Project io resto un infermiere.
Come in tutti gli altri campi, l’onore della diagnosi non spetta a me, ma al medico. Durante il mio periodo in psichiatria, ho adottato lo stesso approccio che utilizzo ogni volta che entro in un reparto: studio e mi informo. Dopo anni di esperienza in emergenza, un ambito in cui sono decisamente più preparato, ho acquisito strumenti tecnici che applico sempre nel rispetto del mio ruolo.
Nel campo della psichiatria il principio è lo stesso, ma la percezione è molto diversa. Questo ambito fa molta più paura, soprattutto alle famiglie, che spesso, per vergogna, evitano di cercare un supporto concreto per determinate malattie. Al contrario, mostrano grande apprensione di fronte a malattie fisiche. Naturalmente, si tratta di generalizzazioni: per fortuna, esistono molte belle eccezioni. Tuttavia, il tabù sulla salute mentale rappresenta ancora un grande limite.
Affrontare certi problemi in modo tempestivo è fondamentale: prima si interviene, più è facile risolverli, proprio come accade per tutte le altre malattie.
Le affermazioni che ho condiviso sono espresse nel pieno rispetto del mio ruolo e delle mie competenze. Mi fermo qui, consapevole di non poter oltrepassare i confini del mio ambito professionale.
I farmaci
I farmaci possono essere prescritti SOLO dai medici, in TUTTI i casi. Il paradosso è che molti giovani ricorrono all’automedicazione utilizzando sostanze neurotrope. Questo include alcol e marijuana nei casi più "leggeri", fino a droghe pesanti nei peggiori. È paradossale che, spesso, queste stesse persone abbiano pregiudizi contro i farmaci, senza una ragione apparente.
La terapia
Un punto fondamentale: in terapia ci vanno i SANI, ovvero coloro che sono sufficientemente lucidi da riconoscere di aver bisogno di aiuto.
Io, che ho sempre sostenuto l’importanza di un percorso psicoterapeutico, devo però ammettere che talvolta sono più pericolosi gli psicoterapeuti che non hanno risolto le proprie questioni irrisolte rispetto agli psichiatri. Gli psichiatri, essendo medici, seguono protocolli e schemi terapeutici approvati a livello internazionale. Per questo è SEMPRE necessario fare attenzione, ma serve una cautela doppia quando si sceglie uno psicologo.
Se uno psicologo non è preparato ad affrontare un certo disturbo, difficilmente indirizza il paziente a un professionista più competente. Nel migliore dei casi, ciò porta alla rassegnazione del paziente, che rinuncia a proseguire la terapia. Nel peggiore, può causare danni seri.
L’importanza dei farmaci
I farmaci, invece, hanno una loro oggettività. I trattamenti attuali presentano POCHISSIMI effetti collaterali, e la medicina ha fatto passi da gigante dai tempi della carbamazepina (ancora oggi in uso). Esistono molti farmaci, e un medico competente è in grado di dosarli correttamente, proponendo alternative per ridurre al minimo sia gli effetti collaterali (che tutti i farmaci, inevitabilmente, hanno) sia eventuali disagi psicologici.
Le linee guida indicano che, per molti disturbi, la terapia della parola è il trattamento di prima scelta, che, se necessario, va affiancato a un farmaco. Esistono studi ed evidenze scientifiche: bisogna solo liberare la mente dai pregiudizi.
È assurdo quanto siano socialmente accettate sostanze come nicotina, caffeina ed etanolo, nonostante i loro numerosi effetti collaterali, mentre si teme l’uso di psicofarmaci, studiati e dosati con precisione da professionisti.
Conclusione
La malattia mentale è una malattia come tutte le altre, e chi ne è affetto è una persona NORMALE, ammesso che questa parola abbia un senso. In realtà, è semplicemente una persona, senza bisogno di aggettivi o etichette. STOP.
Voglio inoltre sottolineare un aspetto cruciale: il tema dell’aderenza al regime terapeutico. Questo è un fattore determinante in quasi tutte le malattie croniche, come diabete, ipertensione o ipercolesterolemia. Purtroppo, molti pazienti, per cattiva abitudine, tendono a interrompere, modificare arbitrariamente o addirittura non seguire affatto le terapie prescritte.
Di fatto, nemmeno qui ci sono grandi differenze rispetto alle altre malattie: il problema dell’aderenza è trasversale e universale.
