Che ne pensate della PreP?
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Che ne pensate della PreP?
Buongiorno a tutti, mi sono iscritto da qualche giorno sul forum, e vorrei chiedervi alcune cose oltre che dire la mia su un tema che è difficilissimo trattare in maniera neutrale, pulita, lucida, ovvero quella che dà il titolo a questa sezione. Io ho sempre avuto una paura estrema verso ogni tipo di batterio o virus, o protozoo patogeno esistente, e che sia trasmissibile da uomo a uomo, specie se sessualmente. Non so perchè sia così, io ho due ipotesi: I. le malattie a trasmissione sessuale sembrano dipendere dalla responsabilità individuale, in poche parole "se te ne becchi una, te la sei cercata"; II. ho letto troppi libri, e spulciato troppi dati su Hiv, sifilide, epatite A,B, HPV, candida, clamidia, herpes e tanti altri batteri, tanto da vederli quasi ovunque. Ho sempre ritenuto che prevenire è meglio che curare, e che la migliore arma di prevenzione è la conoscenza, tuttavia in questo caso la conoscenza, forse superficiale, mi dice solo una cosa:" astinenza, o relazione monogama, ma dato che oggigiorno non si può essere sicuri neanche così, test ogni mese/3 mesi...anzi forse è meglio astinenza e basta". Tra tutti i patogeni l'Hiv mi è sempre sembrato il più temibile. La terapia antiretrovirale (che oggi credo si riduca ad una compressa al giorno, con la prospettiva che si passi ai farmaci iniettabili a lento-rilascio o long-acting ogni 6 mesi) rende trattabilissima ma non eradicabile l'eventuale infezione, e in più rende non più infettivo chi ha contratto il virus, tuttavia l'idea di un virus potenzialmente letale che integra il suo genoma nel DNA dell'ospite e lì rimane per sempre mi sa di film horror. Il Covid-19 per intenderci non ha questa capacità, e non oso neanche immaginare cosa sarebbe successo se l'avesse avuta. Sono paure esagerate? Beh sì, l'Hiv è relativamente difficile da contrarre, tuttavia in teoria basta un solo rapporto non protetto, ed in questo un solo virione che arriva ad entrare nel circolo sanguigno. Su un piano teorico per gli MSM evitando il sesso anale, che come sottolinea Project nel suo "manuale di omosessualità" sta diventando sempre più raro, il rischio di essere infettati da Hiv con il solo sesso orale non protetto anche se con una persona sieropositiva che non sa di esserlo, è estremamente basso, gli esperti dicono sia maggiore di 0 ma meno di 0,04 %, 4 casi su 10.000. Su come si arrivi a questo numeretto, ci sarebbe da aprire una enorme parentesi, ma preferisco non aprirla dato che non sono competente in materia. A tal proposito tempo fa ho letto una divertente tavola rotonda tra esperti che potete trovare a questo link:https://www.hivlawandpolicy.org/sites/d ... ite%29.pdf. Il consenso finale è che il rischio è "exceedingly rare" in una fellatio non protetta eseguita senza contatto con liquido seminale. Come si sa la medicina non è una scienza esatta, tuttavia per quel mi riguarda sapere che la possibilità c'è è sufficiente ad astenermi. Vengo al dunque, da diversi anni si sente parlare di PreP, una compressa con due farmaci antiretrovirali, che assunti prima e dopo un rapporto a rischio (oppure ogni giorno, ma non essendo una caramella chi è che lo farebbe?) abbatte un rischio di contagio che è già basso, ma solo per Hiv. La ritenete utile, pensate che abbia senso la "filosofia" dietro questa profilassi? Ovviamente non ho considerato tutti gli altri patogeni, molti dei quali sono a tutt'oggi molto insidiosi, ma tutto sommato eradicabili, alcuni trasmissibili anche con il preservativo, ma questi non li considererei neanche trasmissibili sessualmente. Mi rendo conto che è un discorso estremamente difficile da trattare con lucidità, probabilmente le mie paure sono sproporzionate, e se uno ha la fortuna di innamorarsi di una persona tranquilla, responsabile, che ricambia non deve temere nulla, tuttavia non ho dati aggiornati però ecco la monogamia o la fedeltà non mi risulta vada molto di moda oggigiorno. Nel sito italiano gay. it mi pare di avere letto uno sconvolgente articolo che la ritiene un qualcosa di "eteronormativo". Sarei curioso di sapere cosa ne pensate.
