AMORE GAY LIBERO E CONVIVENZA

Coppie gay, difficoltà, prospettive, significato della vita di coppia dei gay
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progettogayforum
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AMORE GAY LIBERO E CONVIVENZA

Messaggio da progettogayforum » lunedì 17 maggio 2021, 16:27

Caro Project,
ho 34 anni e per la prima volta mi sono innamorato di un ragazzo. Sono stato con diversi ragazzi, ho fatto sesso con loro ma non ne ero realmente innamorato, ma da poco più di un anno mi sono innamorato ed è proprio una cosa diversa. Prima pensavo a che cosa potevo avere io da quei ragazzi, adesso penso a che cosa posso fare io per il ragazzo che amo, non cerco un contraccambio da lui anche perché quel contraccambio c’è, e pure sovrabbondante, senza che io lo chieda, almeno per il momento, comunque sono proprio felice che esista uno come lui. Non è un santo, ha i suoi difetti, qualche volta mi tratta in modo brusco ma con amore, almeno io penso che sia così. Non fa calcoli sui sentimenti, non è ipocrita, me lo sono trovato vicino ogni volta che ne ho avuto bisogno, mi ha preso sul serio fin da subito, tre cose di lui mi hanno conquistato, l’intelligenza, il rispetto degli altri e l’immediatezza.

È un ragazzo bello, ma non è quella la nota che lo caratterizza, di belli ce ne sono tanti. Ha avuto una vita difficile e ha una capacità singolare di penetrare l’animo umano, di leggere nei sentimenti del suo interlocutore. Non giudica, non condanna, ha bisogno di capire, è capace di amare in un modo adulto che per me vuol dire non possessivo, mi ha sempre lasciato completamente libero, non mi ha forzato in nessun modo, nemmeno minimo. Non cerca di mettere in pratica un codice di comportamento imparato dalla pornografia, ma presta attenzione al suo ragazzo, o meglio al ragazzo con cui sta in quel momento, cerca di capirlo, di andare nella sua direzione.

Sa che sono innamorato di lui e non ha o sembra non avere paura che il mio volergli bene possa essere per lui un freno. Lui sa che è amato per quello che è e non per quello che fa o che potrebbe fare, che non ci sono condizioni di nessun genere. Sa che da lui mi aspetto solo spontaneità, senza obblighi di alcun tipo, ed è per questo che ci vogliamo bene, è una scelta nostra momento per momento. La scelta di stare insieme come coppia è sempre reversibile, quella di volerci bene e di rispettarci è assolutamente irreversibile. È un tipo di uomo che mi piace, e non parlo solo del fisico, uno come lui è un modello da seguire, eppure è una persona che ha le sue fragilità, le sue insicurezze. Non è un modello di coraggio o di forza d’animo e nemmeno di coerenza, ma è un modello di equilibrio, in lui trovo tutto quello che mi serve, o quasi: l’accondiscendenza e la capacità di fermarmi e di dirmi di no, il buon senso nelle decisioni, la pazienza ma fino a un certo punto, e soprattutto la dolcezza, l’assenza totale di aggressività, che è una cosa che io apprezzo moltissimo.

Mi ha detto che prima non era così, che scattava, che reagiva malissimo ma poi è cambiato quando abbiamo cominciato a stare insieme perché ha visto che io non mi arrabbiavo mai con lui, e poi dice che adesso non è aggressivo perché si sente pacificato dentro. Effettivamente noi non abbiamo mai litigato, non abbiamo mai alzato la voce. Lui mi ha voluto e non ho nemmeno capito perché, ha voluto proprio me, o meglio anche me, non solo me, ma a nessuno di noi due è mai venuto in mente di abbandonare l’altro, almeno questo è quello che io penso.
Tra noi vige una regola non scritta: nessuno di noi due fa domande all’altro sulla sua vita sessuale al di là del nostro rapporto, questo non significa che non parliamo delle altre relazioni, se vogliamo chiamarle così, che abbiamo o che abbiamo avuto, ne parliamo spontaneamente se ci va, ma se ci vogliamo tenere il nostro privato possiamo anche tenercelo per noi e non crollerà nulla. In realtà parliamo o meglio abbiamo parlato molto di queste cose e non ci sono state mai gelosie né da parte sua né da parte mia. Io so che lui ha avuto e forse ha anche altri ragazzi, non me lo ha mai nascosto. Gli unici problemi (e non sono problemi da poco) sorgono per la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili ma sulla sua onestà su questo punto ci metterei la mano sul fuoco. Quando ha avuto qualche dubbio me lo ha detto e non ci siamo visti finché non ha fatto il test, attualmente non parla più di altri ragazzi, non so se ci siano ancora altri ragazzi nella sua vita, ma sarei portato a pensare che non ce ne siano. Lui sa che io ho solo lui ormai da quattro anni e quindi sta tranquillo.

