Voglio imparare ad accettarmi

Presentazioni dei nuovi utenti - benvenuto ai nuovi utenti
Rispondi
Machilosa
Messaggi: 385
Iscritto il: giovedì 7 luglio 2011, 22:56

Re: Voglio imparare ad accettarmi

Messaggio da Machilosa » lunedì 22 ottobre 2012, 19:02

Ti ringrazio dell'abbraccio e contraccambio!
Il confronto serio e l'informazione sono stati la mia cura!
La paura deriva dall'ignoranza e non c'è modo migliore di sconfiggerla, che non quello di istruirsi!
Internet offre opportunità meravigliose; in più ho avuto la fortuna di ritrovarmi in un ambiente dove la cosiddetta "comunità gay" è molto attiva.

Comunque non è vero che non ho mai seguito i tuoi consigli, anzi, mi sono stati preziosissimi! Per esempio, ho lasciato la mia ragazza non appena rientrato in Italia, non ho spedito lettere di CO a destra e a manca, ma ho iniziato molto lentamente, parlando ad una ad una con le persone a me più vicine. Anche il CO familiare è giunto dopo mesi di elucubrazioni e di "Gay-project-terapia", dopo aver letto e straletto un sacco in tema di omosessualità!
Ti sono estremamente grato per tutte le volte che hai speso tempo a rispondermi con commenti dettagliati ed illuminanti, lo sai! Grazie ancora!

ema88
Messaggi: 42
Iscritto il: lunedì 1 ottobre 2012, 1:05

Re: Voglio imparare ad accettarmi

Messaggio da ema88 » lunedì 29 ottobre 2012, 15:20

Finalmente ho completato la lettura di questa saga del Nibelungo :D
Mamma mia che storia, Machilosa ...forse ho anche capito l'origine del nick.

Il fatto dell'allergia al fieno mi ha steso :lol:

A parte gli scherzi, la lettura di tutta la vicenda mi ha prima di tutto fatto capire che posto speciale è questo o meglio che persone speciali lo tengono in vita.
Alyosha in particolare ti ha seguito con tanta premura. E' vero che i vostri percorsi avevano diversi punti in comune, però un'assistenza del genere non si vede tutti i giorni. Così è stupendo, si condividono davvero le esperienze, i vissuti di ognuno e di conseguenza i consigli sono concreti e veramente in grado di aiutare, come è stato nel tuo caso.

Rispetto all'accettazione hai fatto passi da gigante, si vede da come scrivi ora quanto sei maturato. Il tutto in un tempo tutto sommato brevissimo.
Probabilmente scoprire la tua natura in un secondo momento, ti ha posto il problema dell'accettazione in primissimo piano. Ovviamente il fidanzamento con la tua amica ha precipitato le cose, perché dovevi trovare una risposta non solo per te, ma anche per lei. D'altronde il vostro rapporto, come hai detto, più simile ad una bellissima ed intensa amicizia era la prova del nove che non potevi sbagliarti. L'accettazione era resa anche più difficile da questa situazione, perché comportava la fine del suo sogno con te e quindi lei avrebbe sofferto, tuttavia secondo me tali circostanze hanno accelerato la tua maturazione.

Io per esempio conosco da sempre il mio orientamento, ne sono sempre stato più o meno certo, anche se solo in astratto perché non ho mai avuto nessuna esperienza sentimentale. Perciò la questione dell'accettazione l'ho sempre data un po' per scontata, al punto da opporre alle discriminazioni esterne una sorta di fiero orgoglio. Fare a braccio di ferro con l'ignoranza è stata la mia reazione all'omofobia.
Non l'ho mai visto come un'handicap!

Sta di fatto che non potremo mai avere un figlio con la persona che amiamo, è vero purtroppo. Condivido con te che è un grande sacrificio per chi vede nel figlio la piena realizzazione del proprio amore. Non potrebbe essere altrimenti, siamo cresciuti con i nostri genitori, è normale aspettarsi lo stesso dal nostro futuro.
Quel velo di tristezza che ti ha colto stando con tuo padre nell'orto, il fatto che non potrà succedere anche a te di parlare del più e del meno con tuo figlio, è una cosa comprensibilissima.
Capita anche a me di pensarci talvolta.
Vedere te stesso e la persona che ami riflessi in tuo figlio purtroppo ci è precluso. Per questo ipotizzo che in qualche modo l'amore verso lo stesso sesso deve essere diverso da quello etero. Forse più intenso, per compensare il non poter procreare. Il tuo partner diventa davvero tutto per te!
Questo mi porta a pensare che gli affetti normalmente distinti, quello verso il partner e quello verso i figli, si debbano in qualche modo sommare e indirizzarsi insieme sulla persona che si ama.
E', in qualche modo, come un adottarsi a vicenda, diventare sul serio una cosa sola, dar vita ad un sentimento talmente bello da far male!

