Caro NickElf,
ti ringrazio anzitutto per le belle parole e per l’attenzione che hai speso nei miei confronti.
Ho, a mia volta, letto la tua presentazione che ho trovato estremamente interessante, completa ed esaustiva, ma nello stesso tempo esposta con grande semplicità e spontaneità. Ho riscontrato davvero molti punti in comune nel nostro vissuto. Forse ancora di più di quelli che hai potuto rilevare tu nel leggere la mia.
Non saprei dire se ammettere a me stesso la mia omosessualità sia stata la parte più difficile. Fintanto che ciò non è avvenuto ero come anestetizzato, incapace di qualunque azione, se non quella di negare quella parte di me, non volendo vedere e dare un nome a ciò che succedeva dentro di me. Ma nello stesso tempo essendone stato sempre consapevole. Sin dall’inizio, infatti, ancora molto giovane, mi disperavo perché vedevo davanti a me un destino di solitudine. L’opzione di seguire la mia vera natura non era percorribile. Quella “cosa” non poteva farsi assolutamente. E quella di seguire la “classica via” dell’eterosessualità neppure, dal momento che non provavo attrazione verso l’altro sesso.
Nella mia vita ha sempre avuto un grande peso la componente religiosa dalla quale è stata profondamente condizionata la storia della mia famiglia e, di conseguenza, la mia. Fino a che punto abbia avuto peso questa componente l’ho capito soltanto di recente, grazie al percorso che sto seguendo.
Speravo, ai tempi, che affidandomi alla preghiera il mio problema si risolvesse e potessi diventare normale avendo una vita normale, con una ragazza al mio fianco etc..
Sono rimasto credente. Non ho voluto abbandonare la mia fede e non intendo farlo, almeno per il momento. Ma da un po’ di anni sto vivendo la mia religiosità molto più “ai margini”. Avevo bisogno di staccarmi per essere più libero anche sotto questo profilo e poter capire (fra le tante altre cose!) se vi è un modo per poter vivere serenamente anche questo aspetto e conciliarlo con la scelta, per me ormai assoluta e definitiva, di vivere appieno la mia vita da omosessuale.
Verso i vent’anni ho preso una cotta per una ragazza, più che altro a livello affettivo / sentimentale, perché a livello fisico non provavo una vera attrazione, o comunque nulla di nemmeno lontanamente paragonabile, come completezza e intensità, a ciò che provavo e provo verso i maschi. Non se ne è fatto nulla perché non ero corrisposto.
In quel periodo si era fatto anche sentire fortemente in me l’istinto alla paternità. Immaginavo una bella famiglia con dei figli.
Ma invece le mie tendenze e inclinazioni non cambiavano di una virgola ed anzi si imponevano sempre più.
La parte più difficile è forse iniziata con l’avviarsi del processo di legittimazione.
Il mio (ma so che è così per tanti) è stato un cammino fatto di dilanianti lotte interiori, paure, dubbi. Molteplici ed autentiche montagne di dolore e sofferenza riversate su di me per decenni.
Anche per me il peggio è ormai passato, seppure non sia ancora tutto risolto. Anche io sto progressivamente sempre meglio. E un notevole miglioramento del mio stato d’animo l’ho potuto constatare da quando mi sono iscritto a questo forum. Questo è stato forse il primo vero grande sospiro di sollievo. Trovare finalmente alcune delle tante conferme che il mio animo attendeva per iniziare a placarsi.
Credo che essenzialmente, arrivato a questo punto, il vero passo fondamentale che mi manca da compiere è quello di sperimentare nella realtà tutto ciò che finora si è sempre e soltanto svolto nella mia mente. Passando attraverso le amicizie (queste grandi assenti!) con persone che sono come me, come suggerisce chi sicuramente ha già maturato queste esperienze.