In tutti i casi, non posso che essere pienamente d’accordo con quello che scrivi. Mi premeva solo segnalare quello che è un problema oggettivo purtroppo molto diffuso in TANTI campi: il pregiudizio.
LEZIONI DI VECCHIAIA GAY - ESAME DI UN SOLO CASO
- progettogayforum
- Amministratore
- Messaggi: 6146
- Iscritto il: sabato 9 maggio 2009, 22:05
Re: LEZIONI DI VECCHIAIA GAY - ESAME DI UN SOLO CASO
Non posso che concordare al 100% con quanto ha scritto Alyosha, che corrisponde esattamente a quanto ho rilevato anch’io attraverso le attività di Progetto. Mi limito a sottolineare alcuni punti fondamentali:
1) Per il doc a tema gay come per tutti i disturbi della salute fisica e mentale, è molto importante intervenire il più presto possibile, rivolgendosi a uno specialista.
2) La psicoterapia può certamente essere utile ma in molti casi non è sufficiente a risolvere il problema e la ricerca di uno psicologo “con competenze specifiche” non è affatto facile.
3) Le terapie farmacologiche in molti casi possono essere indispensabili e la compliance (cioè il fatto di seguire in modo rigoroso la terapia in termini di dosaggi, di tempi e di eventuali associazioni di farmaci) è fondamentale. In particolare, nelle terapie farmacologiche del doc, accade che il paziente tenda ad abbandonare la terapia (e qualche volta anche pericolosamente in modo netto e repentino) perché si aspetta effetti a breve scadenza, e perda in questo modo i vantaggi di una terapia oggettivamente seria.
4) L’uso dell’alcol e dei cannabinoidi (per non dire delle altre sostanze psicotrope) deve essere evitato nel modo più assoluto quando si assumono farmaci di qualsiasi genere e in particolare psicofarmaci.
5) Le persone con doc attraversano stati di sofferenza profonda e, al di là del supporto medico o psicologico, necessitano di un supporto affettivo in primo luogo da parte dei familiari e degli amici. Mi è accaduto spesso di vedere come le persone che convivono con la persona con doc non si rendano conto di questo fatto e tendano a minimizzare il problema, isolando la persona sofferente marginalizzandola, ed esasperando in questo modo la sua sensazione di solitudine.
1) Per il doc a tema gay come per tutti i disturbi della salute fisica e mentale, è molto importante intervenire il più presto possibile, rivolgendosi a uno specialista.
2) La psicoterapia può certamente essere utile ma in molti casi non è sufficiente a risolvere il problema e la ricerca di uno psicologo “con competenze specifiche” non è affatto facile.
3) Le terapie farmacologiche in molti casi possono essere indispensabili e la compliance (cioè il fatto di seguire in modo rigoroso la terapia in termini di dosaggi, di tempi e di eventuali associazioni di farmaci) è fondamentale. In particolare, nelle terapie farmacologiche del doc, accade che il paziente tenda ad abbandonare la terapia (e qualche volta anche pericolosamente in modo netto e repentino) perché si aspetta effetti a breve scadenza, e perda in questo modo i vantaggi di una terapia oggettivamente seria.
4) L’uso dell’alcol e dei cannabinoidi (per non dire delle altre sostanze psicotrope) deve essere evitato nel modo più assoluto quando si assumono farmaci di qualsiasi genere e in particolare psicofarmaci.
5) Le persone con doc attraversano stati di sofferenza profonda e, al di là del supporto medico o psicologico, necessitano di un supporto affettivo in primo luogo da parte dei familiari e degli amici. Mi è accaduto spesso di vedere come le persone che convivono con la persona con doc non si rendano conto di questo fatto e tendano a minimizzare il problema, isolando la persona sofferente marginalizzandola, ed esasperando in questo modo la sua sensazione di solitudine.
BLOG PROGETTO GAY http://progettogay.myblog.it/
BLOG STORIE GAY http://nonsologay.blogspot.com/
SITO PROGETTO GAY https://sites.google.com/site/progettogay/
STORIE GAY E NON SOLO https://gayproject.wordpress.com/
BLOG STORIE GAY http://nonsologay.blogspot.com/
SITO PROGETTO GAY https://sites.google.com/site/progettogay/
STORIE GAY E NON SOLO https://gayproject.wordpress.com/
Re: LEZIONI DI VECCHIAIA GAY - ESAME DI UN SOLO CASO
Considerazioni sul trattamento dei disturbi psicologici
La terapia della parola, ovvero la psicoterapia, è l’intervento di elezione per tutti i disturbi di livello nevrotico e persino borderline. Tuttavia, nei casi in cui sia necessario, la psicoterapia può essere affiancata da un trattamento farmacologico per gestire sintomi collaterali che potrebbero ostacolare il percorso terapeutico.