Non avendo avuto ancora nessuna esperienza è indubbio che parlo in astratto, ma questo astratto lo sento così forte...

Alyosha
Utenti Storici
Messaggi: 2475
Iscritto il: mercoledì 20 ottobre 2010, 0:41

Re: Voglio imparare ad accettarmi

Messaggio da Alyosha » lunedì 29 ottobre 2012, 18:37

Wow...non mi ero reso conto in effetti, che dire grazie a te per le belle parole che hai speso. E' sempre stato cruciale per me provare a comunicare le mie esperienze, un modo utile per rimettermi in discussione io stesso. Però ci sono innegabilmente doti tue che non sono affatto dipese da me. Questa capacità di costruire ponti per esempio, tenere insieme cose, l'ho sempre apprezzata tanto. Infondo hai saputo restare qua pur sperimentando altro. Io per esempio sono molto più lento di te in certe cose :)....
Quanto hai figli, una cosa da figlio, che impavidamente sta provando a staccarsi dall'abbraccio mortale dei genitori, vorrei dirla. Questa storia del figlio come piena realizzazione è foriera di tanti brutti danni. L'idea che il genitore o peggio la coppia si realizzi nel figlio, primo è alla base della convinzione che famiglia sia solo ciò che è funzionale alla procreazione, secondo, cosa ben peggiore, lega il futuro dei figli ai desideri dei genitori. C'è molta utopia in questa visione, i figli sono doni temporanei e presto di allontaneranno da noi, si spende tempo per educarli, ma la propria vita deve imparare a fare a meno di loro...Forse mi sento ancora troppo figlio per desiderare di essere padre o forse penso che padre lo si possa essere in mille modi diversi. Più egoisticamente mi preoccpua l'idea di affrontare la vecchia in solitudine, perché insomma realisticamente non riesco ancora ad immaginarmi accanto ad una persona tutta la vita e perché se anche fosse, la persona che mi sta accanto, se è ancora viva, sarebbe vecchia come me. Mi fa paura l'idea di morire e non lasciare nulla di me. Ancora ho 30 anni e si nota poco, ma si fa forte in me l'idea, insomma se non lascio niente a nulla, che sensos ha costruire... Però poi mi chiedo se anche fossi etero, quanto sarebbe giusto caricare un figlio che già non sceglie di nascere di tutta questa responssabilità e in queste circostanze penso che infondo è un privilegio quello di non poter legare le persona a legami biologici, ma solo affettivi.

Avatar utente
Telemaco
Amministratore
Messaggi: 682
Iscritto il: sabato 26 giugno 2010, 23:05

Re: Voglio imparare ad accettarmi

Messaggio da Telemaco » lunedì 29 ottobre 2012, 20:36

Alyosha ha scritto:e in queste circostanze penso che infondo è un privilegio quello di non poter legare le persona a legami biologici, ma solo affettivi.
E' una frase molto bella, secondo me.
# Non basta un giorno di freddo per gelare un fiume profondo.
(Gǔlǎo de zhōngguó yànyǔ)

Avatar utente
Yoseph
Membro dello Staff
Messaggi: 369
Iscritto il: giovedì 23 agosto 2012, 22:49

Re: Voglio imparare ad accettarmi

Messaggio da Yoseph » martedì 30 ottobre 2012, 0:42

Approfitto del tuo intervento Alyosha per riflettere su due domande cui non riesco a dare una risposta:
-Perché sentiamo il bisogno di lasciare qualcosa che rimanga dopo la nostra morte?
Non sarebbe più logico costruire per noi stessi, per rendere la nostra vita migliore senza preoccuparci se qualcosa rimarrà?
-Perché abbiamo così tanta paura di questa vecchiaia di solitudine? E' così impossibile arrivare a quel punto della nostra vita con un minimo di serenità o curiosità per il mondo?