Dici bene, ciascuno di noi ha la sua storia, i suoi tempi, le sue vicissitudini, nel bene e nel male, che ci hanno plasmati e resi ciò che si è. Forse solo ora capisco quanto è importante avere delle amicizie di questo tipo. Ma c’è pure da dire che prima non era possibile perché era tutto bloccato, dentro di me. È diventato possibile solo ora, dopo che molta strada è stata fatta.
Per quanto riguarda poi il tema del vivere pienamente la propria vita e del tempo che passa, hai assolutamente ragione e hai centrato proprio uno dei punti che è stato maggiormente motivo di sofferenza, e direi di disperazione, per me: l’essere consapevole di quanta vita non vissuta mi sono lasciato alle spalle è un pensiero che non mi ha dato tregua. E la responsabilità di questo è pur sempre in gran parte mia che ho consentito che tutto ciò accadesse senza avere la forza di reagire.
Tu dici: “io predico bene ma razzolo male”. Cerca di invertire la rotta il prima possibile o quantomeno di ritagliarti sempre più spazi per te stesso (certo, compatibilmente con tutto il resto) ed avere per te quella cura di cui parlavi. E troppo importante. Noi abbiamo comunque una responsabilità: quella di salvare la nostra vita vivendola al meglio. E, a questo punto, un po’ ce lo meriteremmo anche, aggiungo io.
Sono approdato davvero in un bel posto! Il calore umano l’ho percepito fin dall’inizio e devo dire che qui mi sento molto a mio agio. Soprattutto per poter finalmente condividere se non altro i miei pensieri e confrontarmi con persone capaci di comprendere perché hanno vissuto un’esperienza vicina alla mia. Spero anch’io di poter costruire molte amicizie e ti ringrazio per questo bell’augurio.
Anche a me non piace parlare di “principe azzurro”. Il principe azzurro è quello delle favole. La vita è tutt’altro. E’ vero, io cerco un compagno o un fidanzato. Ma principalmente cerco un uomo da amare. E sono consapevole che questo è un impegno serio che comporta anche sacrificio, dedizione, devozione, reciproco rispetto e sostegno, l’affrontare insieme i momenti belli come anche le difficoltà.
Quando tu hai trattato questo argomento mi è sembrato quasi di percepire, nel tuo modo di esprimerti, una sorta di velata rassegnazione. Mi correggerai se sbaglio. Io penso che non deve essere questo lo spirito. Partire dandosi già per sconfitti. Assolutamente no! Certo potrebbe anche darsi il caso di non trovare l’anima gemella nella vita. Ci sono stati tempi in cui anche io ho pensato che mi sarebbe toccato questo. Ma poi ho capito che l’amore è qualcosa che non ha frontiere e non ha limiti né di età né di alcun altro tipo. Siamo noi a mettere dei limiti.
Non è facile arrivare ad una relazione, specialmente per persone con una storia come la nostra. Mi rendo conto (ed anzi lo vivo in prima persona) che ci sono stati, e in parte ci sono ancora, un sacco di ostacoli da superare. E quelli più grandi sono quelli dentro noi stessi. Ci vuole enorme coraggio. Tutto ciò che viene naturale e spontaneo in una coppia etero è come se per noi fosse, in un certo senso, una fatica titanica da compiere. Almeno finchè non si riesce a lasciarsi tutto alle spalle. La qual cosa avviene con gradualità ed a costo di non pochi travagli. Questo è quel che posso dire in base al mio vissuto.
L’unico quarantenne… Eh sì, ho lungamente pensato di esserlo! Con il passare del tempo provi un dolore così grande in una situazione così prolungata di solitudine che ti sembra di essere travolto da una sciagura che è inimmaginabile possa capitare a chiunque altro. E invece, grazie a Gay Project e per merito di questo bene enorme che è la condivisione, ho scoperto che così non è.
Mi auguro che avremo modo di dialogare ancora su questo forum. E sono sicuro che ve ne sarà ampia possibilità. Sto frequentando anche la chat, che mi pare una ulteriore buona occasione per avere scambi fra persone che hanno molto in comune.
Buon tutto e a presto!