È importante sottolineare che:
La terapia farmacologica può portare benefici, soprattutto nel breve termine, poiché allevia i sintomi più debilitanti. Tuttavia, da sola non è sufficiente per ottenere risultati stabili e significativi nel lungo periodo.
Al contrario, una buona terapia farmacologica, combinata con un percorso psicoterapeutico, può facilitare quest’ultimo. La psicoterapia infatti, essendo un processo esplorativo, può inizialmente generare incertezze, ma spesso rappresenta la prima tappa per accettare e comprendere la propria condizione di partenza.
Un aspetto critico è la collaborazione tra professionisti: non tutti gli psicologi dimostrano l’onestà intellettuale necessaria per riconoscere i casi in cui è opportuno indirizzare il paziente verso uno psichiatra. Questa mancanza può rallentare il trattamento e il miglioramento del paziente.
Infine, è importante precisare che i disturbi psicotici non prevedono, nella maggior parte dei casi, un intervento psicoterapeutico iniziale, poiché il paziente non sarebbe in grado di sostenere un tale percorso. In queste situazioni, il trattamento farmacologico è prioritario e fondamentale.
https://www.msdmanuals.com/it/professio ... 5247296_it
TRATTAMENTO DI SCELTA
Psicoterapia psicodinamica
La psicoterapia psicodinamica si focalizza sull’esplorazione dei conflitti inconsci e delle dinamiche interpersonali alla base dei comportamenti disfunzionali. Questo approccio mira a favorire una maggiore consapevolezza e a promuovere cambiamenti nelle relazioni e nei modelli di pensiero.
Terapia cognitivo-comportamentale (CBT)
La CBT è particolarmente efficace nel trattamento del DOCP, poiché aiuta i pazienti a identificare e modificare i pensieri rigidi e le abitudini comportamentali maladattive. Tecniche come la ristrutturazione cognitiva e l’esposizione graduale sono spesso utilizzate per aumentare la flessibilità mentale e ridurre l’ansia legata al perfezionismo.
Farmacoterapia
Gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) possono essere prescritti per alleviare i sintomi associati, come l’ansia o il perfezionismo ossessivo. L’uso dei farmaci è spesso combinato con la psicoterapia per ottenere risultati più duraturi.
La terapia della parola, ovvero la psicoterapia, è l’intervento di elezione per tutti i disturbi di livello nevrotico e persino borderline. Tuttavia, nei casi in cui sia necessario, la psicoterapia può essere affiancata da un trattamento farmacologico per gestire sintomi collaterali che potrebbero ostacolare il percorso terapeutico.
È importante sottolineare che:
La terapia farmacologica può portare benefici, soprattutto nel breve termine, poiché allevia i sintomi più debilitanti. Tuttavia, da sola non è sufficiente per ottenere risultati stabili e significativi nel lungo periodo.
Al contrario, una buona terapia farmacologica, combinata con un percorso psicoterapeutico, può facilitare quest’ultimo. La psicoterapia infatti, essendo un processo esplorativo, può inizialmente generare incertezze, ma spesso rappresenta la prima tappa per accettare e comprendere la propria condizione di partenza.
Un aspetto critico è la collaborazione tra professionisti: non tutti gli psicologi dimostrano l’onestà intellettuale necessaria per riconoscere i casi in cui è opportuno indirizzare il paziente verso uno psichiatra. Questa mancanza può rallentare il trattamento e il miglioramento del paziente.
Infine, è importante precisare che i disturbi psicotici non prevedono, nella maggior parte dei casi, un intervento psicoterapeutico iniziale, poiché il paziente non sarebbe in grado di sostenere un tale percorso. In queste situazioni, il trattamento farmacologico è prioritario e fondamentale.
https://www.msdmanuals.com/it/professio ... 5247296_it
TRATTAMENTO DI SCELTA
Psicoterapia psicodinamica
La psicoterapia psicodinamica si focalizza sull’esplorazione dei conflitti inconsci e delle dinamiche interpersonali alla base dei comportamenti disfunzionali. Questo approccio mira a favorire una maggiore consapevolezza e a promuovere cambiamenti nelle relazioni e nei modelli di pensiero.