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Re: Che ne pensate della PreP?
Intanto grazie per questo bellissimo post che deve aver richiesto non poco lavoro. Provo a dire la mia sulla base di quello che ho imparato parlando ogni giorno con persone gay di tutte le età.
Ovviamente l’unico modo certo di evitare ogni possibile rischio di contagio di malattie sessualmente trasmissibili è la completa astinenza, ma questo vorrebbe dire eliminare del tutto la sessualità dal proprio orizzonte. Tra questo estremo e l’altro, ossia una sessualità assolutamente libera e oggettivamente rischiosa ci sono mille gradazioni di rischio e posso dire che parlando coi ragazzi ho riscontrato una pluralità irriducibile di atteggiamenti. C’è chi pensa alla monogamia assoluta come forma di prevenzione, ma anche qui tutto è affidato alla serietà del partner. Mi chiedo quale sia la ragione di fondo della monogamia, perché la monogamia ha veramente senso quando due ragazzi condividono un affetto profondo ed “esclusivo”, se la monogamia è vista essenzialmente come una forma di prevenzione, è di fatto una scelta di coppia “forzata”. Vorrei dire che più che alla “fedeltà” bisognerebbe pensare al “senso di responsabilità”. Un ragazzo mi scrisse che in un incontro che sarebbe finito a letto, come accadeva sempre in situazioni simili, il partner gli aveva detto: “oggi no, perché è meglio che faccio prima il test” in pratica aveva detto al partner che aveva fatto sesso con un altro, ma “non aveva messo a rischio la salute del suo partner”. Tanti, purtroppo, per non fare la figura del fedifrago mettono a rischio pesantemente la salute del partner, perché nelle coppie rigidamente monogame o presunte tali, l’uso del preservativo di fatto non esiste. Ho visto ragazzi che consideravano il fare sesso come una specie di bravata, una volta un ragazzo molto giovane mi raccontò delle cose mirabolanti che combinava con uomini molto più grandi di lui e “senza nessuna protezione”, la bravata era proprio questa! Ho provato a fargli capire che i rischi delle malattie sono molto concreti, ma mi ha detto che io volevo fare solo prediche moralistiche. Io ho insistito sul rischio oggettivo, ma mi ha risposto con atteggiamento trionfalistico “Chi non risica non rosica!” e ha chiuso la chat! Ho visto un ragazzo con comportamenti di questo genere che è diventato positivo a 23 anni, per incoscienza e probabilmente per disinformazione. Una volta un ragazzo andò con uno, conosciuto nel web, che giurava e spergiurava di essere negativo, ma nella stessa serata quel ragazzo venne a sapere che il suo partner, pescato in internet, era positivo, il ragazzo mi chiamò e lo mandai subito in un centro anti aids per fare immediatamente la terapia delle 24 ore. Poi proseguì la terapia antiretrovirale per diverso tempo, con un’angoscia di fondo che è anche difficile immaginare. Al test finale risultò negativo. Un altro ragazzo aveva subito violenza e non lo aveva detto a nessuno e poi aveva saputo che quello che gli aveva usato violenza era positivo. La consapevolezza di poter essere positivo portò quel ragazzo verso una profonda depressione. Ricordo la storia perché uno dei ragazzi di Progetto fece di tutto per convincere quel ragazzo a fare il test, riuscì a farglielo fare e il test uscì negativo e fu una vera e propria rinascita. Personalmente ho vissuto questa storia con una profonda partecipazione e quando si è risolta bene è come se avessi scaricato un peso dal cuore. Francamente penso che una fortissima riduzione del rischio si otterrebbe se nei rapporti penetrativi (che , nonostante le leggende metropolitane in proposito, non sono la cosa più gettonata dai gay) si usasse sempre e correttamente il preservativo, questa regola di prudenza è una regola aurea e ridurrebbe in modo drastico la diffusione dell’HIV e di molte altre malattie sessualmente trasmesse, ma purtroppo l’uso del preservativo è spesso evitato, perché farebbe perdere la sensibilità durante il rapporto, o perché chiedere di usarlo comporterebbe l’essere considerati paurosi o ragazzini dall’altro partner. Molti ragazzi poi accettano il rischio, anche con persone probabilmente a rischio perché promiscue, proprio come alla roulette russa, cioè come una “sfida” una dimostrazione di “coraggio”, e purtroppo questi atteggiamenti tendono a diffondersi. Per il momento mi fermo qui.
