IL NOSTRO MODO DI VIVERE IL SESSO GAY

Approccio dei ragazzi gay verso la sessualità
Rispondi
Avatar utente
progettogayforum
Amministratore
Messaggi: 5981
Iscritto il: sabato 9 maggio 2009, 22:05

IL NOSTRO MODO DI VIVERE IL SESSO GAY

Messaggio da progettogayforum » mercoledì 27 settembre 2023, 17:57

Caro Project, io (Nicola, 35 anni) e il mio compagno (Fabio, 37 anni) siamo una coppia gay sostanzialmente stabile da 15 anni, conosciamo Progetto Gay praticamente da quando hai cominciato la tua attività su internet e abbiamo deciso di inviarti un nostro contributo da inserire nel Forum. Per il nostro contributo abbiamo scelto come titolo “il nostro modo di vivere il sesso gay” perché non intendiamo farci maestri di niente e di nessuno ma soltanto raccontare del nostro modo di vivere il sesso gay. Diamo certamente per scontato che ci possono essere mille e più modi di vivere il sesso gay gratificanti quanto e più del nostro modo, noi vogliamo solo portare una testimonianza di quello che è accaduto a noi. Questo post è stato scritto in coppia proprio per evitare derive personalistiche e per mantenere una maggiore oggettività nel riportare i fatti.

1 – LA DISPONIBILITA’ SESSUALE
All’inizio della nostra storia eravamo entrambi molto giovani, avevamo avuto entrambi qualche minima avventura affettiva ma senza coinvolgimenti sessuali. Io, Nicola, avevo provato per esperienza diretta che in genere i ragazzi erano molto guardinghi e che la disponibilità sessuale dei ragazzi era più una chimera proiettata in un futuro ipotetico che una realtà, almeno nell’ambito dei ragazzi che potevamo frequentare noi. I ragazzi cercavano di evitare impegni nell’attesa che per loro si presentasse qualche occasione migliore. In genere i ragazzi non erano disposti a lasciarsi coinvolgere sessualmente, o cercavano di costruirsi relazioni blindate attraverso la presentazione ufficiale ai genitori, o almeno agli amici, o attraverso promesse o “fidanzamenti” più o meno formali. In sostanza, per quanto potevano, i ragazzi cercavano di costruire qualcosa di analogo ai matrimoni etero. Capiamo perfettamente che altri possono avere avuto esperienze del tutto diverse, ma noi possiamo fare riferimento solo alla nostra esperienza.
Tra noi la disponibilità sessuale è stata evidente fin dall’inizio. Si capiva che c’era un coinvolgimento reciproco molto forte e che entrambi ci saremmo lasciati coinvolgere molto volentieri, ma che eravamo frenati dal rischio di correre troppo e di spiazzare il nostro compagno. Né lui né io abbiamo minimamente pensato di presentare l’altro ai nostri genitori e nemmeno ai nostri amici e non abbiamo mai chiesto l’uno all’altro nessun impegno per il futuro. La strada per arrivare ai primi contatti sessuali è stata piena di esitazioni ma né lui né io abbiamo mai avuto il minimo dubbio. Quando abbiamo capito che cercavamo esattamente le stesse cose e che la condivisione della sessualità non avrebbe messo in crisi né lui né me, il sesso è stato la cosa più naturale e più spontanea del mondo, ed è arrivato in modo leggero attraverso il gioco sempre più disinibito.

2 PROBLEMI NELL’INTERPRETARE LA SESSUALITA’ MA NON NEL VIVERLA
Anche se le nostre sessualità non erano sovrapponibili al 100%, non abbiamo avuto problemi sostanziali di adattamento, mentre abbiamo incontrato parecchi problemi nel parlare tra noi di sessualità e nell’interpretare eventuali richieste o eventuali rifiuti, ai quali, in certi momenti sembrava si dovesse riconnettere un significato dirompente. Abbiamo imparato con gli anni a non fare e a non farci troppe domande, a non giocare troppo con le parole e con le interpretazioni. Il sesso è passato da attività commentata, che finiva spesso con forme di frustrazione e di scontentezza, ad attività assolutamente silenziosa o quasi, in cui l’essenziale è il contatto fisico, il gioco di sguardi e di sorrisi e la spontaneità che non ha bisogno di nessun commento. Quando le parole sono troppe, perdono significato, quando sono poche sono molto significative. Tra noi si è imposta da sé una regola non scritta: nessuno di noi avrebbe dovuto negare al partner un contatto sessuale esplicitamente richiesto e le richieste di contatto sessuale dovevano provenire sia da lui che da me. Una volta mi rimproverò di spingerlo ad essere sempre lui a chiedere un contatto sessuale e mi disse che non era giusto e che lo mettevo in imbarazzo, da allora ho cercato di essere molto diretto anche su questo punto e ho notato che, anche adesso, quando lo chiamo per fargli capire che lo desidero lui è contento e mi risponde in modo molto positivo.

