo col quale sto da 18 anni. Non conviviamo e la nostra relazione è decisamente elastica, al di là della nostra relazione lui ha il suo mondo e io il mio, ma abbiamo anche un mondo comune, quello della nostra relazione appunto, che ha superato tanti momenti di difficoltà ma che, sia da lui che da me, non è mai stata messa in discussione. Nota che nessuno di noi due, nemmeno davanti a incomprensioni tutt’altro che minime, ha mai minacciato di rompere la relazione. Tutto è cominciato da un incontro casuale tramite alcuni amici che all’epoca erano amici comuni. Non ci conoscevamo affatto, ma quando l’ho visto sono rimasto incantato, era bellissimo, rideva, scherzava, giocava su tutto, su di me esercitava un’attrazione magnetica fortissima ed è diventato praticamente, il giorno stesso che ci siamo conosciuti, il centro delle mie fantasie sessuali, accompagnate però dal timore di aver preso una cotta del tutto unilaterale per un ragazzo impossibile, sapevo che era gay e lui lo sapeva di me, ma tra due gay la probabilità che scatti la classica scintilla è comunque molto bassa. Però mi sorrideva, già il primo giorno cercava di creare un contatto con me e questo mi incoraggiava. Ci siamo scambiati i contatti skype ma non ancora i numeri telefonici, poi abbiamo cominciato a parlare su skype la sera per ore. Mi colpiva il fatto che il dialogo fosse molto serio, niente di simile a quelli con gli altri amici gay, mi rendevo conto che il nostro rapporto aveva senso sia per me che per lui e quasi non ci credevo. Lui mi chiamava, qualche volta veniva da me e facevamo lunghe passeggiate o andavamo insieme a fare la spesa, certe volte c’erano silenzi lunghi, ma altre volte la sintonia era perfetta. Mi raccontava dei ragazzi che aveva avuto e delle delusioni che ne aveva riportato, poi cominciammo a vederci più volte a settimana e anche a parlare di sesso, poi abbiamo cominciato a toccarci, ad accarezzarci e poi piano piano siamo arrivati al sesso. Io lo desideravo ma lo temevo pure, avevo paura che lui non lo volesse veramente, ma poi questa paura è svanita perché notavo che quando non prendevo io l’iniziativa la prendeva lui, in modo molto dolce ma inequivocabile. Il sesso con lui era assolutamente un’altra cosa, non credo di essere mai stato al vertice delle sue fantasie sessuali e sapevo che aveva altri ragazzi o almeno non era immune da altre attazioni, perché non ci nascondevamo nulla reciprocamente, ma vedevo che quando stava con me ci stava bene, si sentiva voluto e amato e non credo che questo gli succedesse con altre persone. È cominciata così ed è andata avanti così. Piano piano abbiamo parlato delle nostre frustrazioni, delle nostre paure e dei nostri desideri, fino alle cose più private e più difficili da condividere, e il nostro rapporto non è affatto andato in crisi. Non c’è niente di me che lui non sappia e le cose che mi ha detto di sé, penso che nessun altro me le avrebbe dette. Qualche volta ci sono stati dei momenti di raffreddamento, ma bastava un incontro sessuale per resettare tutto e tornare ad un’armonia sostanziale. Quando parlavamo troppo, ci impantanavamo nelle parole e finivamo per non capirci, quando restavamo in silenzio e di abbracciavamo nudi nel letto, le parole non servivano più e arrivavamo a capirci di nuovo. È una relazione basata sul sesso? Oggettivamente il sesso ha sempre contato molto, ma ci stimiamo reciprocamente e ci vogliamo bene. E poi, perché una relazione basata sul sesso dovrebbe essere una cosa di serie B? Il sesso è un modo di volersi bene, forse addirittura più spontaneo e immediato di altri. Ancora adesso le mie fantasie sessuali sono tutte su di lui, le sue, probabilmente, anzi certamente, non sono tutte su di me, ma questo non mi mette in crisi, io sono tendenzialmente monogamo, lui no, però quando stiamo insieme lui c’è e c’è veramente, lo vedo coinvolto in modo profondo e non è solo una questione tecnicamente sessuale. Certe volte, la domenica mattina, quando non devo lavorare, resto a letto a pensare a lui tra il sogno e la veglia, sono pensieri sessuali, ma anche di profonda tenerezza. Non ho paura di perderlo, lo vedo come il vero compagno della mia vita, non lo sarà magari al 100 % ma lo è veramente, e non ho nemmeno paura dei periodi di pausa, quando non ci sentiamo per una o due settimane, so che si rifarà vivo, perché è sempre successo. Sono passati tanti anni, saremmo a questo punto se non ci fosse qualcosa di veramente importante? Francamente penso proprio di no! So che lui c’è comunque, non mi sento solo e non mi manca nulla, mi fido di lui, non mi ha mai detto una cosa per un’altra. Con lui mi sento a mio agio, come non mi è mai successo con nessun altro. Certe volte mi chiama per parlare di sesso, ma lui, se solo volesse potrebbe stare con qualsiasi ragazzo (e penso che qualche volta lo faccia) però ogni tanto mi chiama, proprio nel cuore della notte, e mi dice di tenergli compagnia e allora parliamo di sesso, e di ricordi belli insieme ne abbiamo eccome. Restiamo a parlare per ore, forse più che altro a giocare e a parlare delle nostre fantasie che non sono identiche, ma a me le cose che mi dice in quelle occasioni piacciono molto perché sono un modo di parlare libero e di condividere il proprio mondo. Io rispondo cercando di dire a lui quello che dico a me stesso, senza filtri. Questo nostro modo di giocare non è cambiato negli anni, per me è importante e penso che lo sia anche per lui. Non posso dire che mi manca perché in fondo lo sento sempre presente, ha le sue fisse, ma relative, e poi le fisse ce le abbiamo tutti. Certe volte, o meglio tutte le volte che ci vediamo, mi chiedo che cosa lui possa trovare in me e francamente non lo so proprio, perché non penso di essere eccezionale da nessun punto di vista, ma con lui si è creato un rapporto che non è venuto meno. Stargli vicino mi fa stare bene e vorrei riuscire a fare stare bene anche lui, ma questo, purtroppo, non si realizza spesso, qualche volta sì, ma ci sono momenti in cui ho l’impressione di non poter riuscire a scardinare la sua malinconia. Piano piano siamo diventati adulti insieme, all’inizio non lo avrei considerato possibile ma è successo. Insomma, questa non è una favola, però è una storia che, almeno dal mio punto di vista, è molto importante, forse non posso dire di aver realizzato tutti i miei sogni ma certamente ho trovato un ragazzo che amo profondamente e che ha migliorato la mia vita. Queste cose non sono fantasia, e lo vedo tutti i giorni!
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