ora come ora, mi sentirei sostanzialmente d'accordo.
Ci vuol più coraggio a vivere che a morire.
Il mio attuale accordo dipende dal fatto che, sul piano della costruzione mentale delle diadi significato/significante, la morte (come la nascita) mi appaiono fatti semplici. La vita, invece, di molto più complessa anche per l'abbondanza delle possibili costruzioni consecutive alla sua costituzione.
Com'è che tu/io/noi tutti creiamo mentalmente, all'origine, questi concetti?
C'è un detto sul quale
Re: C'è un detto sul quale
Tutto nasce dalla paura dell'ignoto.
La paura è ancestrale, eradicata nel nostro DNA. Ad essa è associata altre sensazioni: il disagio, la vergogna, l'ansia...
Da qui nasce il desiderio di coraggio e di rivalsa per il tempo che ci è concesso.
La paura è ancestrale, eradicata nel nostro DNA. Ad essa è associata altre sensazioni: il disagio, la vergogna, l'ansia...
Da qui nasce il desiderio di coraggio e di rivalsa per il tempo che ci è concesso.
Alone but not lonely
Re: C'è un detto sul quale
La paura (dell'ignoto ma non solo) sembrerebbe in effetti Tozeur un sentimento filogeneticamente antichissimo: un ritrarsi dal non-self che può vedersi tanto come possibile fonte di dolore quanto come causa di cessazione della vita stessa o anche, in caso di paura di noi stessi, come pura e semplice sensazione dolorosa. Ma, a ben vedere, come essa non riguarda ormai più la morte, esiterei a porla come arché o condizione fondativa della vita. Non pare almeno che per tutti il vivere si riduca puramente a questo. Anche i più ansiosi o depressi, se interrogati su questo, tendono in genere a convenire che qualche momento lieto e rilassato, non foss'altro in senso delimitativo, la vita comunque ci riserva. E quindi sembrerebbe che, più che una precondizione fondativa, essa costituisca una delle tante possibili ipostasi di ciò che chiamiamo vita