3 IL LINGUAGGIO SESSUALE E LA PRIVACY DI COPPIA
Tra noi esiste un linguaggio esplicitamente sessuale, molto ma molto diretto, ma quel linguaggio lo usiamo solo in privato, perché ha una dimensione intima che dall’esterno potrebbe essere totalmente fraintesa e potrebbe sembrare un modo stupido di giocare con le parole, ma per noi, quello è il codice di comunicazione più diretto, che usiamo per ripulire il campo da esitazioni e da dubbi di vario genere. Noi siamo una coppia gay, lo sanno le nostre famiglie e pochissimi dei nostri amici che non ne hanno mai fatto cenno pubblicamente. Nella sfera sociale noi siamo buoni colleghi di lavoro. Noi non parliamo mai della nostra sessualità con persone che dobbiamo frequentare per motivi di lavoro e nemmeno con gli amici più stretti. È accaduto qualche volta che abbiamo parlato con Project, proprio perché non avevamo il minimo dubbio circa la riservatezza della conversazione.

4 RITUALI SESSUALI IMITATIVI
Nel nostro mondo non c’è mai stato spazio per rituali sessuali imitativi di nessun genere, tutto era e doveva essere assolutamente informale, mai programmato e soprattutto doveva essere nostro nel senso che noi abbiamo avuto una regola non detta ma sempre rispettata: nulla può essere introdotto nella nostra vita sessuale, che non sia veramente condiviso e voluto da entrambi. Le fantasie strettamente individuali e non condivise sono e devono rimanere non condivise. L’insistenza è ammessa ma entro i limiti del buon senso, le forzature sono state sempre considerate del tutto inaccettabili.

5 NESSUN COMPORTAMENTO SESSUALE È MAI STATO CONSIDERATO FONDAMENTALE
Nei nostri incontri sessuali non c’era mai nulla di dovuto. La sessualità poteva anche essere ridotta allo scambio di coccole o al restare abbracciati nudo contro nudo. Era soltanto il momento emotivo che determinava l’andamento di una serata. Ciascuno di noi ha imparato col tempo ad armonizzare i propri desideri con quelli del proprio partner. Ogni nostro incontro, già dopo le primissime volte, cominciava col chiedersi: “Come sta il mio compagno? Che cosa può farlo stare veramente bene?” Certe volte un incontro, che in diverse circostante sarebbe stato dedicato interamente al sesso, poteva essere dedicato, in tutto o in parte, a parlare di problemi di lavoro, che in quel momento sembravano particolarmente importanti. Il sesso è importante ma non può essere considerato sempre e comunque la cosa più importante. Un discorso serio e onesto può avere il diritto di precedenza su qualsiasi contatto sessuale e di questo abbiamo fatto più volte esperienza, e va comunque sottolineato che un contatto sessuale vissuto reprimendo l’urgenza di discorsi che sul momento si considerano fondamentali è certamente molto meno gratificante di un contatto sessuale che si realizza dopo che, chiarite le problematiche in sospeso, si ritrova un’armonia di coppia di un più alto livello. In quel momenti si sente tutta la forza di un legame di coppia.

6 IN UNA RELAZIONE AFFETTIVA NON CI SONO ASPETTI CONTRATTUALI
Nella nostra relazione non abbiamo mai pensato a darci delle regole per rinsaldare il rapporto di coppia, ci siamo preoccupati invece di garantire in primo luogo la libertà del nostro compagno. Ha senso una relazione alla quale si partecipa in modo libero, non ha alcun senso stare con una persona che è vincolata a stare con te dal matrimonio, dalla condivisione della casa, da necessità economiche o da patti più o meno espliciti e formalizzati. Tra noi non è mai esistita la pretesa dell’esclusività affettiva o sessuale e nemmeno quella della durata a vita del rapporto.

7 UNICA REGOLA: L’ONESTA’ RECIPROCA
Abbiamo imparato per esperienza che l’unica condizione per il mantenimento di una buona relazione di coppia è l’onestà reciproca, cioè il parlare sempre al proprio partner di qualsiasi problema che possa essere emerso, non avere due facce, dire la verità, non fare mai il doppio gioco. Sono queste le condizioni che permettono in mantenimento di un vero rispetto reciproco anche quando il trasporto affettivo finisce. Il rispetto non deve venire meno ma deve essere meritato, attraverso un comportamento onesto.

Rispondi