LEZIONI DI VECCHIAIA GAY - ESAME DI UN SOLO CASO

La vera vita dei gay anziani, Gay e problemi della terza età, Gay anziani e ricordi di vita.
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Re: LEZIONI DI VECCHIAIA GAY - ESAME DI UN SOLO CASO

Messaggio da progettogayforum » lunedì 26 febbraio 2024, 13:11

La vecchiaia non comporta solo disagi fisici e mentali diretti, derivanti dal progredire inesorabile dell’età, ma anche disagi indiretti legati al fatto che i disagi diretti spesso non appaiono all’esterno e il vecchio sembra solo un adulto con qualche capello bianco in più, finché non si finisce in uno stato di dipendenza o di prostrazione estrema che inevitabilmente traspare anche all’esterno. I giovani non si rendono conto che la vecchiaia è un’altra fase della vita in cui le capacità fisiche si riducono progressivamente e la spinta stessa verso il futuro tende ad essere sommersa da problemi fisici e da forme serpeggianti di depressione legata al decadimento delle facoltà mentali. Anche l’affettività prende altre strade ed è diversa da quella dei giovani. Per i vecchi la categoria affettiva fondamentale è la presenza, la sessualità piano piano svanisce nel corso degli anni mentre la presenza assume via via un peso maggiore. La cosa più importante per il vecchio è non essere dimenticato in quanto vecchio, cioè non essere marginalizzato proprio dalle persone con le quali in altre età ci sono stati rapporti affettivi veri. Il vecchio non cerca di sembrare giovane e non desidera essere trattato come un giovane, perché non lo è, e si rende conto che il fatto di considerarlo giovane autorizza ad aspettarsi da lui i comportamenti di un giovane, che non possono esserci. Quando il vecchio dice: “Io sono vecchio” chiede di essere trattato come un vecchio, chiede rispetto per le sue impossibilità, che sono appunto impossibilità, rispetto per le sue incapacità fisiche e mentali, che spesso si vedono pochissimo o non si vedono affatto, ma ci sono. Il vecchio, in genere, non ama la confusione e la folla, non ama i gruppi e spesso neppure i singoli, ha una freddezza affettiva che può essere recepita come il rifiuto di un contatto, perché in altre età una freddezza di quel tipo indica spesso un rifiuto, per il vecchio, il silenzio, l’isolamento, la compagnia silenziosa di una sola persona, sono cose fondamentali. Tutto ciò che è “fare”, come fare la spesa, stanca il vecchio che ha bisogno di riposo, di calore umano non invadente, di piccole attenzioni che sembrano banali. Il vecchio non ha sfide da vincere ma ha un’attenzione particolare a come viene trattato. Il vecchio ha bisogno di sincerità, qualche volta ha bisogno di essere contraddetto, frenato, trattenuto dal cedere alle circostanze, e in genere non sopporta le recite sociali, i falsi riguardi, le parole eccessive, desidera essere trattato alla pari, con un po’ di rispetto per le sue debolezze. Il vecchio non ama le cose travolgenti ma la costanza, l’idea di poter contare su qualcuno, di potersi fidare di qualcuno, l’idea di poter essere veramente se stesso con qualcuno. Il vecchio ha bisogno di pace e di condivisione vera, che sono cose difficilissime da conseguire.

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Re: LEZIONI DI VECCHIAIA GAY - ESAME DI UN SOLO CASO

Messaggio da progettogayforum » sabato 9 marzo 2024, 21:22

L’arte del bravo solista si misura dall’ultima nota, che non deve mai durare troppo.

Il vecchio saggio capisce si essere solo vecchio, non cerca di dare un senso alla sua vita, che ormai è al tramonto, si rende conto che ciò che è accaduto è semplicemente accaduto ma di per sé non ha alcun senso. Tutto avrebbe potuto prendere altre strade, completamente diverse, e non avrebbe avuto un senso nemmeno così. Questa è la condizione umana: fragilità assoluta, incapacità di agire e di capire, tentativi di capirsi e di capire che naufragano in una incomunicabilità sostanziale, direi ontologica. Monadi senza finestre in un oceano oscuro. Che ci resta? Onestamente non lo so, a forza di svuotare gli armadi, alla fine non ci resta più nulla, a mala pena l'abitudine di scrivere due righe.

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