Non avevo mai desiderato la presenza di un ragazzo come desidero la sua, anche per il sesso, ma più che altro per quella forma di complicità senza parole che si forma soprattutto sul piano sessuale, per quel capirsi al volo, per quel conoscersi a fondo e fidarsi uno dell’altro. Quando ci incontriamo, che, in fondo è ancora adesso una giornata intera alla settimana, dedichiamo molto tempo al sesso e il minimo indispensabile a dormire e a mangiare. In genere non riusciamo a parlare in quelle situazioni, è come se ormai il sesso fosse una cosa scontata e parlare tra noi lo fosse molto meno, quando ci separiamo è il momento peggiore, ma non nel senso che ci dispiace separarci, a quello ormai ci abbiamo fatto l’abitudine, ma nel senso che non ci diamo mai l’appuntamento per la volta successiva e non perché è una cosa scontata, ma proprio perché non lo è affatto. Un appuntamento è un vincolo, un punto di riferimento, diciamo un limite alla libertà, e noi dobbiamo garantirci reciprocamente la nostra libertà, oggi stiamo insieme, ma non è scontato che staremo insieme anche il prossimo fine settimana.

Se c’è una cosa che mi manca nel contatto con lui è proprio il fatto di parlare senza paura di infrangere la regola della libertà. Se gli dicessi “ti voglio bene!” in qualche modo darei l’impressione di volerlo vincolare al fatto che gli voglio bene, pretendendo qualcosa in cambio. Mi manca la sua presenza quotidiana, il colloquio sulle banalità. Noi non ci sentiamo praticamente mai nel corso della settimana e ci vediamo solo il sabato sera. Vorrei fare con lui anche le cose banali, vorrei condividere il quotidiano, ma non mi manca per ragioni oggettive ed esterne, mi manca perché temo che provare a condividere anche il quotidiano sposti un po’ l’asse del nostro rapporto dal sesso, che al momento ne è il vero centro, alla condivisione di tutti gli aspetti della vita, e non so se lui vuole veramente una cosa simile.

Quando sto con lui mi viene spesso una riflessione, le dichiarazioni fatte a parole hanno una valenza generale, sono come dei teoremi, il sesso è una cosa fisica, concreta, è l’applicazione di alcuni di quei teoremi al caso particolare, questo vuol dire che contano più le eccezioni che le regole. Il sesso non obbedisce a regole generali, è assolutamente soggettivo, riguarda il nostro rapporto con una singola persona e in un preciso momento, non e ripetibile, non è generalizzabile, non è prevedibile. Le variabili sono così numerose e così poco conosciute che alla fine si deve rinunciare ad ogni proiezione e ad ogni previsione.

Molti considerano il sesso come un modo per capire un’altra persona, ma in realtà quando si vive veramente il sesso con un’altra persona ci si rende conto della complessità della sessualità e della sua dimensione sostanzialmente incomprensibile. Alla fin dei conti io non so nemmeno che cosa spinga me a vivere la mia sessualità insieme con lui, come posso capire che cosa spinge lui a stare con me? Con me e non con un altro, almeno in quel momento. E anche se posso dire che c’è condivisione reale e trasporto reciproco, la spontaneità è comunque frenata. Non è mai possibile capire realmente i desideri e i limiti del tuo compagno. Da qui l’incertezza, la tendenza a frenare a non correre troppo, il senso del limite, e questa potrebbe essere una delle ragioni che rende il nostro rapporto comunque stabile.

È bello quando ci incontriamo il sabato, sono momenti di entusiasmo, l’armonia sessuale c’è, ma è difficilissimo andare oltre, e poi quando ci separiamo cominciano ogni volta i giorni dell’attesa, giorni che sono di vera solitudine, in pratica lunghe pause tra due giorni di vita, giorni vuoti, in cui tornano a galla mille pensieri, giorni in cui penso che quello che vorrei è altro, che lo vorrei vedere felice di stare con me tutti i giorni, vorrei potermi svegliare e trovarlo al mio fianco, vorrei preparargli la colazione, vorrei - sembra un paradosso - perfino litigare con lui in modo forte e aggressivo e poi fare la pace, e invece c’è la paura di sbagliare, di eccedere, e allora non si dice nulla, perché c’è sempre il dubbio: lui sarebbe o no disposto a costruire un rapporto diverso, più affettivo, non dico meno sessuale, ma più affettivo?