Machilosa
Messaggi: 385
Iscritto il: giovedì 7 luglio 2011, 22:56

Re: Voglio imparare ad accettarmi

Messaggio da Machilosa » giovedì 1 novembre 2012, 3:10

Caro Ema88, complimenti per la pazienza! Questo angolo è stato il mio diario per lungo tempo!! Un diario parlante, oltretutto (molto meglio della versione cartacea, placida e muta).
Che poi, sono sempre più convinto di diventare padre un giorno; l'idea della maternità surrogata non mi piace affatto, perchè mi sembra l'apoteosi dell'egoismo; piuttosto, mi sembra socialmente utile adottare un figlio. Chissà se in Italia ci arriveremo, entro 15-20 anni? Per non sbagliare, subito dopo la laurea prendo la valigia e saluto l'Italia con la manina (e non solo per il mio futuro da gay, ma principalmente per il mio futuro da veterinario!).
schemi&schede ha scritto:Perché sentiamo il bisogno di lasciare qualcosa che rimanga dopo la nostra morte?
Non sarebbe più logico costruire per noi stessi, per rendere la nostra vita migliore senza preoccuparci se qualcosa rimarrà?
-Perché abbiamo così tanta paura di questa vecchiaia di solitudine? E' così impossibile arrivare a quel punto della nostra vita con un minimo di serenità o curiosità per il mondo?
Belle domande; alla prima risponderei dicendo che è il nostro istinto; geni ed ormoni urlano affinchè noi lasciamo quanti più spermini possibili in giro... (ma mi verrebbe da dire: "Mi pigli per il culo? Ma allora perchè vuoi farmi correre dietro ai maschietti??").
La paura della vecchiaia, per me, è anche tanta paura di non essere autosufficiente, di non poter contare sull'aiuto di nessuno. Però anche l'idea di rimanere solo, seppure autosufficiente, mi deprime moltissimo; a chi può interessare un vecchio, se non alla sua discendenza? Però la discendenza può avere un senso molto più lato; per esempio, possono anche essere i figli e nipoti del tuo grande amico d'infanzia, nella famiglia di cui tu sei sempre stato un elemento gradito e a tratti anche importante. A differenza di un etero, che bene o male precipita sulle spalle dei suoi discendenti anche se questi ne farebbero volentieri a meno, un gay (ma anche un etero senza figli) deve impegnarsi molto di più a creare legami forti con le persone che lo circondano (anche senza che questi siano legami di coppia), se vuole assicurarsi che un giorno qualcuno abbia ancora interesse in lui.

Alyosha
Utenti Storici
Messaggi: 2475
Iscritto il: mercoledì 20 ottobre 2010, 0:41

Re: Voglio imparare ad accettarmi

Messaggio da Alyosha » giovedì 1 novembre 2012, 10:01

Schemi&schede è quello che sto cercando di fare, vivere la vita per me soltanto, entrando in nuna sorta di dimensione autosufficiente. Perciò alla domanda ti risponde penso proprio di si. Per esempio adesso la solitudine non mi spaventa per nulla, passo intere giornate da solo, perché in effetti non sono solo. Non nel senso che vedo i fantasmi, ma nel sensso che sono molto più a contatto con me stesso adesso e più sereno nelle relazioni con gli altri. L'idea di lasciare qualcosa per me è importante, è proprio nella genetica. Lasciare delle idee, dei pensieri, dei ricordi, degi affetti, non so quante di queste cose non si possano fare solo perché non si avranno figli, nel senso che non se il legame biologico è sufficiente. Certo è che organizzerò la mia vita in funzione di questo. Altre volte vedo i m ille stress cui sono sottoposti alcuni miei coetanei sposati e con figli e li mi viene da pensare "che fortuna!" :lol:. Però insomma questa è la situazione. Il punto è che se non rimane niente dopo di noi, non vale la pena fare niente o fare tutto... alcuni lo chiamano nichilismo, per personalmente penso che sia un bisogno innato quello di progettualizzare, pensare al futuro, perché questo è capace di orientare il presente in modo sano e saggio. Senza un'idea di futuro il presente non ha senso. Ho sempre pensato che fosse questa la ragione per cui continuiamo in questa proiezione infinita una vita nell'al di là. Ma chi non crede nell'al di là e non ha figli, un'orizzonte ultraterreno deve pur darselo, altrimenti la sua vita perde di senso. Mi chiedo tante volta quale possa esssere e cosa possa significare davvero avere figli e se ci siano modi alternativi di averne (non mi riferisco a figli in senso biologico ovviamente).

http://www.youtube.com/watch?v=MAIh1UOsNls

Non posso che pensare a questa :).

Avatar utente
Yoseph
Membro dello Staff
Messaggi: 369
Iscritto il: giovedì 23 agosto 2012, 22:49

Re: Voglio imparare ad accettarmi

Messaggio da Yoseph » venerdì 2 novembre 2012, 4:00

Per adesso infatti anch'io riesco a vedere un lato positivo nel fatto che non ho l'incombenza di dovermi sposare e mettere sù famiglia, vedo il tempo a mia disposizione come qualcosa di prezioso per soddisfare curiosità, ambizioni, sogni. E' vero, progettare è molto importante, ecco perché mi mette paura la vecchiaia, perché quando non avrà più senso fare progetti perché mi mancheranno le forze e non sarò più autonomo forse l'unica cosa di cui sentirò il bisogno sarà l'affetto e il calore umano e chi sa se ci sarà qualcuno a darmelo!
Per quanto riguarda i figli forse se non stessimo in Italia il problema non ce lo porremmo neppure: nei principali paesi europei single e coppie gay possono adottare. C'é chi dice che volere un figlio a tutti i costi sia un atto d'egoismo, io nel mio caso non lo riterrei tale, lo sento più come un bisogno istintivo. Visto però che non ci sono possibilità di diventare genitore penso al fatto che un figlio ovviamente non è una garanzia di felicità e che questa dovrà essere perseguita da parte mia con altri mezzi e ambizioni.

Rispondi