Terapia cognitivo-comportamentale (CBT)
La CBT è particolarmente efficace nel trattamento del DOCP, poiché aiuta i pazienti a identificare e modificare i pensieri rigidi e le abitudini comportamentali maladattive. Tecniche come la ristrutturazione cognitiva e l’esposizione graduale sono spesso utilizzate per aumentare la flessibilità mentale e ridurre l’ansia legata al perfezionismo.
Farmacoterapia
Gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) possono essere prescritti per alleviare i sintomi associati, come l’ansia o il perfezionismo ossessivo. L’uso dei farmaci è spesso combinato con la psicoterapia per ottenere risultati più duraturi.
- progettogayforum
- Amministratore
- Messaggi: 6146
- Iscritto il: sabato 9 maggio 2009, 22:05
VECCHIAIA GAY TRA IMPEGNO E DISIMPEGNO
Quando si diventa vecchi si ha paura del tempo che passa, e questo è comprensibile, tanto più per un vecchio gay, che non ha figli e quindi non ha un copione già scritto per la sua vecchiaia, ma quando si diventa vecchi si comincia anche ad oscillare come un pendolo tra la smania di darsi da fare, di agire, di non tirarsi indietro, di non sprecare il tempo che resta e l’autodifesa, o meglio la presunta autodifesa il cui unico presupposto sembra essere il totale disimpegno che consentirebbe di dedicarsi di più a sé stessi, in parole povere una continua oscillazione tra nobili ideali e disincantate sintesi che culminano nel classico “Ma chi me lo fa fare!” In linea teorica i nobili ideali dovrebbero comunque prevalere, ma perseguire nobili ideali comporta rischi, forse non rischi gravi a livello personale, ma almeno assunzioni di responsabilità morale, come è inevitabile che accada se ci si getta nel vortice del reale. Il vero interrogativo morale di chi sceglie di impegnarsi sta nel fatto che chi non fa nulla è certo almeno di non sbagliare, mentre chi “fa” si assume delle responsabilità con la consapevolezza non solo di poter provocare problemi a se stesso ma anche di poter fare danni ad altri. La buona volontà e i buoni propositi non sono di per sé condizione sufficiente per la concretizzazione dei risultati sperati e si dice comunemente che la via dell’inferno è lastricata di buone intenzioni. All’inizio si coltiva una speranza che potrebbe trasformarsi nel modo più imprevedibile fino a divenire una vera calamità. Non è tanto la fatica del fare che trattiene dall’impegnarsi a fondo, quanto la paura di sbagliare e di fare danni, danni agli altri, più che a sé stessi. Qualcuno sostiene che bisognerebbe astenersi dal dare consigli per evitare di dare consigli sbagliati. Accettare un principio del genere significherebbe farsi un merito del proprio disimpegno. Sono arrivato alla conclusione che una scelta di impegno ha quanto meno una probabile utilità e va perseguita anche se comporta dei rischi. Non sono arrivato a questa conclusione ragionandoci sopra ma soltanto istintivamente, cioè seguendo la mia spontaneità. La scelta dell’impegno non è di per sé una scelta altruistica perché anche l’impegno ha una remunerazione. Escludendo le remunerazioni economiche o quelle che portano vantaggi di posizione o di consenso, che dopo una certa età tendono a svanire in termini concreti, perché irrealizzabili o di fatto inutili, restano le soddisfazioni morali, che molti considerano gratificazioni residuali, un fumo di umanità puramente consolatorio e sostanzialmente inutile. Ma le gratificazioni morali hanno un loro significato, per quanto soggettivo, e hanno un peso rilevante nella stabilizzazione dell’equilibrio individuale e dell’immagine di sé, perché spesso non si tratta di astrazioni ideologiche ma di gratificazioni relazionali derivanti da rapporti con persone vere, si tratta in genere di rapporti labili ma non per questo superficiali e da qui deriva la gratificazione. Non si fa qualcosa per il piacere astratto di fare una cosa giusta, si fa qualcosa per altre persone ben individuate, ed è questo, probabilmente, l’unico impulso che spinge a superare l’inerzia e a scegliere l’azione. Ne verrà ansia, forse frustrazione, forse delusione, o addirittura coscienza di avere fatto danni, ma questi rischi sono, o almeno sembrano più che bilanciati dalle buone intenzioni e da un minimo di oggettività progettuale, cioè dalla limitazione dell’azione a qualcosa che appare oggettivamente motivato. L’azione, quando è rivolta a persone e non a cose, non è mai unidirezionale, ha una sua natura relazionale, che la sostiene dall’interno. Dunque, darsi da fare, finché c’è ancora tempo. L’abbandono, la rinuncia, il cercare di salvare se stessi è di fatto l’anticipazione simbolica del nulla.