Ovviamente l’unico modo certo di evitare ogni possibile rischio di contagio di malattie sessualmente trasmissibili è la completa astinenza, ma questo vorrebbe dire eliminare del tutto la sessualità dal proprio orizzonte. Tra questo estremo e l’altro, ossia una sessualità assolutamente libera e oggettivamente rischiosa ci sono mille gradazioni di rischio e posso dire che parlando coi ragazzi ho riscontrato una pluralità irriducibile di atteggiamenti. C’è chi pensa alla monogamia assoluta come forma di prevenzione, ma anche qui tutto è affidato alla serietà del partner. Mi chiedo quale sia la ragione di fondo della monogamia, perché la monogamia ha veramente senso quando due ragazzi condividono un affetto profondo ed “esclusivo”, se la monogamia è vista essenzialmente come una forma di prevenzione, è di fatto una scelta di coppia “forzata”. Vorrei dire che più che alla “fedeltà” bisognerebbe pensare al “senso di responsabilità”. Un ragazzo mi scrisse che in un incontro che sarebbe finito a letto, come accadeva sempre in situazioni simili, il partner gli aveva detto: “oggi no, perché è meglio che faccio prima il test” in pratica aveva detto al partner che aveva fatto sesso con un altro, ma “non aveva messo a rischio la salute del suo partner”. Tanti, purtroppo, per non fare la figura del fedifrago mettono a rischio pesantemente la salute del partner, perché nelle coppie rigidamente monogame o presunte tali, l’uso del preservativo di fatto non esiste. Ho visto ragazzi che consideravano il fare sesso come una specie di bravata, una volta un ragazzo molto giovane mi raccontò delle cose mirabolanti che combinava con uomini molto più grandi di lui e “senza nessuna protezione”, la bravata era proprio questa! Ho provato a fargli capire che i rischi delle malattie sono molto concreti, ma mi ha detto che io volevo fare solo prediche moralistiche. Io ho insistito sul rischio oggettivo, ma mi ha risposto con atteggiamento trionfalistico “Chi non risica non rosica!” e ha chiuso la chat! Ho visto un ragazzo con comportamenti di questo genere che è diventato positivo a 23 anni, per incoscienza e probabilmente per disinformazione. Una volta un ragazzo andò con uno, conosciuto nel web, che giurava e spergiurava di essere negativo, ma nella stessa serata quel ragazzo venne a sapere che il suo partner, pescato in internet, era positivo, il ragazzo mi chiamò e lo mandai subito in un centro anti aids per fare immediatamente la terapia delle 24 ore. Poi proseguì la terapia antiretrovirale per diverso tempo, con un’angoscia di fondo che è anche difficile immaginare. Al test finale risultò negativo. Un altro ragazzo aveva subito violenza e non lo aveva detto a nessuno e poi aveva saputo che quello che gli aveva usato violenza era positivo. La consapevolezza di poter essere positivo portò quel ragazzo verso una profonda depressione. Ricordo la storia perché uno dei ragazzi di Progetto fece di tutto per convincere quel ragazzo a fare il test, riuscì a farglielo fare e il test uscì negativo e fu una vera e propria rinascita. Personalmente ho vissuto questa storia con una profonda partecipazione e quando si è risolta bene è come se avessi scaricato un peso dal cuore. Francamente penso che una fortissima riduzione del rischio si otterrebbe se nei rapporti penetrativi (che , nonostante le leggende metropolitane in proposito, non sono la cosa più gettonata dai gay) si usasse sempre e correttamente il preservativo, questa regola di prudenza è una regola aurea e ridurrebbe in modo drastico la diffusione dell’HIV e di molte altre malattie sessualmente trasmesse, ma purtroppo l’uso del preservativo è spesso evitato, perché farebbe perdere la sensibilità durante il rapporto, o perché chiedere di usarlo comporterebbe l’essere considerati paurosi o ragazzini dall’altro partner. Molti ragazzi poi accettano il rischio, anche con persone probabilmente a rischio perché promiscue, proprio come alla roulette russa, cioè come una “sfida” una dimostrazione di “coraggio”, e purtroppo questi atteggiamenti tendono a diffondersi. Per il momento mi fermo qui.
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