Io avverto il distacco tra i momenti di coinvolgimento sessuale nei quali è totalmente coinvolto e quelli molto più freddi del dopo-sesso, nei quali non si scherza mai e si parla pochissimo, quasi come se si pensasse “da entrambe le parti” di avere fatto qualcosa che in fondo non si doveva fare. Ho osservato col passare dei mesi che nei rapporti sessuali ci sono stati dei cambiamenti. All’inizio i limiti erano strettissimi: niente coccole che sanno troppo di affettività, ma solo sesso e niente altro, non voleva che gli passassi le mani tra i capelli o che gli toccassi la barba, poi piano piano ha superato queste cose, adesso mi permette di accarezzarlo, ma lui con me non lo fa, se le carezze sono esplicitamente sessuali allora le accetta, ma se sono semplici gesti di affetto, devo stare attento a non insistere troppo perché la cosa potrebbe dargli fastidio.

Non è che non ci si voglia bene, ma penso che lui non sia abituato ai gesti affettuosi, che quelle cose in qualche modo lo spaventino, che le senta come qualcosa di aggressivo, di troppo libero, di non codificato, che le senta come un tentativo di creare un obbligo, un vincolo stretto, capace di togliergli o di restringere la sua libertà. I piccoli cambiamenti che ho notato nel nostro modo di fare sesso mi fanno pensare che qualcosa sta realmente cambiando, ma non ti nego, Project, che non sono affatto sicuro che si andrà avanti in questa direzione. Non sopporta che gli dica che è un bel ragazzo, ne è quasi infastidito, considera questi discorsi una parodia dei discorsi che un ragazzo usa per sedurre una ragazza. Quando parla di noi non usa mai la parola amore ma solo la parola sesso. Una cosa però mi chiedo, ma se sta veramente cercando solo sesso, perché ha scelto me, ne avrebbe trovati tantissimi meglio di me, che non gli avrebbero creato problemi di nessun genere e si sarebbero adattati facilmente al suo modo di vedere le cose. E non è nemmeno un problema di scelta esclusiva, sa benissimo di essere libero di andare anche con un altro ragazzo, ma se non lo fa, come io credo, anche se rivendica la libertà di poterlo fare, alla fine deve avere una motivazione seria.

Mi dice che io lo stimolo molto sessualmente, ma secondo me è una cosa che non sta proprio in piedi. Nel sesso sono io ad andare appresso a lui e non il contrario. Ho pensato che di me gli possa piacere proprio il fatto che non gli dico quasi mai di no, che cerco di capirlo. Quando lo vedo triste o distante ci sto proprio male e penso che lui se ne sia accorto. Quando facciamo sesso è completamente coinvolto. Non avevo mai visto ragazzi così coinvolti nel sesso. Di me in quelle situazioni si fida totalmente e sembra assolutamente e profondamente partecipativo, ma dopo il sesso sembra un’altra persona, si incupisce, diventa spiccio nei modi di fare, molto ironico, ma di un ironico amaro, non verso di me ma verso se stesso.

Io ho un dubbio di fondo, adesso le cose vanno così e io penso che il problema stia nella distanza e nel fatto che ci si vede un giorno alla settimana, la soluzione, in teoria, sarebbe cercare di cambiare lavoro e di poter vivere veramente insieme, per lui è indubbiamente più difficile che per me, allora io potrei anche cercare di cambiare lavoro e di trasferirmi nella sua città, ma dovrei vendere casa mia, per la quale devo pagare ancora parecchi anni di mutuo, e trasferirmi a casa sua, ma lui me lo ha proposto solo in modo molto vago e probabilmente poco convinto, e non so se è veramente quello che vorrebbe, ma mi chiedo se questo vivere insieme, invece di fare migliorare le cose attraverso la condivisione del quotidiano, non possa in realtà mettere in crisi quel rapporto che adesso c’è e che forse si regge proprio sul fatto che stiamo a 150 km di distanza e che siamo comunque entrambi liberi. Onestamente non so prendere una decisione, andare avanti come è successo fino ad ora è un’opzione insoddisfacente, ma l’altra opzione, cioè puntare tutto sulla convivenza temo che possa essere addirittura distruttiva. Tu che ne pensi?

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