BLOG PROGETTO GAY http://progettogay.myblog.it/
BLOG STORIE GAY http://nonsologay.blogspot.com/
SITO PROGETTO GAY https://sites.google.com/site/progettogay/
STORIE GAY E NON SOLO https://gayproject.wordpress.com/
BLOG STORIE GAY http://nonsologay.blogspot.com/
SITO PROGETTO GAY https://sites.google.com/site/progettogay/
STORIE GAY E NON SOLO https://gayproject.wordpress.com/
- progettogayforum
- Amministratore
- Messaggi: 6146
- Iscritto il: sabato 9 maggio 2009, 22:05
VECCHIAIA GAY E DEMITIZZAZIONE
Natale è passato, il tempo scorre velocemente, troppo velocemente, e il tempo della vita è un tempo limitato. La salute, passo dopo passo, lentamente, si degrada, anche in assenza di un’evoluzione rapida. La consapevolezza di tutto questo si chiama vecchiaia, la sindrome della consapevolezza, che ha come primo sintomo l’abbandono della progettualità. Tutte le differenze si appiattiscono di fronte allo scorrere del tempo, tutte le paure sfumano in un’unica grande paura che alla fine si trasforma in consapevolezza e accettazione. Il mondo, dopo, continuerà la sua strada, più o meno come prima. Ci saranno sempre i gay, come ci sono sempre stati, cambierà un po’ il contesto ma i problemi resteranno esattamente gli stessi, i desideri e i sogni rimarranno esattamente gli stessi, il mondo nel suo complesso, almeno in assenza di sconvolgimenti di portata storica, rimarrà per molti anni più o meno lo stesso. Di quel mondo non farò esperienza, avrò contribuito, bene o male, a costruirlo, ma sarà il mondo del dopo di me. Mi sono chiesto se quel mondo mi interessa veramente, e non saprei darmi una risposta. L’impressione generale è che le nostre azioni producono effetti al di là delle nostre reali intenzioni. In questo tardo autunno della vita, quando di fatto non ci sono più scelte da fare, ma bisogna solo concludere dignitosamente il percorso, mi chiedo, se, al di là dello stesso vivere, ci sia mai stato un obiettivo, si siano mai fatte veramente delle scelte e l’impressione è che non sia mai accaduto, che gli obiettivi siano stati solo un’estrapolazione del presente, che le scelte non siano state in realtà altro che consapevolezze dell’inevitabilità di qualcosa. Quando si è vecchi la sessualità di fatto svanisce sotto la spinta dei problemi di salute, diventa un ricordo che segna l’ingresso nell’ultima età della vita, quella della preparazione e dell’accettazione del destino finale. Più che vita è sopravvivenza, cioè vita senza progetto e senza scopo, o meglio senza progetto e senza scopo individuale, in cui ci si dedica un po’ agli altri perché non ha più senso dedicarsi a se stessi. Ci sono le feste, ma un vecchio in genere non ama le feste. Le feste sono luoghi di incontro, i vecchi preferiscono la solitudine, non hanno più nulla da dire. Il riposo e il sonno, che possono essere modi di vivere la vita senza dolore, piacciono al vecchio finché restano pause lunghe senza dolore. Dovrei correggere tutto quello che ho scritto sui vecchi, dei quali non so nulla, ho solo parlato di un vecchio, quello che mi illudo di conoscere meglio. Non è un’immagine edificante ma non ho miti da difendere.
BLOG PROGETTO GAY http://progettogay.myblog.it/
BLOG STORIE GAY http://nonsologay.blogspot.com/
SITO PROGETTO GAY https://sites.google.com/site/progettogay/
STORIE GAY E NON SOLO https://gayproject.wordpress.com/
BLOG STORIE GAY http://nonsologay.blogspot.com/
SITO PROGETTO GAY https://sites.google.com/site/progettogay/
STORIE GAY E NON SOLO https://gayproject.wordpress.com/